2012
Rallegriamoci: abbiamo l’erede del…Gol di Muntari
E così anche la stagione 2012-2013 ha puntualmente trovato il suo “gol di Muntari”. Il tormentone c’è, tranquilli: abbiamo di che discutere da qui a maggio inoltrato. Il campionato scorso fu segnato dall’episodio di “San Siro” e da quel 25 febbraio la storia del torneo, vinto poi dalla Juventus, fu irrimediabilmente scandita da una svista tanto clamorosa da spingere tifosi, media ed addetti ai lavori ad invocare l’introduzione della tecnologia per “fissare”, indiscutibilmente, certe situazioni di gioco. Niente tecnologia; ecco però gli arbitri di porta. Detto, fatto: proprio da loro, chiamati ad agevolare il compito della terna arbitrale, arrivano, puntuali, un paio (almeno) di “polpette avvelenate”, sotto forma di “suggerimenti” che generano decisioni o revisioni delle stesse clamorosamente sbagliate.
Prima Pechino, poi Catania. Protagonisti unici, la Juventus e Nicola Rizzoli. Da un lato, la squadra più forte del campionato, che però non riesce a tradurre in gol, o lo fa solo con grande difficoltà, la propria superiorità sull’avversario; dall’altro, un arbitro di primo piano a cui, forse, il ruolo di giudice di porta sta stretto al punto da spingerlo ad intervenire in circostanze , come quella del fuorigioco, che in realtà spetterebbe ad altri giudicare.
Brutto pasticcio quello di Catania. Ci ha messo del suo il presidente etneo, Antonino Pulvirenti, attribuendo stamattina al guardalinee Maggiani un profilo Facebook con tanto di scudetto bianconero. Come buttare benzina sul fuoco, già abbondantemente divampato, delle polemiche. Uscita imprudente: il profilo in questione è una “pagina fan” e non è in alcun modo collegato a Maggiani che pare, peraltro, non avere alcun account. Questo non è, ovviamente, il nucleo della polemica feroce che ci sorbiamo da ieri; è però sintomatico del “bel” clima che si è creato dopo i veleni che hanno condito il pranzo della domenica. Il punto è un altro ed è facilmente individuabile. Errori e pasticci, come quello generatosi in seguito al gol di Bergessio, possono umanamente verificarsi, seppur con sfumature che nel caso specifico lasciano alquanto perplessi: tanto per dirne una, qualche membro della panchina bianconera andava espulso. Un nome a caso? Pepe. Se si accetta però il principio dell’imparzialità arbitrale e dell’errare humanum est, non lo si può poi mettere in discussione ad ogni decisione sfavorevole. Comprendiamo la rabbia di Pulvirenti ma le parole hanno un peso e le sue, a caldo tanto quanto a freddo, sono macigni duri da digerirsi. Chi però avrebbe dovuto trasformarsi in pomperiere e provare a stemperare le polemiche, adottando un profilo più basso, si è ben guardato dal farlo. Ci riferiamo alla Juventus nelle persone di Angelo Alessio e Giuseppe Marotta. Certe dichiarazioni post-partita, nelle quali allenatore e amministratore delegato hanno continuato, imperterriti, a ribadire la superiorità sul campo dei bianconeri, una superiorità tale da rendere in pratica ininfluente l’errore arbitrale sul gol di Bergessio, sono apparse sinceramente inopportune oltre che rivelatrici di scarsa diplomazia (assai necessaria a questi livelli). Quando il mare si fa tempestoso, un dirigente di primo livello, quale Marotta è da tutti considerato (chi scrive la pensa diversamente al riguardo, ma questa è un’altra storia), dovrebbe comprendere la necessità di navigare sotto costa, preoccupandosi soprattutto di imbarcare meno acqua possibile, in attesa che il fortunale scompaia all’orizzonte. Irrigidirsi su posizioni di ortodossia calcistica serve solo a generare una spirale di polemiche inutili, il cui risultato immediato, nel caso specifico, è l’annullamento, deciso dalla Juventus, della consueta conferenza stampa della vigilia (mercoledì si gioca Juventus-Bologna) prevista per domani. Si sceglie banalmente la via del silenzio ma così facendo, si danneggiano, come al solito, i tifosi. Sarebbe bastato, anzi, sarebbe stato doveroso, riconoscere il grave danno subito dal Catania a risultato ancora in bilico, e chiuderla così. La Juventus avrebbe dimostrato la sportività necessaria per troncare sul nascere quel groviglio di polemiche, ora già diventato sorta di rampicante invasivo che chissà per quanto tempo ancora continuerà ad affondare radici nell’humus malato del calcio italiano.
“La gara l’abbiamo fatta dall’inizio alla fine. E’ stata una gara dominata, abbiamo fatto undici tiri contro uno, Andujar è stato il migliore in campo. I numeri sono questi. Abbiamo giocato solo noi, loro hanno difeso e basta. Non concedere nulla a un attacco come il loro è un grande merito per la nostra retroguardia”. Angelo Alessio dixit. Ma se vinci 1-0 e grazie ad una clamorosa svista arbitrale, anzi due (fuorigioco di Bendtner su gol di Vidal), certe cose non puoi proprio permetterti di dirle.
“Metà dell’arte della diplomazia consiste nel non dire nulla, specialmente quando stiamo parlando”.
(Will Durant 1885-1981)