La scivolata di Mascherano - Calcio News 24
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2014

La scivolata di Mascherano

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Il timbro dell’uomo del popolo: la finale Germania-Argentina si giocherà anche grazie a quelli (pochi) come lui

OLANDA ARGENTINA BRASILE 2014 MONDIALI – Semifinale che definire tesa è un eufemismo: ha regnato il rispetto dell’una per l’altra, il rilievo della posta in palio e dunque l’accortezza delle fasi difensive sul talento degli attaccanti. Il livello tecnico della partita non è stato esaltante ma ci lascia in eredità una finale incredibile di cui parleremo in seguito.

LIDER MAXIMO – Il rivoluzionario Javier Alejandro Mascherano e la sua folle prestazione sopra le righe: chiunque aspetta la giocata del fuoriclasse per esaltarsi a patto però che sappia apprezzare anche il resto. E tutto il resto – soprattutto in partite come Olanda-Argentina – si traduce e trova spiegazione nel sentiero della battaglia: lì dove ad esaltarsi sono gli uomini di spiccata personalità, gli uomini del popolo. Chi ha carattere in queste occasioni non tradisce mai e, nel computo finale, il suo peso è assolutamente parificabile a quello del talento puro: fino alle semifinali l’Argentina ci è arrivata grazie alle giocate del suo fenomeno Leo Messi, alle fiammate ed all’intelligenza di Di Maria, al colpo di Higuain ma anche e probabilmente a sorpresa grazie ad una fase difensiva che per intenderci ha subito un gol in meno della Germania. Tre le reti incassate dalla Seleccion e quattro dagli uomini di Loew.

FOTOGRAFIA MONDIALE – Cosa sarebbe accaduto senza i quattro gol e gli assist di Messi? Senza l’apporto totale di Di Maria o alla trovata di Higuain? Sì, ma cosa sarebbe accaduto senza quella scivolata di Mascherano su Robben al 90’ minuto di Olanda-Argentina? Un gesto commovente e di impressionante caratura atletica. E che racchiude tutta la dedizione alla causa e l’attaccamento alla maglia – o meglio ad un popolo – che spetta riconoscere ad uno come Javier Mascherano. Fino a quel momento le due squadre hanno fatto poco per avere la meglio l’una sull’altra ma improvvisamente – come del resto accade quando si ha a che fare con i grandi campioni – l’Olanda si accende sull’asse Robben-Sneijder: uno-due di terrificante bellezza ed efficacia, il secondo suggerisce con uno splendido tacco per il conclamato velocista che salta Garay in allungo e si presenta a tu per tu con Romero. In quel momento la partita è di fatto finita: proprio Garay, uno dei migliori difensori in circolazione, alza bandiera bianca e lo si vede dalla sua faccia. Ha già rinunciato al sogno della finale. In telecamera però compare il buon Jefecito (nel video proposto da 0:50 in poi) che con un allungo impensabile dopo 90 minuti di lotta stoppa Robben sul più bello. Non vale un gol? Avete ragione, forse ne vale due. E se non vi risulta spettacolare sono problemi vostri.

LA FINALISSIMA DEL MARACANA’ – Personalmente auspicata: alla vigilia del Mondiale la razionalità mi consigliava di puntare su solidità, organizzazione, serietà, programmazione e talento di questa Germania mentre l’irrazionalità di scommettere sulla follia dell’Argentina. Tanti elementi contro uno solo. Che poi anche quest’Argentina si sia dimostrata in corso d’opera meno folle e più quadrata di quanto si ipotizzasse tanto di guadagnato. Sì, niente male una finale al Maracanà tra Messi e Neymar, ma con il forzato addio al Mondiale di quest’ultimo il piatto forte è inevitabilmente diventato il remake tra Argentina e Germania. La bella, si potrebbe dire, dopo le due finali Mondiali già disputate: Messico ’86, la Coppa che incoronò Diego Armando Maradona nel cielo del calcio, ed Italia ’90 nella notte della puntuale rivincita tedesca. Leo Messi vede El Pibe de Oro ma dovrà attingere da ogni sua inesplorata risorsa per avere la meglio di una Germania piena di sé dopo l’umiliazione inflitta al Brasile padrone di casa. Germania che centra il record di finali mondiali – otto, superando il Brasile fermo a sette – e che nelle sette finora disputate ne ha perse addirittura quattro (Inghilterra ’66, Spagna ’82, Messico ’86, Corea/Giappone 2002). E’ la finale più disputata nella storia dei Mondiali – mai due squadre contro in tre occasioni – e tutti gli elementi che la circondano, su tutti il Mondiale nel Mondiale di Leo Messi all’inseguimento di Maradona, possono renderla la partita del secolo.