2012
La Roma e il cantante senza pubblico
“Puoi avere il meglio campione, la meglio produzione, ma non puoi mettere Boy George a fare i film d’azione” (Club Dogo)
Partiamo da una premessa d’obbligo: questo è un editoriale di dissenso nei confronti di Luis Enrique. Non mi hanno chiesto di scriverlo, non mi pagano per architettare complotti e non credo di far parte di nessuna cupola pseudo-mafiosa del calcio (però una volta da piccolo mi hanno fatto vedere una macchina della polizia all’interno, così, se può interessare).
Ultimamente, negli ambienti giallorossi sembra andare così: se critichi, o vuoi il male della ‘Maggica’, sei un infame, o se vuoi ribaltare tutto fingendo complotti massonici (magari finisci pure a ‘Le Iene’), sei un infame uguale, o se piuttosto non ne capisci nulla del calcio che va di moda adesso, quello che fa pure il Barcellona che è fighissimo e vince(va) le ‘Cempions Lig’, allora… mettetecelo voi il finale.
Per quanto mi riguarda, massima stima per chi impegna quasi tutto il suo tempo per la creazione di un progetto, sia chiaro ma, in un paese democratico che si rispetti, tutti dovrebbero essere ancora in grado di sottoporsi all’implacabile giudizio della critica, anche quella più feroce.
Lo dico in particolar modo al señor Luis Enrique, detto ‘Lucho’, che la maggior parte delle volte, quando perde (sì, appunto, la maggior parte delle volte), si presenta di fronte alle telecamere col piglio di un evasore fiscale a cui Equitalia ha appena notificato una cartella esattoriale da 80mila euro. Risulta spesso scocciato, annoiato, risponde alle domande sul gioco della Roma come chi deve spiegare la teoria della relatività ad un bimbo di 4 anni, alcune volte è anche un po’ maleducato, ma forse gli avranno detto che in Italia funziona così…
Il dubbio che mi consuma è il seguente: ma c’era davvero bisogno di prendere un tecnico dalla seconda divisione spagnola senza un minimo di esperienza in Serie A per allenare una delle più grandi squadre del nostro Paese? Come se si potesse davvero trapiantare la filosofia di gioco di un’altra squadra e di un’altra nazione nel nostro calcio… Allora, perché non importiamo anche la paella e la serviamo al posto della pizza? Al posto delle bocciofile apriamo delle arene e facciamoci le corride, buttiamo giù il Colosseo e mettiamoci una bella ‘Rambla’ ampia e spaziosa dove far esibire in palleggi il sosia di Totti.
Quello che voglio dire è che l’originalità del Barcellona sta proprio nella sua unicità e se una cosa è unica, non la puoi replicare: se lo fai ti verrà sempre troppo male. Di Guardiola ce n’è uno solo, non è detto che ora tutti gli allenatori del Barcellona B siano per forza dei geni incompresi, che poi Pep è pure sempre gentile, educato e sorridente, di fianco a Luis Enrique sembra un Teletubbies a confronto con uno spacciatore del Bronx: “Ciao, vuoi giocare con me?” “Ti spacco la faccia, vai via”.
Prendere giocatori dalla squadra catalana (o loro fedeli imitazioni) per portarli in Italia non ti darà gli stessi risultati. Il gioco palla a terra tutto in orizzantale dei giallorossi è stucchevole e prevedibile perchè non hanno il Messi della situazione che ti improvvisa la giocata, o quanto meno un paio di super-centrocampisti che dettino i tempi come Dio comanda.
La Roma, per ora, ha solo Totti, che non è la stessa di cosa di Messi ma, soprattutto, non ha più la stessa età di Messi (e De Rossi utilizzato quasi come difensore centrale è una di quelle robe per cui la legge dovrebbe prevedere d’obbligo il test del palloncino). Le difese italiane non sono quelle spagnole, non si lasciano fregare solo perchè palleggi per 80 minuti su 90, ti fanno pressing e ti rubano il pallone: a quel punto o corri o sei spacciato.
E’ un vero peccato, perchè in fin dei conti la squadra capitolina ha investito somme importanti di denaro nel nuovo progetto, ha dirigenti di una certa esperienza (un tempo vivevano per fare il ribaltone, ora li vogliono ribaltare, ironia della sorte), i giocatori in senso assoluto non fanno certo pena: la Juventus con una squadra di qualità non di moltissimo superiore è prima in campionato.
Insomma, la Roma ha tutto: il campione (Totti), la produzione (chi ci mette i soldi), ha sbagliato solo protagonista… Boy George almeno cantava bene, Luis Enrique rischia di farsele cantare a fine stagione.