Donnarumma, l'investitura di Buffon prima della finale Champions: «Gigio ha qualcosa in più, però il PSG…»
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Donnarumma, l’investitura di Buffon prima della finale Champions: «Gigio ha qualcosa in più, però il PSG…»

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Le parole di Gianluigi Buffon, ex portiere del PSG, su Donnarumma, che sabato si gioca la finale di Champions League con i parigini

Nella settimana della finale di Champions League, il pensiero va a due leggende italiane tra i pali: Gianluigi Buffon e il suo erede designato, Gianluigi Donnarumma. Un legame forte, quello tra i due “Gigi”, cementato dalla stima reciproca e da un passaggio di consegne anche al Paris Saint-Germain, club che entrambi hanno rappresentato. Mentre Buffon ha inseguito a lungo e invano la “Coppa dalle grandi orecchie”, Donnarumma continua la caccia con il club parigino, portando con sé l’ispirazione del suo idolo e mentore, in un ideale filo rosso che unisce passato, presente e futuro del calcio italiano. Ecco le parole di Buffon oggi su La Gazzetta dello Sport.

DIFFICILE FARSI AMARE A PARIGI – «Per niente. Ho giocato un anno nel Psg e dalla gente ho avuto affetto e stima forse superiori a quanto ricevuto in Italia. Con i giornalisti è un po’ diverso: si dà per scontato che tutti gli altri tornei siano vinti e l’obiettivo del Psg sia la Champions. Se non va bene, qualche penna diventa un po’ velenosa…».

DONNARUMMA É L’EREDE – «Senza ombra di dubbio. Ed è un ragazzo d’oro, che sa rispondere alle domande. Umile ma con giusta autostima: non puoi comandare l’area se non ce l’hai».

DIFFERENZE CON SOMMER – «Fisicamente sono agli opposti, quindi caratteristiche diverse, ma simili nella reattività. E questo è un gran merito di Gigio: non c’erano dubbi che Sommer fosse reattivo, ma un cristone di quasi due metri…».

LA REGOLA DEGLI 8 SECONDI – «Spero sia applicata bene. Io penso di essere l’unico portiere a cui hanno fischiato punizione indiretta in area per aver tenuto la palla otto secondi invece di sei. Ero negli allievi nazionali e volevo mangiarmi l’arbitro, confesso».

NON SOLO GIGIO – «Nooo, la scuola è florida. Abbiamo una grande tradizione. Oggi ci sono Meret, Vicario, Carnesecchi, Di Gregorio, ma anche Caprile e Falcone, per fare due nomi: non giocano nelle big ma capisci che possono starci tranquillamente. Gigio però ha qualcosa in più».