Sannino: «Tutta la verità sull'addio al Watford. Battocchio grande uomo, sul Bologna..» - Calcio News 24
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2014

Sannino: «Tutta la verità sull’addio al Watford. Battocchio grande uomo, sul Bologna..»

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Il tecnico ci racconta i motivi dell’addio

Il primo settembre scorso Giuseppe Sannino decise di rassegnare le dimissioni da tecnico del Watford. Una scelta sorprendente, considerando le quattro vittorie ottenute in cinque turni di campionato. Il tecnico campano ha salutato tutti con il sorriso stampato, spendendo parole di elogio verso la società e i suoi tifosi. Allora perchè cambiare? Molte le ricostruzioni, le voci. Beppe Sannino sceglie Calcionews24.com per raccontare la sua verità e lo fa con la massima chiarezza, emozionandosi anche nei ricordi.

Mister, sono passati nove giorni dalle sue dimissioni presentate al Watford. Per uomo di campo come lei, non sarà stata una scelta facile.
«E’ stata una scelta mia questa, non la ho subita diciamo. Il campo per noi allenatori è tutto, è il massimo. In questo momento non sto a pensare troppo, a me non piace pensare se una cosa è stata sbagliata, i se e i ma e i forse. E’ un mio motto, un mio modo di vedere le cose. Adesso è il momento di stare fermi, sarà il destino che mi darà poi una nuova opportunità. In questo momento, voglio essere sincero: metteròa  posto casa mia e poi seguirò molti allenamenti in giro per l’Italia. Non c’è questa smania di ributtarti dentro per forza, se deve capitare capiterà da sola».

Facciamo un passo indietro: si è parlato di una difficoltà nell’apprendere la lingua inglese come motivazione, è vero?
«No, assolutamente. Quando una persona decide di fare una cosa, come è successa a me, lo fa con cognizione di causa. Ormai io parlavo bene con il mio staff, con le persone che stavano con me. Sono cose che inizialmente possono sembrare difficili, io personalmente mi rapportavo con una stampa importante. Volevo sempre una persona che mi traducesse, perchè se sbagli un verbo o una virgola eri esposto a dei franteindimenti. Ero io che volevo una persona li per non sbagliare, i motivi erano sicuramente altri. Avevo accettato questa opportunità con grande entusiamo ma sa, loro hanno tante cose migliori delle nostre e altre no. Quando le cose si sposano, bene. Per me la tattica durante la settimana è fondamentale. Voglio fare l’allenatore in una certa maniera, sentirmi importante. Voglio fare l’allenatore a modo mio e purtroppo non mi sentivo come volevo, ne ho parlato con il Presidente. Lui è davvero una persona straordinaria ma non c’erano più le condizioni. Siamo stati d’accordo nel trovare questa soluzione, la più indolore per tutte e due le parti. La squadra può vincere il campionato, è a un punto dalla prima in campionato, è piena di giocatori importanti».

Molti dei meriti sono suoi, aveva inziato con quattro vittorie su cinque partite.
«Ho fatto un passo indietro, quando sono arrivato l’anno scorso eravamo arrivati a lottare per i play-off, se non fosse per quella partita con il Qpr. Se non avessimo perso ci saremmo arrivati, nelle ultime giornate ci siamo lasciati andare. Il calcio va a volte oltre i risultati ottenuti, quello che mi mancherà è la partita al sabato. Quello che riescono a darti i fans, i tifosi è incredibile. Sono sempre tanti, a volte 20000, altre anche 30000. E’ troppo bello, quello mi mancherà. Poi per il resto, siamo dei professionisti e si volta pagina. Un grande grazie a chi mi ha dato la possibilità di allenare li».

Anche in Championship si respira un’aria diversa, più emozionte? Il connubio squadra-tifosi è molto forte?
«E’ un clima che bisogna vivere per capire cos’è. Poi parliamo di serie B ma in realtà è calcio vero. Quando entravo negli stadi, quando i tifosi cantavano il loro inno era qualcosa di incredibile. I nostri fans erano fantastici ma un plauso va fatto anche agli altri. Lo vorrei vedere anche in Italia, è un sogno e mi auguro che si possa migliorare».

Il momento più bello della sua esperienza al Watford?
«L’ultima partita di campionato abbiamo giocato in casa contro l’Huddersfield. Io sapevo che, siccome era l’ultima, noi dovevamo entrare negli spogliatoi e poi riuscire per salutare il pubblico che ci aspettava. Noi quella partita l’abbiamo persa 1-4, di uscire fuori con la nostra mentalità è difficile. Sarebbe utopistico in Italia pensare di salutare il pubblico dopo un tonfo del genere, in casa. Da noi è inconcepibile, questo è il ricordo più bello e più brutto. Siamo usciti dallo spogliatoio e siamo stati comunque applauditi da tutti i fans. Ci dicevano di tenere alta la testa e di guardare i tifosi, perchè secondo loro avevamo fatto un bel campionato. Questi sono i ricordi più belli, non le vittorie. I momenti che ti fanno capire come possa essere diverso la mentalità, poi ne abbiamo altre cose belle rispetto a loro. Noi non sappiamo vivere le sconfitte come loro, noi pensiamo ma a me piace essere cosi. Mi incavolo se perdo, devo pensarci su. Ci sto male, loro la perdono ma guardano subito avanti».

Dei suoi ragazzi allenati al Watford quali indica come i più forti?
«Io spendo delle parole per la professionalità di Angella e anche per Battocchio. E’ un ragazzo straordinario, fa parte della Nazionale. Io penso che abbia un grande futuro, non ha un grandissimo fisico ma ha dei grandi valori ed è davvero un grandissimo centrocampista. Mi è dispiaciuto che è andato via, un altro pensiero è per quella grande testa di vitello di Forestieri che ha grandi mezzi e gli auguro di crescere ancora di più».

Per un allenatore non è facile commentare le voci, sopratutto per rispetto dei colleghi. Si parla molto di Bologna, lei ha avuto sentori in tal senso?
«Non lo so, io sono una persona molto pratica. A me fa piacere quando si parla di me ma tra il dire e il fare c’è tanto mare. In questo momento penso a riposarmi a casa, poi mi terrò aggiornato. Bisogna sempre tenersi aggiornato, andrò a vedere gli altri allenatori e magari qualche mio ex ragazzo per vederlo all’opera».