FIGC, Riva: "Non c'è da preoccuparsi" - Calcio News 24
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2012

FIGC, Riva: “Non c’è da preoccuparsi”

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Gigi Riva fa capire che la sconfitta in amichevole contro la Russia non deve rappresentare un campanello d’allarme per la nostra Nazionale. Lo storico team manager degli azzurri, ai microfoni della Gazzetta dello Sport, è convinto delle possibilità della compagine guidata da Prandelli, in vista degli Europei: “Noi non siamo una squadra da partite amichevoli. Diamo il meglio solo nelle partite che contano. Anzi, meglio che sia successo, così possiamo correre ai ripari. Prandelli lo conosco bene, avrà già chiaro ciò che bisogna correggere. Non entro nel merito della difesa a tre o a quattro. Dico solo che uno come Chiellini si farà sentire. E all’Europeo sarà un’altra storia. Attacco poco fisico con Cassano-Balotelli? La nostra è una squadra che vuole giocare palla a terra e Prandelli ha le idee chiare. Quanto ad Antonio e Mario, quando due sanno giocare a pallone, si trovano in fretta. E quei due a pallone ci sanno giocare molto bene. Anzi, mi sa che anche fuori dal campo hanno messo la testa a posto. Vittoria dell’Europeo come risoluzione della crisi? Il calcio non può arrivare a sostituire le cose più importanti della vita. E penso a tragedie come il terremoto, che sta mettendo in ginocchio tanta gente. La Nazionale, però, deve provare a far bene anche per loro. A proposito della Spagna, però, ciò che conta è non fare drammi se dovessimo perdere l’esordio. La strada è lunga: guai ad abbatterci. Il calcioscommesse? Di certo non aiuta. Ogni volta sembra che succeda qualcosa. Nel 2006 ero io che accompagnavo i calciatori dai magistrati. Capisco, però, che stavolta si sentano più toccati, ma credo che siano tutti bravi ragazzi. A partire da Criscito, che da quello che ho letto è stato solo sfortunato e non colpevole. Su Gigi Buffon, poi, non c’è nulla da dire. Capisco che, in questo momento di difficoltà economica, parlare delle grandi cifre dei calciatori possa suscitare anche un moto d’invidia, ma i soldi ognuno li spende nel modo che crede. E Gigi lo ha fatto senza fare niente di male. Non è ammalato il calcio, ma l’intero Paese. Lo sport fa parte di un contesto generale in cui c’è sempre voglia di furberie. Ma è logico che questa sia una piaga che va combattuta con decisione.