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A Roma per Totti. Sabatini, la foto, il Lille, infine Gerson

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Roma inarrestabile: la banda Di Francesco travolge anche la Fiorentina e si rilancia nelle zone altissime della classifica. Protagonista di giornata è il classe ’97 brasiliano Gerson Santos da Silva

Un casino dalle proporzioni inaudite: non era neanche sbarcato nella città eterna e già si era fatto fotografare con la maglia numero 10 della Roma. Tutto nella norma, se non fosse che al posto del nome del legittimo possessore – uno a caso, Francesco Totti – figurava il suo nome: Gerson. Siamo nell’estate del 2015 ed il club capitolino lo ha appena prelevato dal Fluminense per oltre sedici milioni di euro, cifra consistente per un fresco diciottenne. La Roma sceglierà di lasciarlo crescere serenamente in Brasile per un altro anno, spostando all’estate del 2016 la data di approdo in Italia. Era la Roma di Walter Sabatini, dirigente sportivo che fa dell’anticipo dei tempi la sua reale essenza e ragione di vita: Gerson ne è l’emblema, ma le grane da gestire in tal senso non sono state poche.

La passione di Sabatini

La foto ovviamente scatena il delirio: per i tifosi giallorossi trattasi di lesa maestà. Del resto come può un ragazzino di diciotto anni rendersi protagonista di un simile affronto? Espropriare l’amato capitano della sua storica maglia numero 10, in altre parole della sua pelle, per farsi scattare una fotografia che nel gergo comune della nuova era internet va definita da bimbominkia. Inaccettabile, irriverente, guai solo a pensarci da queste parti, dove il confine tra la sacralità e l’esagerazione si rende alle volte così labile. Occorre allora il provvidenziale intervento dell’allora direttore sportivo Walter Sabatini per spiegare dettagliatamente l’accaduto: “La maglia numero 10 della Roma gliel’ho spedita io. Gerson ha scelto Roma non per ragioni economiche, con offerte superiori da questo punto di vista, ma per altre argomentazioni: una di questa è la presenza di Francesco Totti. Ho dovuto servirmi di elementi decisamente convincenti per indurlo a scegliere Roma e la Roma, l’ho stimolato regalandogli il meglio che abbiamo, quella maglia, spiegandogli che tra qualche anno i tifosi giallorossi saranno davanti ad un grande dolore: l’addio al calcio del loro amato capitano, irraggiungibile idolo del calcio italiano. Lui non c’entra niente con l’accaduto, dobbiamo difendere quello che in futuro può diventare un nostro grande calciatore“. Quanta pazienza, alle volte.

Gerson e l’idolo Totti

Il calciatore brasiliano ha poi personalmente spiegato come sia stato attratto dalla presenza di un calciatore così carismatico, a sua detta uno splendido esempio nel calcio mondiale, per lui stesso – una volta giunto a Roma – una guida caratteriale e tecnica. Un dispensatore di consigli, calcistici e non solo, considerato il complesso adattamento in cui inevitabilmente un diciottenne sudamericano deve incorrere nel passaggio dalla sua patria ad una realtà così diversa come quella italiana. Calcistica e non solo, anzi soprattutto per quanto concerne gli usi e le abitudini. Risulterebbe arduo a qualsiasi età, figurarsi a diciotto anni quando ti trema la terra sotto i piedi. Il pensiero di Gerson però, se non quello un giorno di raccoglierne l’eredità, non ci spingiamo troppo oltre (dovesse mai offendersi qualcuno), è stato quantomeno di confrontarsi con un calciatore così riconosciuto, ed ha rappresentato uno dei motivi per trasferirsi nella città eterna. Per scegliere la Roma e preferirla a Barcellona e Juventus, ad esempio, club che – tra gli altri – lo avevano messo nel mirino.

Gerson non va, anzi va al Lille

Il calcio italiano non fa sconti, non sa attendere, non sa riconoscere la qualità di un giovane talento: in campo ci vai con il contagocce, ed in quei pochi istanti a disposizione devi dimostrare tutto. Se non lo fai, quella è la porta. Puoi accomodarti. Poco importa del già citato tempo di adattamento, delle problematiche connesse al trasferimento di un ragazzino da una terra quale il Brasile alla nostra, degli equilibri psicofisici che mutano radicalmente, di un contesto totalmente nuovo che – come detto – neanche ti aspetta. Gerson bocciato, viene venduto al Lille per diciotto milioni di euro nell’ultima sessione invernale di calciomercato. Il brasiliano parte per la Francia in data 31 gennaio 2017, salvo poi clamorosamente tornare indietro per via di un accordo economico non raggiunto. Pare che il padre per ovvie ragioni, come accaduto qualche mese prima per l’ipotesi del prestito al Frosinone, alla fine non abbia ritenuto la tappa Lille all’altezza dell’evoluzione auspicata per la carriera del figlio. La Roma si ritrova l’indesiderato Gerson tra le mani: prova a venderlo anche il nuovo direttore sportivo Monchi non appena insediatosi, ma non se ne fa nulla e l’oramai ventenne brasiliano resta nell’organico giallorosso.

I fatti di Firenze: Gerson si prende la Roma

Prima della trasferta dell’Artemio Franchi sul campo della Fiorentina, Gerson gioca – in un anno e spiccioli di Roma – 631 minuti complessivi tra campionato e coppe: a referto appena un assist. A conti fatti disputa il corrispondente di sette partite intere: decisamente poco per giudicare un calciatore al netto delle circostanze già ampiamente descritte in precedenza. La svolta arriva a Firenze: quello che non è accaduto in un anno ed oltre succede in mezzora di gioco, il lasso di tempo che occorre a Gerson Santos da Silva per firmare la sua doppietta ed aprire la strada al fondamentale successo esterno della sua Roma. Due reti figlie di quel mancino di cui tanto si è discusso in Brasile e non solo: la prima in diagonale sul perfetto servizio di El Shaarawy, la seconda con una soluzione personale grazie a cui ha beffato il portiere avversario sul palo di sua competenza. C’è un po’ di tutto nella sua doppietta: talento, puntualità, capacità di incidere e dunque personalità, senso della posizione e del campo, la calma di chi non vuole strafare. Sotto la gestione Di Francesco trattasi del terzo impiego da titolare: era già accaduto a Londra con il Chelsea – segnale inequivocabile della fiducia che in lui ripone l’attuale tecnico giallorosso – e nella vittoria interna con il Crotone. Ora la svolta: nel tridente offensivo e non altrove, vicino alla porta avversaria e non dove è difficile che incida. La sensazione è che qualcosa questa storia racconterà, che qualcosa di speciale deve pur esserci: Gerson nello scorso campionato, quando la Roma era guidata da Spalletti (oggi all’Inter con Sabatini, corsi e ricorsi), giocò appena due partite da titolare. Con il Pescara all’Olimpico, con la Juventus allo Stadium. In casa con il fanalino di coda, in trasferta con la capolista. Poi mai più in campo. C’è qualcosa di estremo in lui e nella sua storia che non torna. E che rende infinitamente affascinante il tutto.

https://www.youtube.com/watch?v=t05Y61DLFDc