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Brocchi: «Questo Milan non ha fame»

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«Non mi giocano contro, ma so chi può aiutarmi e chi no»

Lunga chiacchierata ieri con la stampa per Cristian Brocchi, che ha preso parte al Media Day organizzato dal Milan in vista della finale di Coppa Italia contro la Juventus. Si parte, dunque, proprio dalla sfida di sabato: «Vincere non dovrebbe cambiare la valutazione della stagione che resterebbe comunque negativa. In caso di successo non bisogna farsi fregare, sarebbe un rischio pensare di aver svoltato», il monito dell’allenatore rossonero, che non si lascia spaventare dalla differenza di valori con la Juventus: «Io e il mio staff stiamo studiando la Juve dal primo giorno in cui ci siano insediati. Ogni giocatore deve avere la consapevolezza di andare ad affrontare la partita con il veleno e la fame giusta, altrimenti sarà inutile».

SENZA FAME – Nel corso del colloquio con i giornalisti emerge tutta la rabbia di Brocchi per le prestazioni della sua squadra, partendo dall’ultima contro la Roma: «Quella partita è la cosa che mi ha più deluso di questo mese. L’obiettivo contro i giallorossi non era vincere, perché al sesto posto non ci speravo più di tanto, ma vedere una squadra che mi desse delle garanzie per la finale. Volevo vedere la fame di vincere e sono rimasto spiacevolmente sorpreso di non ritrovare nulla di quanto avevamo preparato. E’ stata una delusione. Adesso non voglio neanche pensare che un giocatore che non ha mai giocato una finale o alzato un trofeo in carriera giochi contro la Juventus senza il giusto atteggiamento», ha spiegato Brocchi, che si aspetta cattiveria e mentalità vincente dai suoi giocatori. Nessuno comunque gli rema contro: «Ho visto maggiore positività dopo giorni di paura, come se in molti avessero capito di essere alle porte di una gara fondamentale per la loro carriera. Non mi hanno giocato contro, è impossibile che mi giochino contro in 25. Comunque ho un’idea chiara sui giocatori che non mi possono dare niente, so chi non mi potrà dare una mano contro la Juventus. Se li lascerò a casa? No, perché non voglio creare alibi alla squadra che deve rimanere concentrata sulla partita».

IL COMPITO – Lunedì sera ha avuto un contatto con il presidente Silvio Berlusconi: «Ho avuto il mandato di allenare secondo le mie idee, di cambiare e iniziare subito a svolgere un lavoro di preparazione a un nuovo gioco in vista del futuro e per questo mi sono preso del lecchino e dell’incompetente anche se in due anni non sono mai andato da lui a dire “metta me, metta me”. Se mi avessero detto di proseguire il lavoro di Mihajlovic e portare al termine la stagione facendo più punti possibile, lo avrei fatto, ma era un altro discorso. Mi è stato chiesto di capire chi fra i giocatori poteva fare certe cose e chi no: qualcuno doveva iniziare a farlo perché sono due anni e mezzo che nell’ambiente rossonero si vive nella negatività, si applica un gioco difensivo che non fa parte della storia di questo club. Nelle cene di Arcore il presidente mi detto che avrei dovuto iniziare a “mentallizzare” la squadra a giocare un calcio diverso, mi ha scelto per il mio lavoro fra i giovani e per il dna Milan che potevo trasmettere ai giocatori. Come ho detto, pensavo di essere più avanti, invece la gara con la Roma mi ha detto che i giocatori sono consapevoli delle mie richieste, ma non sono ancora in grado di applicarle in partita. Non penso di aver sbagliato a dire di sì a Berlusconi, in quel momento non avrei potuto non accettare, anche perché io ho rispetto per chi da 30 anni mi dà da vivere. Non so se rimarrò al mio posto, se vincere la Coppa Italia sarà una discriminante, ma io voglio il bene del Milan e sarò felicissimo di vederlo tornare ai vertici, con me o senza. Sicuramente questa esperienza, comunque stupenda, mi lascia la certezza di essere un allenatore».

AREE SCOLLEGATE – Il Milan è lontano dall’essere quello che ricordiamo: «Ci sono giocatori da Milan, con le caratteristiche giuste e la voglia di crescere, ma ci sono anche quelli che non sono pronti. Un tempo l’ambiente e tutte le aree del club erano unite fra loro e si lavorava per un solo obiettivo. Oggi tutte le aree sono scollegate. Ma questo si può creare solo partendo insieme da inizio stagione: quando sono arrivato nel settore giovanile abbiamo perso molte gare a inizio stagione, prendendo tanti gol e in molti mi davano del matto. Poi però, remando tutti dalla stessa parte, abbiamo raggiunto i risultati». Infine, una precisazione sulla voce secondo cui un nutrizionista abbia scombussolato qualche giocatore, come Juraj Kucka e Gigi Donnarumma: «La società ha voluto inserirlo. Io non ho dato nessun obbligo. Kucka non si trovava bene ed è tornato all’alimentazione a cui era abituato».