2012
Siena, Antonelli: “Noi come l’Udinese. Bendtner? Era vicino, poi..”
SIENA UDINESE ANTONELLI – Attuale direttore dell’area tecnica del Siena, Stefano Antonelli ha parlato a Tuttosport delle sue esperienze passate al Torino e all’Udinese, della situazione che sta vivendo il calcio italiano e di alcuni colpi (mancati) di mercato.
Stefano Antonelli, da procuratore per un decennio ad amministratore delegato del Torino, da consulente di mercato dell’Udinese a direttore dell’area tecnica del Siena. Domenica c’è Siena-Udinese, il presente che riceve il passato prossimo. Sensazioni?
«A Torino ho vissuto una parentesi straordinaria, a Udine e ai Pozzo sarò sempre legato da un rapporto straordinario. Per me è stata una palestra che mi ha completato, lì ho capito cosa vuol dire apprendere tutti i giorni qualcosa di nuovo. Sono cresciuto molto, lavorando dietro le quinte e confrontandomi spesso con Gino Pozzo, col quale ho voluto condividere l’opportunità di tornare in prima linea, a Siena, in un ruolo di grande responsabilità. Una scelta ponderata. L’impressione è stata subito ottima».
Certo, accettare di lavorare nel club bianconero proprio nell’estate del calcioscommesse, non è stato facile…
«Non mi nascondo, anzi ero consapevole dell’agitazione che aveva invaso l’ambiente. C’era l’incertezza della categoria, con squalifiche incombenti su alcuni giocatori. Però col presidente Mezzaroma sono bastati 5 minuti per capire che per me era pronto un progetto onesto e importante».
L’Udinese è già fuori dalla Champions e balbettante in campionato. Qualcuno già parla di crisi…
«No, non esiste. A Firenze, prima del ritorno del preliminare col Braga, hanno giocato con Brkic e Danilo, mentre gli altri titolari sono rimasti a riposo. E il match è cambiato negli ultimi minuti. Contro la Juve l’Udinese ha giocato 20 minuti straordinari, poi l’episodio del rigore ha cambiato tutto. Ma lo zoccolo duro è rimasto: gente come Domizzi, Pinzi, Armero, Di Natale… Io sono meno tranquillo, loro sono forti».
Guidolin ha fatto fuori Muriel: questione di chili di troppo…
«Mettiamola così: Luis ha un problema con l’arte culinaria, una sorta di malattia. Ma è un fenomeno probabilmente assoluto: è forte come Alexis Sanchez, però ha più fisicità. Si tratta di situazioni che vanno regolate, ma il valore del ragazzo è indubbio».
Il mercato del Siena: 14 arrivi, 9 partenze, con un attivo di 8,5 milioni, un monte ingaggi intorno ai 18 e una media-stipendi sui 350.000 euro. Vuole darsi un voto?
«Beh, il nostro è stato un mercato in stile Udinese, dove solidità amministrativa, plusvalenze e un chiaro budget di costi sono all’ordine del giorno. Chiaro, spesso ci siamo adeguati alle contingenze, tra squalifiche e infortuni. Senza Vitiello e Belmonte, abbiamo ristrutturato la difesa: è come se all’Udinese togliessero il trio Benatia-Danilo Domizzi in un sol colpo. E’ arrivato, tra gli altri, Felipe, un giocatore mentalmente rigenerato. Ecco, spero che questo possa essere il suo anno: vale un top club.».
Che tipo è Ze Eduardo? Uno che rifiuta un provino al Milan e poi va al Siena…
«Lui, prima di venire in Italia, si è esaltato in una squadra storica come il Santos, in coppia con un certo Neymar. In Europa, anche per colpa degli infortuni, non ha trovato la continuità. Il suo obiettivo è ricordare a tutti quanto sia forte. Ma non deve dirlo, solo dimostrarlo sul campo, con naturalezza».
Però alcuni colpi di mercato sono sfuggiti, da Toni a Bendtner…
«Alt. Premesso che il vero boom sarà il ritorno di Larrondo a novembre, Luca ci è stato proposto più volte, ma siamo stati noi a decidere di non prenderlo. Quanto a Bendtner, mi permetto di dire che il suo arrivo a Siena avrebbe avuto un senso. Qui sarebbe stato il vero valore aggiunto della squadra, il Calciatore con la C maiuscola. E’ stato un affare a un certo punto molto possibile, poi il fascino della Champions ha preso il sopravvento. Ma non c’è stata alcuna scorrettezza né da parte del calciatore, né dall’Arsenal. Però…».
Però?
«Però non so quanto alla Juventus possa essere importante. Bendtner ha bisogno di tempo per tornare al top. Deve andare subito in condizione, altrimenti si fa dura».
E Cosmi?
«Tutti pensano che il nostro allenatore si sia fossilizzato sul 3-5-2. Non è vero: non conosce gli estremismi, è molto attento ai particolari e poi è pure migliorato sotto laspetto gestionale».
Da anni, ormai, il mercato in Italia è fatto di pochi soldi, tante idee e altrettanti prestiti. Cosa vede in prospettiva?
«Io credo che le cose non cambieranno per un po’, in Italia è molto difficile sovvertire una struttura ormai radicata. Ma per assurdo dico che la mancanza di denaro farà emergere le capacità. Il portafoglio ricco agevola il compito. Mi auguro che presto il nostro sistema economico riacquisti solidità, anche nel calcio, una delle sue maggiori espressioni. Però se vogliamo emergere dall’attuale stato di apnea, dobbiamo dare spazio alle idee».
C’è chi vuole bloccare le retrocessioni.
«Ok, ma in questo modo la serie B che senso avrebbe? Guardi, io ho fatto l’agente, colui che per natura deve trarre il massimo nella stipula di un contratto. Ma ora come ora occorre solo ridimensionare i costi, certi contratti faraonici non devono più esistere. Se tutti faranno un passo indietro, in 2-3 anni la situazione può cambiare».
Inghilterra, Germania, Spagna, Francia ci sovrastano e i nostri club sono sempre più costretti a comprare allestero. Dove andremo a pescare i prossimi gioielli?
«Si parla molto del Brasile, senza sapere che anche lì si stanno arricchendo. Bisognerà monitorare il mercato dei Paesi dellex Jugoslavia, che l’anno prossimo potrebbero diventare comunitari. E poi va seguita la serie B francese, ricca di talenti a non finire».
Già, i giovani.
«Il Siena ha dato Verre e un giovane della Primavera allUnder 19. L’altro giorno Arrigo Sacchi mi ha detto: “Abbiamo giocato contro l’Olanda, dove 8 degli 11 titolari giocavano regolarmente nei loro club di appartenenza in serie A”. Una realtà sconosciuta in Italia…».