2012
Chelsea, Di Matteo si racconta: “Io, uomo di famiglia e vero ‘europeo’. L’Italia…”
Di Matteo parla in maniera personale e si apre al pubblico, spiegando dove trova la sua forza: “Dalla mia famiglia, sono la mia base, le mie fondamenta come uomo. La famiglia è importante per me, sempre, non solamente da quando ho smesso di giocare, ma anche quando ero calciatore, e non solamente dopo quanto è avvenuto al WBA. Quando vado a casa ho sempre il sorriso stampato sulle labbra. Sono fortunato, ho una famiglia, la salute… Ieri abbiamo ricevuto a Cobham la visita di una ragazza di 18 anni dalla “Make a Wish Foundation” che aveva un tumore al cervello e ti viene da pensare che potrebeb succedere a tutti, a qualsiasi famiglia. Ogni giorno si sente una nuova storia e sono molto grato del fatto che i miei figli siano felici ed in salute. Sono un uomo di famiglia, ma sono prima di tutto un uomo di calcio. Questo mestiere assorbe l’80% del mio tempo, il resto è dedicato alla famiglia. Io provo a proteggere la mia famiglia il più possibile dalla mia professione, perché voglio stare con loro e godermi i miei momenti da padre. Con le mie figlie è più facile, loro non seguono il calcio, mentre mio figlio è un po’ più interessato. Verranno con me a Monaco ed è fantastico, sono molto felice che abbiano deciso di venire, ma voglio che siano fieri di me non per la finale di sabato, ma perché vedono in me e nella loro madre dei genitori esempio. È un lavoro difficile fare il genitore, per via di tutti i social network ai quali i ragazzi di oggi hanno accesso e tutte le informazioni che circolano in maniera molto rapida; dobbiamo essere severi. Spero sempre di poter dare loro il massimo, una buona educazione e l’amore di cui hanno tanto bisogno e che condividiamo con loro ogni giorno, oltre ai valori fondamentali della famiglia, ossia il rispetto l’uno per l’altro, l’onestà, l’etica del lavoro ed il riguardo verso il prossimo”.
Di Matteo, 41 anni, rappresenta l’Italia nella Premier League assieme a Roberto Mancini, ma è un ‘uomo di mondo’. I suoi figli, infatti, sono nati in Inghilterra, mentre lui è cresciuto in Svizzera, dando origine ad un ‘melting pot’ notevole sotto il “tetto” dell’ex Lazio: “Chi tifiamo quando si tratta delle nazionali? Loro tifano sempre chi vince (ride, ndr). Hanno sempre la maglia dell’Inghilterra e dell’Italia, si sentono per metà inglesi e per metà italiani. Quando vorranno loro, sapranno decidere, io non intendo forzare niente. Parlo italiano con i miei figli, la mia moglie è inglese di Londra, per metà irlandese, e parla con loro in inglese la maggior parte del tempo”. Le diverse culture alle quali Di Matteo è stato esposto lo hanno reso anche poliglotta, una qualità molto importante per uno che vuole lanciarsi al top del calcio europeo: “Parlo tedesco, italiano ed inglese. Nel mio cuore, la mia casa è l’Italia, anche se sono cresciuto in Svizzera ed anche questo paese resta nel mio cuore. Ora sono in Inghilterra da 16 anni, sono stato trascinato in questa cultura e mi sento un vero “europeo”. La mia personalità deriva da tutte le diverse culture alle quali sono stato esposto in questi svariati paesi. Mio padre ha dovuto lasciare l’Italia ed emigrare in Svizzera per motivi di lavoro, era un impiegato in un’industria di acciaio, mentre mia madre faceva l’inserviente in alcuni uffici. Ho avuto una buona infanzia, non mi è mai mancato nulla da parte della mia famiglia, eravamo molto legati. Sono cresciuto nella cittadina elvetica di Schaffhausen, niente di straordinario. Ho ottenuto anche un titolo di studio in business administration, e credo che avrei lavorato in banca se non avessi fatto il calciatore. La cittadina era sempre tranquilla, non c’erano particolari distrazioni, e forse questo era il suo bello. Giocavo a calcio e basta. In televisione seguivo il calcio svizzero ma, a volte, facevano vedere anche alcune immagini della Serie A. Seguivo la Juventus, a quei tempi in bianconero c’erano Michel Platini e ‘Zibi’ Boniek”.
I primi passi nel calcio italiano, Di Matteo li muove nella Lazio, e l’ex centrocampista ripercorre questo periodo: “Ero molto giovane quando sono approdato alla Lazio e c’era già Gascoigne, stella del calcio europeo. Era un bel personaggio, una persona singolare, scherzava sempre e dovevi stare attento. Era un calciatore di grandissimo talento. Mi sarebbe piaciuto vedere più giocatori inglesi all’estero, è un’esperienza da fare, anche per provare uno stile di calcio diverso. In Italia ci sono tanti allenamenti dedicati alla tattica, si lavora molto sotto questo aspetto in settimana. Imparare una nuova cultura ed una nuova lingua ti rende più ricco come persona e come giocatore”.
Di Matteo prosegue poi in merito al suo trasferimento al Chelsea: “La cosa bella di Londra è che la gente ti lascia avere la tua privacy e questo è forse l’aspetto che mi sono goduto di più venendo dall’Italia. Ho avuto nuovamente una vita privata. A Roma sei esposto 24/7 e se vuoi andare a mangiare fuori, vieni sempre fermato dai tifosi che ti ricordano di dare il massimo i campo. Se capitava di vincere il derby di Roma, allora tutti erano felici, se invece lo perdevamo, allora non uscivo di casa per un paio di giorni. Qui allo Stamford Bridge ho un legame speciale con i tifosi, è stato così sin dal primo giorno. Mi hanno fatto sentire subito a casa e mi hanno dato tanto, io ora non posso che ripagare loro con le mie prestazioni. I tifosi in Inghilterra sono molto leali ed apprezzano qualsiasi esito purché tu dia sempre il massimo in campo”.
Ripercorrendo invece i primi passi da allenatore: “Ho ottenuto la mia licenza qui in Inghilterra, con la FA. Mi hanno sempre supportato con grande sostegno. Sono stato bene nella mia prima esperienza all’MK Dons, ho imparato moltissimo del Regno Unito geograficamente. Andavamo da Carlisle a Yeovil, fino a Hartlepool e Oldham, a volte anche in alberghi così così. I budget della League One sono molto esigui, ma è stata comunque una bella esperienza ed avevo un presidente fantastico, Pete Winlkeman, ed i giocatori anche mi hanno sempre seguito”.
Sul recupero dei senatori del gruppo, i quali erano stati messi ai margini della squadra da André Villas-Boas: “Ashley (Cole, ndr) è stato fantastico da quando sono venuto io in carica, ha giocato a livelli altissimi, quasi pari a quelli dell’Arsenal. È il primo ad arrivare al campo di allenamento e l’ultimo a lasciare le strutture. È un professionista fantastico e non c’è molto da lavorare con lui, sa benissimo cosa fare e quando. Mi sono trovato molto bene con lui, abbiamo un buon rapporto. Frank (Lampard, ndr) aveva tanta voglia di dimostrare di essere ancora un top player, lui ha tutto: ambizione, talento, qualità. Si dice sempre che sono i grandi giocatori a decidere le grandi partite, lui ha brillato in quelle partite. Tutti hanno resto al meglio per la loro fame di vincere, il loro orgoglio e la loro ambizione, come ad esempio Drogba. Petr (Cech, ndr) ha salvato la porta più volte quest’anno e spesso non gli viene riconosciuto il credito che merita. La gente si focalizza più sul gol ed il marcatore, mentre lui dà sempre tutto in campo ed è una grande persona fuori dal campo, molto composta e positiva nello spogliatoio”.
Di Matteo parla poi di come è riuscito a calarsi subito nel ruolo anche in un ambiente costellato da grandi giocatori: “Sono stato fortunato perché ho giocato al fianco di giocatori fantastici. Uno dei più grandi calciatori è stato senza dubbio Paolo Maldini, il quale ha giocato per 20 anni ed ha sempre mantenuto una grande umiltà. Poi, un altro talento, ma sempre umile, è stato Gianfranco Zola”.
Inevitabile una battuta sulla gara di sabato dell’Allianz Arena, ma il tecnico non si sbilancia: “Non vedo una delle due formazioni favorita sull’altra. IL Bayern si sentirà a casa, conosceranno l’ambiente, ma non li vedo favoriti e continuo a pensare che sia al 50 e 50. Noi dobbiamo giocare in maniera ineccepibile in difesa, Arjen Robben e Franck Ribéry sono due armi temibili, ma hanno anche Mario Gómez, che quest’anno ha segnato ben 41 gol. Inoltre, non sono da sottovalutare Thomas Müller, un attaccante abile e veloce, e Bastian Schweinsteiger che, assieme a Toni Kroos, rappresentano una mediana dal gol facile”.
Chiosa, con una risata, per quanto riguarda il futuro: “Dopo sabato? Le vacanze, assolutamente”. Uomo di famiglia.