Tagliavento nuovo dirigente della Ternana: «Aiuterò anche gli arbitri»
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Tagliavento nuovo dirigente della Ternana: «Aiuterò anche gli arbitri»

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L’ex direttore di gara e e nuovo club manager della Ternana, Paolo Tagliavento, ha ripercorso la propria carriera da arbitro durante un’intervista a La Gazzetta dello Sport.

L’ex direttore di gara, Paolo Tagliavento, è il nuovo club manager della Ternana Calcio. La società umbra ha, difatti, ufficializzato l’ingresso nella dirigenza dell’ex arbitro internazionale che assumerà un ruolo molto simile a quello del direttore generale. Tagliavento, da sempre tifoso della società e ternano doc, ha rilasciato ieri un’intervista alla redazione de La Gazzetta dello Sport in cui ha ripercorso tutta la sua carriera. L’ex fischietto ha diretto oltre 200 partite in Serie A e 60 in campo internazionale tra Champions League ed Europa League.

Tagliavento ha dichiarato che la svolta della sua carriera è arrivata nella famosa Inter-Sampdoria passata alla storia per il gesto delle “manette” di José Mourinho che gli ha permesso di dimostrare il suo valore come arbitro. Immancabile una dichiarazione sul gol di Muntari, in un Milan-Juve del 2012: «Sembra un secolo fa, perché oggi quella situazione sarebbe risolta in un secondo. Avevo la sensazione che il pallone avesse varcato del tutto la linea, se vedete le immagini ho già il braccio a indicare il centrocampo. Ma serviva l’ok dell’assistente che era nella posizione migliore, mentre io era al limite dell’area. Era concentrato sul fuorigioco e si perse il gol, mi disse che Buffon aveva parato sulla linea. Peccato».

Tagliavento ha poi proseguito indicando gli “errori arbitrali” che cancellerebbe dalla sua carriera: il gol di Muntari, un Juve-Inter 1-3, diretta a suo avviso molto male e il gol annullato al Crotone contro il Cagliari nella scorsa stagione. Infine l’ex direttore di gara ha concluso l’intervista parlando della sua nuova carriera da dirigente: «Porterò la mia esperienza per far capire che gli arbitri possono sbagliare e vanno aiutati perché la crescita culturale di un Paese passa anche da qui».