Morte Davide Astori, smentita bradiaritmia: si poteva salvare
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Astori si poteva salvare: «Non è morto nel sonno»

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Importanti novità dalla perizia sulla morte di Davide Astori, capitano della Fiorentina deceduto lo scorso 4 marzo 2018: il calciatore non è scomparso nel sonno

Il mondo del calcio italiano non è più lo stesso dallo scorso 4 marzo 2018, quando il capitano della Fiorentina Davide Astori venne rinvenuto senza vita nella stanza d’hotel di Udine dove era in ritiro pre-gara insieme ai compagni di squadra. Il decesso del trentunenne è stato sempre motivato dalla bradiaritmia che lo ha colto nel sonno, mentre dormiva, ma ecco il colpo di scena dalla perizia effettuata dai professori Carlo Moreschi e Gaetano Thiene, incaricati dal pubblico ministero Barbara Loffredo.

Come sottolineato da Rai Sport, Davide Astori non sarebbe morto nel sonno: i risultati della perizia parlano di tachiaritmia, ovvero di una accelerazione improvvisa dei battiti. Una tesi opposta rispetto alla precedenza: il calciatore si sarebbe salvato se avesse condiviso la camera d’albergo insieme a qualcuno che poteva dare l’allarme. «Non posso anticipare nulla. Posso solo dire che sul caso è aperto un fascicolo a carico di ignoti. La collega sta studiando il documento. Non appena il lavoro sarà terminato decideremo se proseguire l’indagine o chiedere l’archiviazione», le parole del procuratore di Udine Antonio De Nicolo.