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2014

Un doppio calcio azzurro alla crisi

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I risultati e le prestazioni della nuova Italia di Conte e dell’Under21 possono dare respiro al movimento?

In un periodo molto delicato per il calcio italiano, forse il più difficile dai tempi dell’eliminazione ai Mondiali del 1966 per mano della Corea del Nord e di Pak Doo-Ik, sembra che nessuno sappia più a che santo votarsi per ribaltare la situazione. Qualcuno, esattamente come accadde quasi cinquanta anni fa, reclama addirittura la chiusura delle frontiere, magari non totale ma sicuramente parziale, come se promuovere in maniera forzata il prodotto locale, forte o scarso che sia, fosse l’unica soluzione per uscire da questo tunnel infernale. Per fortuna, almeno per qualche giorno, ci pensano le maglie azzurre della Nazionale a spazzare via la crisi con un discreto colpo di spugna. Anzi, un doppio colpo di spugna.

 

Non giocherà ancora un grande calcio, ma l’Italia del dopo-Prandelli, del dopo-Brasile 2014 e che sta provando a risollevarsi dopo due Mondiali terminati alla terza partita sembra aver carpito tanti insegnamenti preziosi dal suo nuovo timoniere. Antonio Conte non ha ancora avuto tutti i propri migliori giocatori, ma tra quelli a disposizione gran parte di loro sembrano aver capito un dettaglio fondamentale: se vuoi giocare in Nazionale devi correre, sempre e comunque, senza farlo a vuoto e soprattutto senza mettere gli altri 10 compagni di squadra al centro del tuo pensiero. Lo hanno capito Immobile e Zaza, due giocatori scartati dalla Juventus (forse senza aver sentito o seguito il parere di Conte) che nella serata di Bari hanno mandato al manicomio la retroguardia olandese con continui cambi di direzione, scambi veloci e a volte anche volanti, e soprattutto servendosi della collaborazione del resto della squadra. Lo hanno capito Darmian e De Sciglio, che sulle fasce hanno letteralmente volato garantendo sia copertura, come suggerisce il loro naturale ruolo di terzini, sia spinta a profusione costante.

 

Non avevano bisogno di capirlo i vari juventini presenti in campo, soprattutto Bonucci, Marchisio e chi, già un anno fa, aveva indotto Conte a scuotere, sia in privato che davanti ai microfoni, le coscienze dei dirigenti bianconeri: Emanuele Giaccherini è un uomo di Conte, inutile tornarci sopra per provare a capirne o a spiegarne i perchè. L’ex cesenate corre senza sosta, recupera palloni e ha anche la capacità di gestirli con lucidità. Chi si chiedeva cosa ci facesse un panchinaro della Juventus (ora panchinaro, forse immeritatamente al Sunderland) in Nazionale, oggi come un anno fa in Confederations Cup, probabilmente non vede le doti del fantino di punta della scuderia Conte. E con la prestazione di Bari non ha fatto accorgere quasi a nessuno che nell’undici di partenza contro l’Olanda non fosse presente quello che, secondo il parere della maggioranza dei media e dei tifosi, era stato il migliore della spedizione Mondiale, ovvero Marco Verratti.

 

E se la prima Italia dell’era Conte ha dato modo di sperare almeno in un biennio radioso per la nostra selezione maggiore, ulteriori risposte sono arrivate ieri sera dall’Under 21, rimasta nelle mani di Gigi Di Biagio e che ieri ha dato uno scossone al proprio girone di qualificazione agli Europei del prossimo anno. Partire sotto di due gol dopo un quarto d’ora e ribaltare una partita complicata, soprattutto sul piano nervoso e nonostante tante defezioni dall’altra parte, è un atteggiamento da grande squadra. Così come è da grande squadra avere a disposizione, per l’ex giocatore di Roma e Inter, un parco giocatori che ben poche selezioni giovanili hanno: un attacco stellare con Belotti, Berardi e Longo, e con gente come Bernardeschi e un Cerri in ascesa pronti a subentrare a gara in corso; la difesa in netta crescita, con capitan Bianchetti che ora è diventato leader dopo l’esperienza da comprimario agli Europei 2013 (quelli di Mangia ct, di Immobile-Insigne e del poker subìto dalla Spagna in finale), e il centrocampo che gode della grinta di Crisetig, della fantasia di Battocchio e della crescita costante del genoano Sturaro.

 

E proprio in un periodo in cui si invoca il ricorso ai giovani a discapito dei campioni stranieri, e soprattutto della tanta gente a fine carriera arrivata dall’estero, una partita e una rimonta come quella vista ieri ad opera dei ragazzi di mister Di Biagio fa ben sperare. Vedere uno come Belotti fare panchina in una neopromossa, Bernardeschi costretto a rimanere a Firenze piuttosto che fare esperienza e mettersi in mostra in giro per l’Italia, oppure un talento come Battocchio dominare in Serie B piuttosto che mettersi alla pari con i big della massima serie, sono tutti peccati che potrebbero essere evitati. Intanto ci godiamo un azzurro tornato a splendere dopo un biennio a dir poco complicato, e che tra pochi giorni avrà la prova del fuoco anche per la selezione maggiore: c’è una Norvegia da affrontare e da battere, per avere la conferma di un’Italia pronta a tornare a volare.