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Simplicio si racconta: «Sacchi come un padre, diceva che potenzialmente ero più forte di Kakà. Roma scelta per Totti e De Rossi. Errori di gioventù? Ranieri ci sgridò per questo motivo»
Simplicio si racconta: queste le parole dell’ex centrocampista giallorosso, tra le altre, ai microfoni della Gazzetta dello Sport
L’ex centrocampista brasiliano Fabio Simplicio si è raccontato senza filtri in un’intervista concessa a La Gazzetta dello Sport, ripercorrendo la sua carriera italiana tra grandi allenatori, compagni leggendari, sliding doors di mercato e qualche eccesso giovanile.
L’ARRIVO IN ITALIA – «Fu Sacchi a segnalarmi. Diceva che potenzialmente ero più forte di Kakà. In realtà Ricardo faceva un altro sport. Ma Arrigo con me fu come un padre, oltre che un grande sponsor. Mi accolse in città e mi disse di entrare sempre duro. Il risultato? Nelle prime tre partite presi tre gialli. Ma lui mi diceva di insistere».
GLI ANNI DI PARMA – «Fantastici, anche se all’inizio ho faticato ad ambientarmi. Poi con Morfeo, appena imparato l’italiano, ci siamo fatti delle gran risate. Mimmo è unico, fortissimo, con una classe da top. È uno di quelli che metto nell’Olimpo, insieme a Totti. Sono i due più forti con cui abbia mai giocato».
LA SCELTA DELLA ROMA – «L’ho scelta per il prestigio e per giocare con Totti e De Rossi. Ci siamo divertiti tantissimo. Daniele è un brasiliano mancato: aveva l’anima del festaiolo, ma in campo era un esempio, un tifoso in campo».
TOTTI – «Mi sono emozionato due volte: quando ho visto lui e quando ho visto Papa Bergoglio a San Pietro. E si chiamano entrambi Francesco. È stata una cosa speciale».
GLI ECCESSI DI GIOVENTÙ – «Con Ranieri capitò di festeggiare il carnevale brasiliano. Il giorno dopo eravamo dei cadaveri, io non vedevo la palla. Claudio ci sgridò e ci mandò a fare la doccia. Una volta, a Parma, entrai con la macchina in una fontana: ero ubriaco e non riuscii a fermarmi. Possiamo dire che fu un errore di gioventù…».
L’INTERESSE DELL’INTER – «Sì, sono stato vicinissimo. Parlai con Moratti e so che Mourinho mi avrebbe voluto in mezzo al campo. Saltò tutto per soldi e contropartite, ma io sarei andato volentieri».
LA JUVENTUS – «Anche lì ci fu qualcosa. Mi chiamò Amauri dicendomi che i bianconeri mi seguivano. Mi sarebbe piaciuto giocare ancora con lui, ma sono felice di essere andato alla Roma».
LA DELUSIONE SABATINI – «Walter Sabatini mi ha fatto fuori sia a Palermo che a Roma. Più che le scelte, mi fecero male i modi: nessuno mi coinvolse, solo un “devi andartene”. Non l’ho più sentito e non lo stimo».
ZAMPARINI – «Un tipo particolare, con le sue fisse. Cambiava allenatori in continuazione, ma con me è sempre stato un signore. Mi diceva solo una cosa: attacca sempre».
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