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2014

Backheel’s Kitchen – Dieci colpi di tacco storici

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Da Bettega a Zola passando per Socrates e Mancini: dieci tacchi storici

COLPO DI TACCO – Spalle alla porta, con il pallone che arriva dall’alto o rasoterra, un giocatore normale tende a stoppare il pallone e magari a girarsi per concludere in porta o per passare la palla. Il rischio però è alto, sbagliare lo stop o girarsi male equivale alla perdita del possesso e quindi c’è un altro modo per riuscire a sfangarla in occasioni del genere. Qui emerge infatti la figura del fuoriclasse, quello che con un tocco ne evita dieci e che con un semplice movimento della gamba aggancia col tacco il pallone, lo arpiona, lo scaraventa in rete o verso un compagno mentre la gloria imperitura è lì che lo attende. La storia del calcio è piena di colpi di tacco, alcuni fantasiosi, altri eleganti, altri ancora sbruffoni o inutili: prima che diventasse un vezzo e che i difensori iniziassero ad usarlo pure nella propria area (non si fa!), il tacco era sinonimo del numero dieci, salvo rarissime eccezioni. Ecco per voi una backheel parade, dieci colpi di tacco che a loro modo hanno fatto la storia.

BETTEGA – Parlavamo di eleganza, quindi non potevamo non iniziare – anche per via del rigoroso ordine alfabetico – dalla Juventus anni Settanta e dal signor Bettega, che il 31 ottobre 1971 strabiliò le platee di Serie A nella sfida stravinta a San Siro contro il Milan: Anastasi si invola sulla destra, cerca il fondo e crossa basso per Cabeza Bianca, il quale è girato di profilo verso la porta e quindi deve solamente aspettare che la sfera gli passi tra le gambe prima che lui l’accarezzi dolcemente verso il secondo palo. Il Ragno nero Cudicini, stupefatto, può solo aspettare che la palla entri. E’ uno dei primi gol di tacco decisivi nella storia della Serie A.

CRESPO – Uno dei migliori attaccanti stranieri transitati dal nostro campionato è Hernan Crespo, che ai tempi del Parma era forse la miglior prima punta in circolazione. Goleador di razza ma anche qualità sopraffina per il signor Crespo, che in uno Juventus – Parma segnò tre gol decisivi per il 2-4 finale e per le dimissioni di Marcello Lippi. Il gol della tripletta arrivò su un cross teso di Veron diretto verso Peruzzi, ma il Valdanito si avventò sulla sfera come un rapace e invece di tirare di destro, girò la palla in rete con il tacco lasciando di sale il portiere bianconero. Il copyright definitvo sul colpo di tacco Crespo lo mise nella finale di Coppa Italia 1998-99 con la Fiorentina.

DEL PIERO – «Signore e signori, Del Piero: l’Italia ha trovato un grande campione» è la frase Massimo Marianella pronuncia profeticamente quella sera del 1994 dopo la doppietta del giovane Del Piero alla Lazio. Anni più tardi, prima del tremendo infortunio nel 1998, Pinturicchio ha modo di mostrare in mondovisione quanto la sfrontatezza e il genio possano andar bene anche per uno come lui che bad boy non è mai stato. Finale di Coppa dei Campioni 1997 a Monaco, la Juventus è sotto due a zero e lui con la classe del campione riapre la gara con un tacco splendido, che però non basterà ai bianconeri: la Coppa va al Borussia Dortmund.

GUTI – La frase di Amici Miei dove viene esposta l’estetica personale del genio di Necchi è ormai una citazione arcinota ma calza a pennello con questa meraviglia di Guti. Giocatore discusso soprattutto per il suo carattere un po’ così, Guti ha comunque dispensato perle di rara saggezza pallonara, come quella sera a La Coruna quando – su un campo tradizionalmente ostile – sembra inciampare sul pallone davanti al portiere. E invece no, quello è un tacco, inspiegabile ma è un tacco. Risultato? Benzema mette dentro. Guardate il video, Guti non si guarda mai alle spalle, mai.

HIGUITA – E ora parliamo di un portiere. Sì, avete letto bene, un portiere. Se non abitate sul Monte del Sapone comunque sapete che tipo sia Josè Renè higuita Zapata, portiere colombiano noto per la capigliatura bizzarra, per il look da fungaiolo pistoiese, per i gol su punizione e soprattutto per la Mossa dello Scorpione: una parata fatta con una capriola in avanti, colpendo la palla con i due tacchi, qualcosa che non st né in cielo né in terra. Jamie Redknapp ad esempio è ancora lì sul prato di Wembley a chiedersi come abbia fatto quell’Higuita lì a parargli un pallonetto superbo con il tacco. Pazzo pazzo pazzo Higuita.

IBRAHIMOVIC – Scegliere un tacco solo per un giocatore come Ibrahimovic è come portare la fidanzata da Zara e sperare che spenda meno di venti euro: impossibile. Ibrahimovic è il re dei colpi di tacco, anche se forse il più storico è anche, ahinoi, quello che condannò di fatto l’Italia all’eliminazione dall’Europeo in Portogallo nel 2004. Nei minuti finali della sfida con la Svezia, Ibra si avventa su un’uscita di Buffon e alza il tacco oltre il limite previsto dalla fisica spedendo la palla là dove Vieri non può arrivare. E’ un gol insano. E’ un prodigio della tecnica, ma non frutto di ricerche e sperimentazioni: quelle poi arriveranno negli anni a seguire in Serie A.

MADJER – Se Bettega ha introdotto il concetto di gol di tacco in Serie A, in Europa è toccato a Rabah Madjer. Algerino classe 1958, Madjer aspettò il 27 maggio 1987 per passare alla storia del calcio e della lingua francofona: al 78′ dette il via alla rimonta del Porto contro il Bayern Monaco a Vienna in finale di Coppa dei Campioni con un gol di tacco segnato con la naturalezza da campetto. Diventerà il tacco di Allah e in francese ancora oggi un colpo del genere è detto Madjer. Lo stesso algerino passerà pure da Milano sponda Inter ma piccoli problemi di cuore lo bloccheranno prima dell’inizio della sua avventura nerazzurra. 

MANCINI – Quando un cognome semplifica le cose. Roberto Mancini nel 1998 illumina la notte del Tardini con un taconazo mostruoso, palla sul primo palo e la punta della Lazio arpiona il pallone con l’uncino che ha in fondo al piede destro battendo Buffon, che di solito subisce solo gol spettacolari. In Brasile c’è un ragazzetto che viene chiamato Mancini (copyright Toninho Cerezo) proprio in onore al Roberto laziale. Nel 2003-04 questo Amantino Mancini sblocca un derby con la Lazio con un colpo di tacco al volo che normalmente si fa solo quando si gioca alla tedesca. Quando un cognome semplifica le cose.

SOCRATES – Se si parla di tacchi, non si può non citare il Dottore, uno dei giocatori più belli da vedere della storia del pallone. Sócrates Brasileiro Sampaio de Souza Vieira de Oliveira, detto Socrates, è stato calciatore, politico e ballerino anche se quest’ultimo mestiere era insito nel gioco del calcio, perché danzava sul pallone e molto spesso dava delle belle frustate col tacco alla sfera. Non c’è un tacco preciso per cui viene ricordato il grande Socrates, era in grado con un semplice movimento all’indietro del piede di aprire praterie per i compagni di squadra. Un signore, il calciatore con più cervello da quando la palla è rotonda.

ZOLA – Se il Tamburino Sardo è considerato all’unanimità uno dei calciatori più forti del Chelsea un motivo ci dovrà pur essere. I trofei alzati a Londra, le gare giocate da capitano, i gol per i Blues ma anche una magia, un gol da sigla televisiva, come si diceva un tempo. FA Cuo 2001-2002, si gioca Chelsea – Norwich allo Stamford Bridge, Le Saux batte un angolo da destra, la palla è calciata male verso il primo palo dove Zola sbuca anticipando tutti i difensori. Il tempo si ferma mentre la palla viene spedita delicatamente dal suo tacco destro sotto l’incrocio sul primo palo. Che gol amici, una delizia.