Udinese, Pozzo: «De Paul? Deciderà lui, pronto a ritoccargli il contratto» - Calcio News 24
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Udinese, Pozzo: «De Paul? Deciderà lui, pronto a ritoccargli il contratto»

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Giampaolo Pozzo ha parlato della sua esperienza alla guida dell’Udinese e del futuro di Rodrigo De Paul

Giampaolo Pozzo, proprietario dell’Udinese da ben 36 anni, ha rilasciato una lunga intervista al Corriere della Sera dove ha parlato della sua lunghissima esperienza in bianconero ma anche del futuro di Rodrigo De Paul.

ZICO ALL’UDINESE – «No, penso gli affari e il calcio in modo diverso. Ma mi fece piacere vederlo a Udine. Avevamo voglia di essere guardati, ci sentivamo un po’ spersi nel mondo. Eravamo riemersi dopo venti anni di serie C. Poi Sanson se ne andò per colpa di un finto mal di cuore e tutto passò alla Zanussi, la seconda realtà industriale italiana dopo la Fiat. Zico era vecchio, altrimenti non ce lo avrebbero dato a quel prezzo. Ma fu un grande colpo per una città che aveva bisogno di allegria. Si cominciò a parlare di Udinese dovunque, mettemmo il primo maxi schermo, rimase a lungo il più grande del mondo. Erano record che ci inorgoglivano. Poi arrivò il tempo di pagare il lusso. I dirigenti fecero un po’ di traffici per rimanere in A e finì che ci dettero 9 punti di penalizzazione quando le vittorie valevano 2 punti e le partite erano solo 30. Impossibile salvarsi». 

ARRIVO A UDINE – «Dovevamo fare una cordata, c’erano dentro Zoppas, Zamparini e altri. Mi chiesero di dare una mano e accettai volentieri. Alla fine erano rimasti solo i miei soldi, gli altri tutti scomparsi. Sono rimasto per salvare l’investimento, mi seccava buttar via soldi così. E divenni presidente. Era il 1986. Naturalmente retrocedemmo, ma da lì cominciò un’altra storia. Sono 26 anni consecutivi che siamo in A e abbiamo partecipato 14 volte alle coppe europee, 3 volte in Champions». 

DE PAUL – «Noi non abbiamo necessità di vendere. Deciderà lui. Ma se volesse restare sono pronto a rivedere il suo contratto». 

DI NATALE – «Lui è stato il migliore in assoluto. Mai capitato uno che rinuncia a giocare in una grande squadra per rimanere con noi. Avevo in stanza il suo procuratore, Carpeggiani, che era venuto a portare l’offerta della Juve e a chiudere. Di Natale mi guardò e disse: presidente, se posso resto. E io quasi commosso risposi, avanti!».

SQUADRE ESTERE – «Il calcio è l’hobby di famiglia. C’è chi si iscrive a un circolo di golf o gioca a bocce. Ma in casa ci è sempre piaciuto la sensazione di sofferenza e piacere che dà il calcio. Capitò un’occasione in Spagna, il Granada in serie C. Con mio figlio decidemmo di comprarlo. Lo riportammo subito in prima serie, un gran bel lavoro, l’abbiamo tenuto sei anni poi l’abbiamo venduto. L’esperienza ci era piaciuta. Abbiamo continuato a guardarci intorno, a Londra, dove avevamo altri nostri interessi. Così è nato il Watford. Se ne occupa mio figlio, ormai vive a Londra».