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Quanto è buona la minestra riscaldata: le tre mosse di Spalletti

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Le tre mosse con cui Luciano Spalletti ha ribaltato la Roma

Asfaltata anche la futuristica Fiorentina di Paulo Sousa: sette le vittorie consecutive della banda Spalletti, la Roma da quando ha iniziato a vincere non si è più fermata. Due passi di assestamento – il pareggio casalingo con il Verona e la sconfitta dello Juventus Stadium – e poi soltanto vittorie: in ordine Frosinone, Sassuolo, Sampdoria, Carpi, Palermo, Empoli e Fiorentina.

CASO TOTTI – Sono tre le mosse rilevanti con cui Luciano Spalletti ha ribaltato le sorti della Roma: la prima, quella cruciale, si è tenuta fuori dal campo di gioco. Il nuovo ed allo stesso tempo ex tecnico giallorosso ha manifestato sin da subito – e poi ripetuto alla prima occasione buona – il suo pensiero: chi ha voglia di lavorare e migliorare fa parte dei nostri, chi non ha questa sete può accomodarsi alla porta. Che poi tradotto rende: chi sta con me e mi segue sta con la Roma e rema nella direzione complessiva e non individuale. Senza sconti: lo dimostra il caso Totti. Non c’è spazio per gli individualismi neanche se il tuo nome è quello di chi ha scritto la storia di questa squadra: del resto, se lo consenti ad uno, poi come ti comporti con i Maicon ed i Keita di turno? Lo afferma Spalletti, non sono opinioni. Un giorno sbufferà il tuo capitano, l’altro giorno chi nel suo curriculum presenta scudetti e Champions League. E la bussola va a farsi benedire in meno di un attimo.

DZEKO NON DZEKO – Quattro delle sette vittorie consecutive ottenute dalla Roma sono arrivate in concomitanza della non titolarità di Edin Dzeko: in queste quattro rientrano le tre vittorie dal tasso di difficoltà più alto incontrato ad oggi dalla banda Spalletti, ossia lo scontro diretto con la Fiorentina e le delicatissime trasferte di Sassuolo ed Empoli. Per la cronaca, il centravanti bosniaco non era sceso in campo dal primo minuto neanche nella sfida di Champions League con il Real Madrid di Zidane. Viene da domandarsi: quando si alza il livello della contesa non c’è spazio per il centravanti di ruolo? Beh, che Spalletti ami un certo tipo di attaccanti non è oggetto misterioso. Basta ricordare la sua prima era in giallorosso – con l’invenzione dell’impiego di capitan Totti, storia si suppone a tutti nota – per tracciare una linea mai interrotta: il tecnico di Certaldo ha iniziato puntando tutto su Dzeko (titolare nelle prime tre gare della sua gestione) ma ha presto virato quantomeno su un utilizzo part-time che, in determinati casi e contro determinati avversari, più si addice alla sua idea di calcio. Anche in questo caso senza sconti: del resto se con Spalletti la Roma segna alla media di 2.55 gol a partita può andar bene lo stesso, no?.

L’INSERIMENTO DEI NUOVI – Aspetto strettamente collegato al precedente: l’ultima sessione di calciomercato ha fornito a Luciano Spalletti due strumenti perfettamente integrabili nella sua enciclopedia calcistica. Diego Perotti pare disegnato in un suo ideale laboratorio: falso nueve all’occorrenza, abile nel tornare indietro e duettare alla perfezione con attaccanti esterni e centrocampisti, ancora meglio da trequartista dove può risplendere nella sua arte migliore, la produzione di assist. Sono già quattro (incredibile) in sei gare disputate in giallorosso, due le reti per un calciatore che invece ha sempre segnato poco: Spalletti lo ha mandato in campo dal suo primo giorno in quel di Roma e salvo il turno di riposo riservatogli con il Palermo non se ne è più privato. E poi il piatto forte: Stephan El Shaarawy. Il Faraone sta facendo la differenza, poche storie: segna su medie realizzative tali di un certo Gonzalo Higuain, cinque reti (e due assist) in sei partite di campionato, di cui alcune gemme di rara bellezza. Aveva voglia di spaccare il mondo, bene, ed ha trovato un allenatore sulla sua medesima lunghezza d’onda: prendersi il futuro. La minestra riscaldata solitamente non è buona come quella originale: intanto nel weekend la mangerà il buon Luciano, al terzo posto solitario della classifica (Roma quinta a cinque punti dal terzo posto nel giorno del suo ritorno) e davanti alla tv. Guardando cosa faranno le milanesi, certo, ma prestando un occhio avanti a sè.