Tavecchio: «Italia fuori dai Mondiali, che trauma»
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Tavecchio non si dà pace: «Italia a casa, che trauma! Quasi convinsi Dybala a giocare in Nazionale»

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L’ex presidente della Figc, Carlo Tavecchio non riesce a darsi pace e, tramite le colonne del Messaggero, racconta aneddoti e pensieri su quella maledetta serata di novembre

Oggi pomeriggio alle 14.00 l’inno svedese risuonerà nel Nizhny Novgorod Stadium prima della sfida contro la Corea del Sud. Inno che peggiorerà ulteriormente lo stato d’animo degli italiani, costretti a casa a guardare gli altri giocarsi il Mondiale, poiché al posto di quello svedese la bellissima di Novgorod poteva essere inondata dalla sinfonia di Mameli. Niente di tutto questo. In quella nerissima serata di novembre, la Svezia ci ha meritatamente eliminato, chiudendo anticipatamente il ciclo Ventura-Tavecchio. Proprio quest’ultimo, però, ha dei sassolini nelle scarpe da levarsi e sul Messaggero racconta il suo umore guardando i Mondiali dalla poltrona: «È stato un trauma, certo. A un certo punto, uscendo dalla federazione ho cominciato a cambiare la mia solita strada di casa, in quei giorni. Ma io, dopo la debacle, mi sono dimesso pur avendo la maggioranza. Non lo rifarei, ora: quelli si sono fatti commissariare».

Tavecchio ripercorre le tappe che ha portato l’Italia alla debacle contro la Svezia, fallimento che secondo l’ex capo Figc nasce 4 anni prima: «Questo fallimento nasce in Brasile, 2014. Il ricambio non c’era: impallinato Balotelli, salta la Figc e io divento presidente. Mi rendo conto che il livello che esprimiamo è questo: crisi profonda. Prendiamo Conte: per due anni lo usiamo come un defibrillatore, il motivatore top del mondo. Europei 2016: abbiamo battuto la Spagna, il Belgio dei baby fenomeni, usciti con la Germania campione con quei rigori ridicoli di Zaza e Pellé, che pareva un gigante come Giaccherini. Avevo provato anche con Ancelotti. La Figc può pagare solo 1,5 milioni l’anno per un allenatore. Nei top club c’è chi prende 20 milioni… Mancini ora ha voluto l’azzurro: bene».

Dopo Antonio Conte e il suo straordinario Europeo. Buio pesto. Il progetto Lippi-Ventura che non decolla e quest’ultimo che lamenta di essere stato lasciato solo. Tavecchio spiega: «Lippi salta perché si accorgono di un conflitto d’interessi che – se c’era – c’era da sempre visto che il figlio fa l’agente da vent’anni. Ventura fa 7 vittorie e 2 pareggi: che fai lo cambi? D’altronde avevamo condiviso tutti la soluzione d’emergenza, non solo in Figc. Anche al Coni erano d’accordo, lo ha ricordato Ventura da Fazio. Il ct solo?Macché, nessuna fronda dei senatori: dopo il ko con la Spagna non c’era aria di fronda, ma nemmeno di vittoria. Ventura mi ripeteva stancamente che saremmo passati, ma sull’aereo di rientro dalla Svezia ho cominciato ad avere paura. Poi sento che a Milano ci sono 30 mila napoletani e tu non fai giocare Insigne; che ti ostini a far crossare la palla per un centravanti che non c’è…». 

Mancava, in sostanza, un centravanti alla Balotelli. Tavecchio era un suo sostenitore, nonostante la celebre battuta su Opti Pobbà: «Mandai Ventura a Nizza: si era ripreso, dopo il Brasile. Ma lui niente. Attaccanti così l’Italia non ne sforna da anni. E noi giochiamo senza: mica è matto Mancini che riparte da lui. Con Mario in campo gli svedesi li battevamo sicuro, anche se oggi si fatica pure con l’Arabia. Lui è soprattutto tifoso dell’Italia, so quanto ci tiene all’azzurro: un gol l’avrebbe fatto sicuro. Dissi una battuta infelice, lo so. Ma sono anche quello dei 30 anni di missioni africane: Togo, Benin. L’immigrazione vista dal Sud del mondo potrei spiegarvela. Parlavo di vivai invasi da ragazzini trattati come merce e impoveriti di italiani». 

Tavecchio, analizza il calcio italiano in generale, che a detta sua, è in uno stato di profonda crisi: «Il calcio è in crisi, ma non lo fermi: è un vero interesse pubblico, anche se i presidenti dei top club pensano di fare parte di un enclave». L’ex capo della Figc chiude l’intervista con un aneddoto davvero incredibile: «Infantino mi ha invitato alla finale. Tifo Argentina: sono mezzi italiani e ci gioca Dybala, ero quasi riuscito a convincerlo a giocare con noi (il giocatore aveva l’opportunità di scegliere se giocare con l’Argentina o l’Italia). Con lui e soprattutto Balotelli sarebbe stata un’altra storia»