Gasperini: «Atalanta casa mia! Io vicino alla Nazionale. Scudetto? Mai dire mai»
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Gasperini: «Atalanta casa mia! Io vicino alla Nazionale. Scudetto? Mai dire mai»

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Atalanta-Juventus serie A

Ecco le parole dell’allenatore dell’Atalanta Gian Piero Gasperini ai microfoni della Radio Ufficiale della Serie A

Ai microfoni di Radio Serie A, l’allenatore dell’Atalanta Gian Piero Gasperini si è raccontato a tutto tondo.

STORIA CON L’ATALANTA – «La mia storia con l’Atalanta è meravigliosa e spero che duri ancora a lungo: mi auguravo che durasse così tanto, considerando i grandi risultati. Sono tra i più longevi in Italia, agevolati da aver trovato un vero e proprio ambiente consolidato. Non è sempre tutto rosa e fiori, ma c’è sempre stato un rispetto totale tra me e la società: dagli obiettivi ai giocatori. Se vado a vedere quando ho iniziato siamo rimasti praticamente in pochi. Ogni giorno ogni settimana affronti una realtà diversa: vero che la routine degli allenamenti sono gli stessi, ma analizzi partita per partita per cercare di migliorarti, considerando che abbiamo sempre avuto le Coppe. S’invecchia, ma non lo spirito».

SFIDA«L’obiettivo è tirare fuori il meglio alla squadra in modo che possa migliorare nella maniera migliore: portando idee diverse in modo da poter aiutare l’Atalanta. Io chiedo sempre ai nuovi calarsi nella mentalità e del territorio, e poi c’è l’aspetto tecnico. I comportamenti sono abbastanza fondamentali: le prestazioni possono essere positive o meno, ma dobbiamo avere, appunto, degli atteggiamenti adeguati».

RAPPORTO CON LA SOCIETA’ «Nei valori che ci contraddistinguono c’è grande affetto. Ci possono poi essere discussioni con la società, ma sempre con rispetto e confronto: una materia di confronto dove si creano delle basi. La proprietà non mi ha mai condizionato in nulla: mi hanno sempre messo a disposizione il meglio. Chiaro che quando tracci dei resoconti puoi avere delle visioni diverse: dico il mio punto di vista sui giocatori, ma sempre nel rispetto, come sempre, della società».

500 PUNTI «Non ho fatto i conti (risata ndr.). Molti giocatori sono stati delle meteore altri hanno scritto la storia. La società mi ha chiesto di svilupparli al meglio, e se va tutto bene possono aiutare la squadra. 500 punti sono tanti in una società che in 116 anni era raro superare 50 punti. Siamo riusciti a salire di prestazioni».

GIOCATORI IMPORTANTI «Appena arrivato nel 2016 c’erano un sacco di giovani che non giocavano: Caldara, Gagliardini, Bastoni, Kessié. Dopo poi c’è stata l’evoluzione, uno come Toloi per esempio è rimasto per tanto tempo, dico De Roon che anche lui è una bandiera».

BERGAMO – «Una città dove vorresti vivere. Non è molto grande, vivi di cose semplici: le amicizie, il modo di ritrovarsi in centro. Piccole cose dove hai il calore della gente l’amore lo senti nei risultati importante così nei momenti difficili. C’è molto senso di appartenenza: qui mi sento a casa dove serve calarsi in questa mentalità».

PANDEMIA – «La Pandemia è esplosa subito in modo dirompente a Bergamo, ma la reazione è stata decisiva: combattere uniti un destino crudele. Oggi c’è più voglia di continuare ad andare avanti. Non si sapeva allora se il campionato finiva o meno: ci allenavamo qui a Zingonia con i palloni individuali, arrivavano già cambiati, avevamo un permesso per poterci muovere. La Lega ha poi tenuto d’oro, poi tutto è ricominciato. Bello rivedere gli stadi strapieni, mi ricordo quando giocammo con Real, Liverpool, Valencia e Ajax a porte chiuse».

GASPERINI SU ILICIC «Lui si è ammalato qua. Ha cominciato ad avere i sintomi, e poi da lì si è completamente isolato. Nonostante la depressione noi gli siamo sempre stati vicini. Prima della gara contro il PSG sono andato a trovarlo nella clinica aveva perso 12 chili l’avevo addirittura sollevato come un manichino».

MOMENTO PIU’ ALTO DELLA CARRIERA – «Con il PSG sicuramente dove eravamo a due minuti dalla semifinale di Champions: poi entrò Mbappé ed diventata complicata, nonostante noi avessimo per certi tratti controllo del match considerando che non avevamo Gomez, Freuler e, appunto, Ilicic. Rammarico, ma anche accettare comunque il risultato di una grande squadra. L’Atalanta era la piccola squadra che non aveva raggiunto la Champions, e di colpo si è catapultata a sedersi al tavolo delle grandi: all’inizio era la sorpresa, poi dopo ha cominciato a dare molto fastidio. Quando fai la Champions vai a togliere qualcosa ad altri: il campo ti da la possibilità di dare il tuo valore. Mi rendo conto che per una società come l’Atalanta salire in alto è un po’ più difficile.»

SCUDETTO – «Sogno Scudetto? Bisogna andare sopra gli 80 punti. Se riesci a stare più tempo in Europa League puoi ambire alla Champions. Per vincere il tricolore devi stare li in zona: ci siamo stati vicini. Per noi il traguardo possibile è la Coppa Italia: questa si che è alla portata per l’Atalanta. Tutte le altre cose sono difficili da realizzarle, però non si sa mai. In Inghilterra ci sono big che hanno risorse importanti, ma c’è stata l’eccezione alla regola come il Leicester. Difficile competere anche in un contesto dove i diritti televisivi non vengono spartiti in maniera equilibrata. Siamo stati bravi a vendere e realizzare comunque una squadra competitiva, fino ad arrivare alla vendita di Hojlund in questa stagione: noi possiamo fare così per rimanere ad alti livelli, valorizzare per poi incassare e reinvestire. Per l’Atalanta deve essere motivo di soddisfazione aver visto i suoi record precedenti battuti».

GASPERINI IN NAZIONALE«Mi aveva contattato Lippi, poi andò Ventura. Oggi allenare le Nazionali diventa abbastanza difficile, io sono più allenatore di club: s’inventano altre coppe e quindi si gioca di più rispetto a prima. Ora stai fino al giovedì successivo con la tua Nazionale: questo è un problema per il club visto che sono loro che pagano i giocatori».

VICINO ALLA JUVENTUS«Era capitato quando allenavo il Genoa, poi dopo non c’è stato nessun contatto diretto. Sono sempre stato sotto contratto poi a Bergamo mi trovo bene».

ATALANTA A VITA«Qui i risultati sono sempre stati buoni. Al di là di come andranno le cose la riconoscenza ci sarà per sempre. Non smetterò mai di allenare, trovare nuove soluzioni: continuerò fino a quando sarà possibile».

SCONFITTA SECONDO GASPERINI «Per me vuol dire aver tralasciato qualcosa, poi ci sono quelle sconfitte dove ti danno delle soddisfazioni magari contro le big d’Europa» .

DITTATORE – «Una roba abbastanza mediatica, raccontando le cose in una maniera inesatta. Manca molto la comunicazione: ormai tutti dai social fino alla tv è rumore e poca sostanza. Io non voglio cose seriose, bensì onestà intellettuale».

PAPU GOMEZ – «Dispiace per quello che gli è successo nonostante nel doping bisogna avere dei controlli severi però può capitare anche in maniera involontaria. Lui era tornato in Italia e a Monza in una condizione che poteva fare bene. Lui a Bergamo è andato via senza salutare non per colpa sua, spero possa riaccadere ma salutando tutta la sua gente: come si fanno ai veri campioni».

IL GENOA DI GASPERINI«Da Thiago a Palladino fino a Gilardino. Era un momento diverso al Genoa dove utilizzavo il 3-4-3. Ho visto City-Inter dove si utilizzava la difesa a 3: mi davano del pazzo ai tempi però alla fine hanno utilizzato questa variante. Ricordo anche i derby con la Sampdoria di Mazzarri dove c’erano Pazzini e Cassano: sono sempre state delle grandi battaglie».

SCAMACCA SECONDO GASPERINI – «Giocatore che ha voglia di recuperare il tempo che ha perso: un giocatore dalle grande potenzialità cercando di tirare fuori il suo vero valore. C’è molto da fare però ha grande dedizione nel lavoro».

ATALANTA NAPOLI «Per noi una gara importante tra campionato ed Europa League: una fase dove comincerai a tirare qualche somma. Siamo in un campionato diverso dove c’è equilibrio: la Champions è una zona possibile considerando anche i rendimenti di Milan e Napoli».