2012
Le scuse di Zeman
“Le scuse sono come i buchi del culo, tutti quanti ne hanno una” (Sergente Red O’Neill – Platoon)
L’essere umano tende ad avere, per natura, una duplice caratteristica: quella di criticare chi gli sta sugli zebedei e di lodare chi gli sta simpatico. Il problema è quando questa ‘tendenza’ (chiamiamola così), viene snaturata e capita di cadere nell’ipocrisia, lodando chi ti sta gli sugli zebedei, e nell’invidia, criticando chi in fondo in fondo un po’ ti sta simpatico.
A me Zeman, in fondo in fondo, un po’ sta simpatico. Mi sta simpatico come può stare simpatico alla maestra l’ultimo della classe, quello che ci prova in tutti i modi a scrivere il suo nome senza orrori ortografici, ma proprio non ci riesce e alla fine scrive ‘Masssimmo’, con tre ‘s’ e due ‘m’, occupando tutto il foglio (per fare le gare a chi ce l’ha più lungo poi ci sarà tempo, figlio mio). Dicevo, Zeman mi sta simpatico, ma non posso fare a meno di criticarlo. E giuro, anzi spergiuro, che vorrei essere invidioso, ma poi mi chiedo: invidioso di cosa?
Zeman è l’allenatore del Pescara che qualche giorno fa è riuscito a centrare la promozione in Serie A e la vittoria del campionato. Bravo lui, ottimo risultato. Poi però consulto il suo palmares, e noto che di campionato di Serie B ne ha vinto pure un altro (nel ’90-’91 col Foggia) e, udite udite, è riuscito a mettersi in tasca anche un ambitissimo campionato di C2 (nell’84-’85 con il Licata).
Zeman non è un vincente, non lo è mai stato, e probabilmente non lo sarà mai, perché a 65 anni non si inizia a costruire una carriera vincente. Trapattoni alla sua età aveva già vinto più di 20 trofei nazionali ed internazionali, ma pure Jupp Heynckes, il tizio che ha perso la finale di Champions in casa alla guida del Bayern contro il Chelsea, a quell’età aveva in tasca quasi 10 trofei.
Eppure di Heynckes non ne parla nessuno. Anzi, stando a sentire i media tedeschi degli ultimi giorni, Heynckes è quasi un povero scemo perché ha perso tutto il perdibile e nemmeno lui sa come. Stando a sentire invece i giornali italiani, la maggior parte per lo meno, Zeman è un genio perché fa calcio spettacolare, prende 4 gol a partita ma ne fa 6 ed è l’emblema del calcio pulito.
Porquè? Porquè? Zeman è un allenatore giunto in Italia dalla Cecoslovacchia (allora si chiamava ancora così, abbiate pazienza) anni fa: fa calcio offensivo, e chi lo nega, ma ha vinto in proporzione più o meno quanto ha vinto il vecchio sotto casa mia al torneo di freccette della casa di riposo “Villa Arzilla”: tre trofei, belli per carità, interessanti, quello che volete, ma importanti non di certo. Per niente.
Zeman è il più grande manager di sè stesso: ha capito da tempo che, a meno che tu non sia Mourinho e vinca almeno una coppa all’anno, il miglior modo per far parlare di te è parlare degli altri o fare qualcosa per cui gli altri possano notarti. Zeman è la Belen Rodriguez del calcio ed in questo non c’è nulla di male o di offensivo, a suo modo l’allenatore boemo è un genio in effetti, perché ha trovato il modo di essere famoso senza in realtà saper fare nulla di particolare.
Però sfatiamo un mito: Zeman non è l’emblema di un bel niente. Ce l’ha col doping, ce l’ha con calciopoli, ce l’ha col calcioscommesse, come può avercela il parrocco dell’oratorio di Bellano (questo nome, non so perché, l’ho sentito e mi piaceva). Ha accusato tutti, ma non ha prove di niente. Lotta per un calcio pulito, senza sapere dove sia lo sporco. Però parla, parla molto, anche se sembra che parli poco, e fuma, fuma moltissimo, come una ciminiera, perché il calcio pulito ad alcuni piace così.
Dopo anni, forse sono giunto alla soluzione dell’enigma: Zeman ha una scusa per tutto, in particolar modo per non aver vinto niente. È il sistema che ce l’ha con lui, con gli altri allenatori no, ma con lui sì. Ha trovato il miglior modo per coprire i propri fallimenti, beato lui.
Il Sergente O’Neill forse sbagliava, tutti noi abbiamo un Bell(ano), di sicuro anche Zeman, ma in quanto a scuse il boemo dovrebbe essere più simile a un colabrodo.