Nel giorno di Dzeko si gioca un’altra partita - Calcio News 24
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2015

Nel giorno di Dzeko si gioca un’altra partita

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L’Opening Day della Roma tra protagonisti in campo e fuori: Sabatini e Gerson presenze “immateriali”

Edin Dzeko si è presentato alla Roma in linea con il valore della sua carriera: un attaccante che per segnare non ama farsi pregare. E’ lui il protagonista dell’Opening Day giallorosso: incensato dal popolo giallorosso che lo ha accolto come accadde con Batistuta, ha risposto con una doppietta – rifilata al Siviglia nell’ultima esibizione del precampionato – che già fa sognare il popolo della Roma.

SOMIGLIANZE E DIFFERENZE – Il riferimento a Gabriel Omar Batistuta giunge immediato perché è il centravanti argentino l’unico della vasta lista di pretendenti ad essere riuscito nel grande intento: quello di portare lo scudetto a Roma. Convivendo con capitan Totti. Infinita in tal senso la lista di attaccanti – buoni o meno decidetelo voi – che dopo vani tentativi hanno scelto di cambiare rotta perché tutti messi in riga dall’eroe di casa: Destro soltanto l’ultimo dei casi, non andrà così con Dzeko. Troppo alto il livello del calciatore (come o pressoché quello di Batigol), simili anche i momenti in cui i due cannonieri sono giunti all’ombra del Colosseo: 29 anni il bosniaco, 31 il sudamericano, entrambi dunque dopo aver trascorso una vita a segnare altrove. La differenza sta proprio nel carattere della convivenza con Francesco Totti: Batistuta lo ha fatto in campo sfruttando la giovane età del capitano non costretto dunque ad agire esclusivamente da centravanti, oggi invece Totti si accomoderà in panchina per lasciare spazio al bomber conclamato.

IL DISEGNO DI GARCIA – Lo si è visto nella prima frazione di gara: una Roma che ruoti attorno al Kloc, il lampione come veniva originariamente appellato nella sua Bosnia. Per esaltarne le doti realizzative – bellissimo il primo gol, espressione di buona parte delle sue caratteristiche – ma non solo: l’assist servito a Nainggolan dimostra come il centravanti venuto dall’Est sia anche pedina in grado di leggere i movimenti dei compagni e dettarne i tempi d’inserimento. Sarà rifornito dalle corsie, rifornirà i centrocampisti. Questa l’idea: se funzionerà o meno lo stabilirà il campo, come sempre unico giudice supremo. Che porta in eredità un consiglio: non esaltarsi prima del dovuto. Soprattutto in piazze come quelle centromeridionali dove troppe volte bastano un paio di colpi e qualche sorriso dal calcio estivo per riempirsi la bocca della parola scudetto.

L’ALTRO PROTAGONISTA IN TRIBUNA – All’Opening Day di casa Roma ha partecipato anche l’altro grande colpo dell’estate giallorossa: Gérson Santos da Silva. Nato a Rio de Janeiro nel 1997, i primi passi calcistici hanno mostrato stimmate da predestinato: è l’operazione più alta compiuta da Walter Sabatini in qualità di direttore sportivo della Roma e forse quella che più lo descrive. Un uomo ed un professionista dall’ambizione sconfinata che vive il suo lavoro come una missione, un visionario che antepone la lettura del futuro alle eventuali critiche feroci del presente e che dunque non teme di osare in nome dell’ostinata ricerca del talento. Quello che un giorno potrà permetterti di guardare negli occhi il Barcellona di turno e non recitare il ruolo della vittima sacrificale. Fenomenale la gestione del caso scatenato dalla foto circolata sui social che ritraeva il giovane brasiliano vestire la maglia numero 10 della Roma con il suo nome e non quello oramai storico di capitan Totti: Sabatini sa bene che l’era Totti sia agli sgoccioli – chi non accetta l’idea che ogni cosa abbia una sua fine è destinato a tirare avanti – e detta la successione nell’unico modo possibile, sparigliando le carte con il futuro approdo del fenomeno dall’altro mondo. Gli spedisce in prima persona la maglia incriminata e nella sequela di azioni scatenate dall’evento – oltre all’indicata successione – c’è la nota scritta proprio da Totti: “La 10 non va ritirata, ognuno ha il diritto di sognarla”. E se a qualcuno restasse il dubbio in merito a possibili colpi bassi rifilati dal ds al capitano, ecco la risposta: “Ho spedito io la maglia a Gerson, per convincerlo a scegliere Roma abbiamo usato argomenti diversi dal denaro e tra questi c’era la presenza di Francesco Totti”. Geniale vero? E dire che qualcuno, invece di esaltarlo per tutto ciò, lo glorifica per le ricche cessioni di Romagnoli e Bertolacci. Commercialisti improvvisati.