2016
Gli juventini tra Europeo e Mondiale
Cosa portano in valigia i bianconeri direttamente da Brasile 2014
Chissà se i giocatori delle nazionali si portano dentro la precedente manifestazione che hanno vissuto, a maggior ragione così difficilmente dimenticabile essendo stato il Mondiale dei Mondiali in terra brasiliana (e tale è stato, se non per il livello di gioco, certamente per l’intensità emotiva e l’importanza di eventi quali il 7-1 della Germania sulla Spagna e il crollo di due big come l’Italia e la Spagna già nel girone). Provo a fare un test e a rievocare un fotogramma che potrebbe essere nella testa di coloro che parteciperanno a Euro 2016 da juventini, con tutto ciò che questo significa in termini di soddisfazione totalmente raggiunta in Italia con il successo nelle tre competizioni e la rabbia per l’esito in Champions League, magari da scaricare con la propria rappresentativa.
1) Buffon. Proclamato dalla Fifa l’uomo del match al termine della partita con l’Uruguay che ha sancito l’uscita di scena degli azzurri. Quel giorno probabilmente nessuno capì che il biennio che andava ad aprirsi sarebbe stato un periodo d’oro del numero 1, capace d’incarnare perfettamente spirito, motivazioni e forza della sua Juve. La sensazione è che anche in Francia regalerà una splendida sicurezza, sperando che non sia solo un piccolo motivo di consolazione
2) Barzagli. Esordio Mondiale con l’Inghilterra, siamo sullo 0-0 quando Sturridge mette in mezzo un pallone che sa di gol. Andrea salva e mette in corner, tanto per cambiare. In questi giorni La Gazzetta dello Sport, a proposito del suo voto per Italia-Finlandia, ha proposto il neologismo “barzagliare”. L’idea che diventi di moda in quest’estate, sostituendo nell’immaginario collettivo petaloso, è francamente stuzzicante
3) Bonucci. Il gol di Godin da corner, il momento topico del nostro Mondiale, lo vede saltare con quel leggero ritardo che brucia e ti rimane dentro. Quel giorno nessuno lo colpevolizzò giustamente, lo spettacolo offerto da quelli davanti era talmente orrendo da imporsi anche a uno sguardo distratto. Non c’è l’Uruguay, ma un gol di “riparazione” di Leo sarebbe molto bene accetto a Euro 2016
4) Chiellini. In grande crescita nell’ultimo periodo e con il ricordo che proprio a Euro 2008 ne conoscemmo il valore internazionale. In Brasile l’immagine simbolo ha fatto il giro del mondo: il morso di Suarez. Ma il vero rimpianto di quel giorno – parere del tutto personale – è che l’Italia non abbia “approfittato” della presenza di Dracula in campo per organizzare una rissa permanente per portare a casa lo 0-0. Gli uruguagi lo avrebbero fatto anche solo per un nostro sguardo mal dato
5) Evra. In Francia-Honduras 3-0 entra ad un certo punto tal Oscar Boniek Garcia. Il fallo che fa su Patrice è di quelli memorabili. Talmente scomposto da sembrare irreale. Evra è notoriamente imperturbabile. Avere resistito a quell’entrataccia dice molto del perché uno dal suo carattere può risultare determinante per chi ha la fortuna di averlo a disposizione, Juventus o Francia che sia
6) Pogba. Star annunciata dell’Europeo, era già grande in Brasile e adesso è grandissimo. Al Mondiale, però, ogni volta che provava un numero dei suoi si beccava consistenti sgridate dei compagni. Il rischio, con un giocatore simile, è quello di snaturarlo a volerlo disciplinare troppo e di perderlo in narcisismi se lo si lascia troppo libero. Giocando in casa, è ipotizzabile che voglia regalare spettacolo non come un di più del suo gioco, ma come essenza. In ogni caso, sarà un piacere vederlo all’opera, è l’unico che per come sta in campo e per le sfide che si propone di raggiungere può far pensare e non per modo di dire a Muhammad Ali
7) Lichtsteiner. Altra immagine simbolo del Mondiale della Svizzera. Lui attaccato alla rete, sbuffante e sconfitto, al momento del gol di Di Maria che interrompe la corsa dei rossocrociati agli ottavi di finale. Per cogliere appieno il senso del dramma sportivo, personale e della squadra, occorre ricordare il minuto fatidico: 118. Roba da ambulanza, a pensare che si poteva andare (e vincere) ai rigori
8) Mandzukic. Doppietta con il Camerun, ma quel giorno – per l’ennesima volta – colpì l’attitudine alle rincorse in difesa. Un incredibile esempio di convivenza tra la decisività in area di rigore e la generosità in tutte le altre zone del campo. Potrebbe essere lui l’uomo in grado di tradurre in spunti decisivi l’alto tasso di creatività della sua Croazia
9) Khedira. Ovvero la porta vuota. Come vuoto, anzi, desertificato, è il Brasile che sul finire del primo tempo incassa il quarto e il quinto gol di una disfatta che non si fermerà lì perché i tedeschi non si fermano e non si fermeranno mai. Nel primo caso, è lui a servire il pallone per il comodo tocco di Kroos. Nel secondo segna raccogliendo un assist di Ozil, in posizione di leggero fuorigioco. Gara da 8 in pagella, anche se tutti ricordiamo e sempre ricorderemo quegli altri due numeri, il 7 e l’1.