Khedira-Mondiale: «Ammiro Buffon, magari fa il tifo per noi»
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Khedira formato Mondiale: «La Spagna mi fa paura. Gigi? Lo ammiro, magari fa il tifo per noi»

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A meno di una settimana dall’inizio del Mondiale, Sami Khedira racconta le sue sensazioni in vista della rassegna russa

Unico rappresentante della Serie A fra i campioni del mondo, Sami Khedira consiglia ai suoi compagni juventini, ma un po’ a tutti gli italiani, di spegnere la tv e non seguire neanche un minuto del Mondiale che tra meno di una settimana prenderà il via. Il bianconero ha vissuto da vicino il dramma dell’estromissione dell’Italia alla rassegna russa per mano della Svezia e racconta con un velo di tristezza l’aria che si respirava in spogliatoio dopo lo spareggio di Novembre: «Se fossi un calciatore italiano, non guarderei proprio i Mondiali. Mi sono intristito anche io a vedere tanti compagni alla Juve – come Buffon, Barzagli e Chiellini restare così delusi e non solo, penso anche a De Rossi: tutti grandi giocatori». Il tedesco spiega anche la strada per tornare ai vertici del calcio mondiale. Strada che, secondo lui, gli azzurri hanno già intrapreso: «Ma ora si sono ripresi. Ho visto la reazione nei loro occhi. Adesso gli azzurri sanno come devono lavorare per tornare per tornare ad alti livelli».

Khedira illustra come tra i suoi compagni juventini ci sia qualcuno che forse tiferà per la Germania, tra tutti Gigi Buffon: «Riconoscono spesso il valore della Germania e hanno un grande rispetto per noi. Sono un grande ammiratore di Buffon e spero possa tifare per noi». In vista dei Mondiali, Khedira ha selezionato l’avversario che preferirebbe non incontrare: «Temo la Spagna, perché ha molti giovani di talento, una difesa attenta, un ottimo portiere e in avanti è fortissima». Il giocatore ha quindi confermato di aver ipotizzato il ritiro: «Tre anni fa pensavo di smettere, troppi infortuni. Poi invece sono tornato il giocatore che volevo. La finale del 2014? Non è stato un trauma, non ne ho mai sofferto di quel forfait. Sono uno sportivo da squadra e mi piace esserlo. E ora abbiamo ancora fame di vittorie: ai senatori abituati a vincere associamo giovani ambiziosi. Questa è la Germania».