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Champions League

Gladbach Inter: il totem Lukaku esalta le transizioni di Conte

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Gladbach Inter ha forse segnato il cambio di marcia nella Champions League nerazzurra: merito soprattutto delle soluzioni tattiche di Conte e della forma spaziale di Lukaku

Dopo l’importantissima vittoria in casa del Sassuolo, l’Inter – trascinata da un super Lukaku – centra un successo fondamentale a Monchengladbach, che tiene ancora in vita la squadra di Conte per la qualificazione agli ottavi. In attesa di capire se queste partite sono la definitiva svolta della stagione, non si può non notare come l’allenatore leccese abbia cambiato molto rispetto alle settimane precedenti. L’Inter non esaspera più né il pressing offensivo né la lunghezza della squadra. Vediamo anzi un 3-5-2 molto più corto e simile a quello dell’anno scorso: un gioco forse più sparagnino e meno ambizioso, ma che sta dando molta più solidità.

A Gladbach i nerazzurri sono stati ben felici di lasciare il pallino del gioco agli avversari: il Borussia ha infatti velocisti eccezionali in campo aperto, ma soffrono molto quando devono attaccare una difesa schierata. L’atteggiamento dell’Inter ha fatto sì che i padroni di casa avessero ben il 54% del possesso palla, una cifra molto superiore ai loro standard. Il possesso era lungo ma spesso sterile: il Gladbach cercava di sovraccaricare su una fascia per poi cambiare il gioco sul lato debole, ma in quelle situazioni l’Inter non ha concesso troppo. Insomma, la priorità era non fornire profondità a Thuram e Plea.

L’occasione del tiro di Lainer, col Gladbach che cambia lato da sinistra verso destra. L’unica cosa che i tedeschi potevano fare era allargare in fascia, il centro era blindato (anche perché il Borussia lo svuotava).

A fare la differenza sono state soprattutto le transizioni. In quei frangenti, Lukaku si è rivelato come al solito cruciale: non appena recuperata palla, l’Inter era brava a servirlo rapidamente ad attaccare gli spazi che liberava, con i compagni pronti a inserirsi. Praticamente tutte le occasioni sono nate da lui, che veniva costantemente incontro (era più basso di Lukaku) e innescava i compagni.

Il gol del 2-1 è proprio nato da una transizione nella metà campo avversaria, con Brozovic che verticalizza subito sul belga dopo un brutto pallone perso da Thuram nei pressi del cerchio di centrocampo.

Il belga ha sistematicamente anticipato il difensore rivale (Rose nel secondo tempo ha provato a inserire Zakaria), dominando nel gioco spalle alla porta. Le mezzali (Barella e Gagliardini) erano posizionate spesso bene per raccogliere le sue sponde. Inoltre, grazie ai suoi movimenti, l’Inter ha sfruttato molto bene l’ampiezza: quando Lukaku veniva incontro e riceveva, effettuava tanti cambi di gioco sul lato debole.

Non a caso, Darmian (molto più di Young) ha potuto spesso aggredire la profondità, con il belga che lo lanciava in campo aperto. Tant’è che l’italiano ha ricoperto in media una posizione molto più alta dell’inglese.

Nelle slide sopra, vediamo due situazioni in cui, grazie a Lukaku, l’Inter è riuscita a risalire e a perforare il contropressing rivale, generando tante situazioni pericolose. In entrambi i casi, il belga anticipa il difensore: nel primo caso premia l’inserimento di Barella mentre nella seconda azione apre a destra su Darmian. Insomma, l’ex Manchester United è praticamente il totale accentratore della fase offensiva nerazzurra, le occasioni nascono quasi tutte da lui.

Spesso, la pericolosità dell’Inter si basa sul suo prevalere o meno contro i difensori avversari. Non a caso, le situazioni di sofferenza del match sono nate nei frangenti in cui l’Inter faticava a risalire, con i difensori del Gladbach che anticipavano le punte nerazzurre: in tal modo, si creavano ripartenze corte, come in occasione del gol di Plea. Le situazioni con cui gli attaccanti del Borussia vanno a nozze.

L’Inter, nel complesso, è però riuscita bene a limitare i punti di forza dei rivali, dando una costante sensazione di pericolosità. Al netto di un Lukaku semidivino, oggi la squadra sembra molto più corta e ordinata rispetto agli ultimi mesi. E la qualificazione agli ottavi non è più un’utopia.