Il colpo dell’ultimo giorno è Kakà: ma è un’operazione che ha senso? - Calcio News 24
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2013

Il colpo dell’ultimo giorno è Kakà: ma è un’operazione che ha senso?

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Arriva a titolo definitivo e ha firmato un contratto biennale: è un colpo che smentisce la politica avviata nella scorsa estate

Con elevato distacco su tutto quanto accaduto nelle ultime ventiquattro ore di calciomercato, l’operazione che ha catturato l’attenzione degli addetti ai lavori e scaldato l’anima della piazza è quella che ha riportato Ricardo Kakà al Milan dopo quattro deludenti stagioni con la maglia del Real Madrid. Il brasiliano arriva a titolo definitivo – solo eventuali bonus riconosciuti al Real – dopo essersi decurtato l’ingaggio.

VOGLIA DI TORNARE – Da dieci milioni netti – l’ingaggio percepito in quel di Madrid per le sue rare comparsate degli ultimi quattro anni – a quattro pur di tornare a Milano e sentirsi ancora vivo, almeno in termini di atleta e calciatore. Fattore che, per uno che con la maglia rossonera ha vinto tutto sia a livello di squadra che individuale (Pallone d’oro 2007), deve aver rappresentato tutto al momento della scelta: ha annunciato di avercela messa tutta per far andare bene le cose in Spagna ma le circostanze hanno fatto in modo che il suo obiettivo non si realizzasse. Da qui la svolta: via da Madrid, capitolo da archiviare – almeno sportivamente, non certo sotto il profilo economico – e ritorno a Milano per invertire la strada anche e soprattutto sotto il profilo tecnico. Con il sogno, mai celato, di convincere Scolari e tornare in nazionale proprio per il prossimo Mondiale che si giocherà in patria.

PER IL MILAN E’ IL GIUSTO ACQUISTO? – L’opinione strettamente personale si fonda sulla circostanza per la quale i cavalli di ritorno – salvo eccezioni di merito – difficilmente funzionano: nella vita non c’è spazio per tutto e tante volte il ritorno sembra una copia sbiadita dell’emozionante versione originale. Ad una considerazione del tutto emotiva va aggiunta una certezza di natura tecnica: Kakà negli ultimi quattro anni – non mesi – ha giocato con il contagocce e di certo non ha rappresentato il fulcro della sua squadra, né un attore non protagonista. Come si diceva prima, appunto, una comparsa. Circostanza peraltro ulteriormente enfatizzata da infortuni che, seppur non di grave entità, ne hanno spesso rallentato la ricerca di una condizione ottimale. Detto quanto, il brasiliano può ancora rappresentare un valore aggiunto per l’economia rossonera? Parlerà il campo, da sempre unico e solo giudice sovrano, ma è difficile attendersi quell’incredibile extraterrestre ammirato alla sua prima. E l’occhio sul confronto ci cadrà sempre, oltre ogni legittima suggestione.

E LA POLITICA GIOVANI? – El Shaarawy-Balotelli-Niang, si urlava con forza fino a qualche mese fa. Il primo scala posizioni al contrario nelle gerarchie di Allegri, complice un diktat presidenziale su un cambio di modulo che dovrà prevedere l’utilizzo del trequartista (Kakà, appunto) e delle due punte di ruolo, con il Faraone penalizzato rispetto al suo habitat naturale (largo sul versante sinistro d’attacco in un potenziale 4-3-3 e libero di accentrarsi e sfoggiare il suo enorme talento). Del giovane Niang poche tracce, l’unico inamovibile del progetto di rinnovamento resta Mario Balotelli che farà coppia più con Matri e Robinho che con El Shaarawy. Con Boateng, classe 1987, ceduto per fare cassa ed agevolare l’approdo dell’ex attaccante della Juventus, nato tre anni prima del ghanese. “Si vive per l’amore”, ha proferito Adriano Galliani, aggiungendo che Ricardo Kakà – più di ogni altro calciatore mai transitato dalle parti di Milanello – è riuscito a stabilire una inspiegabile empatia con la platea rossonera. Tutto ciò ha portato ad un clamoroso ed allo stesso tempo annunciato ritorno. Bentornato Ricky.