Milan, nessun reduce dall'ultima gara casalinga in Europa - Calcio News 24
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Milan, nessun reduce dall’ultima gara casalinga in Europa

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abate milan

19 febbraio 2014, Milan-Atlético Madrid: non rimane nessuno di quella serata, Abate l’ultimo a esser escluso da Montella

Fino alle 20.30 di ieri ne rimaneva soltanto uno, come highlander. Poi, quando è stata ufficializzata la lista dei convocati, non è rimasto nemmeno quell’uno. Senza il nome di Ignazio Abate fra i venti chiamati da Montella, nel Milan di stasera non resta la minima traccia della squadra che si era esibita – eufemismo – per l’ultima volta a San Siro in Europa. In realtà l’evento non sarebbe così eccezionale – i giocatori passano, le squadre si rinnovano –, se non fosse che da quella partita non sono trascorsi nemmeno tre anni e mezzo. 41 mesi per la precisione, come ricorda “La Gazzetta dello Sport”. Tabula rasa totale, se affianchiamo le due distinte. Un dato notevole.

LIBRO NERO – Era il 19 febbraio 2014 e i rossoneri attendevano l’Atletico Madrid di Simeone nell’andata degli ottavi di Champions (a San Siro si presentarono in 55.890: stasera saranno molti di più). Seedorf schierò un 4-2-3-1 con Abbiati, De Sciglio, Bonera, Rami, Emanuelson, De Jong, Essien, Taarabt, Poli, Kakà e Balotelli. In panca: Amelia, Abate, Mexes, Zaccardo, Constant, Petagna e Pazzini. Sì, l’effetto probabilmente è uguale per tutti: sembra un’era geologica fa. Nomi che danno l’impressione di appartenere a un passato lontanissimo, reso evidentemente ancora più distante dalla «pulizia» – copyright di Montella – fatta in queste settimane dalla dirigenza in uscita e soprattutto dalla famelicità del mercato in entrata. Eppure sono passati appena tre anni. Sono, però, stati i peggiori dell’era Berlusconi, quelli che verranno ricordati nel libro nero del club per non aver prodotto uno straccio di qualificazione europea. Quelli del crollo degli abbonamenti, delle trattative senza potere d’acquisto, delle contestazioni della curva, degli allenatori debuttanti attesi da fallimenti più o meno annunciati.

PORTE – Dire che adesso è cambiato tutto, allora, è l’esatta verità. Perché stasera non ci saranno soltanto undici titolari e sette riservisti diversi. Ma anche un allenatore diverso. Un presidente diverso. E un amministratore delegato diverso. Negli ultimi tre mesi il Milan ha spazzato via gli ultimi tre anni e nessuno ha rimpianti (se non chi magari in quel Milan giocava e lavorava). D’altra parte il mondo del pallone, per chi non abbandona voglia e passione, offre diverse porte aperte quando se ne chiude una. Prendete Abbiati: ha lasciato il calcio giocato e il Milan con grande dignità e consapevolezza, e adesso in quello spogliatoio c’è tornato con la giacca, nelle vesti di club manager. Ha comunque ritrovato il suo mondo.

TANTE DIREZIONI – La maggior parte di quei diciotto ovviamente gioca ancora. E’ il caso di De Sciglio, fresco di trasferimento alla Juve; Bonera, che ha tentato con buon tornaconto personale l’avventura spagnola al Villarreal; Rami invece è sbarcato a Marsiglia e anche Emanuelson è tornato in patria, all’Utrecht; il «generale» De Jong è approdato al Galatasaray, mentre il più esotico è senza dubbio Essien, che ha scelto il Persib di Bandung, ovvero l’Indonesia; molto più nostrani Taarabt (Genoa) e Poli (Bologna), Kakà ha scelto il campionato a stelle e strisce con Orlando City e Balotelli cerca l’ennesima ripartenza a Nizza; Zaccardo è svincolato, Amelia pure e di questi tempisi allena (e studia) a Coverciano, Abate è l’unico reduce (ma non stasera), Mexes ha deciso di smettere, Constant ha trovato rifugio tra le valli svizzere a Sion, Pazzini sta vivendo una seconda giovinezza a Verona, mentre Petagna sista togliendo un bel po’ di soddisfazioni con l’Atalanta. E’stato un Milan che si è disperso in mille direzioni. Perla cronaca, quella sera i rossoneri persero uno a zero e a Madrid si completò il disastro con un quattro a uno che fece calare il sipario sull’Europa. Ora è il momento di riaccendere i riflettori.