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2014

Hai vinto Scolari, il premio presunzione è tuo!

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Il bruttissimo mese trascorso dal Brasile padrone di casa e le cause: in primis l’arroganza di Scolari

BRASILE SCOLARI MONDIALI 2014 – Descrivere il tanto atteso Mondiale vissuto dai padroni di casa risulta essere un percorso più psicologico che tecnico: la sensazione forte è quella che, per una serie di motivi in seguito analizzati, la nazionale brasiliana abbia vissuto un mese davvero brutto. Niente gioia, niente gloria ma un carico di tensioni non respinto.

ASSENZA DI TALENTO – Ne abbiamo parlato ben prima dell’inizio del Mondiale: le sorti del Brasile meno talentuoso e più quadrato della storia dipendevano unicamente dalla vena di Neymar. Che si è confermato un grande calciatore – quando ha girato lui ha girato tutto il Brasile, in sua assenza il disastro – e dimostrato interprete di assoluta personalità: lì dove era atteso dai suoi detrattori. Il talento verdeoro ha brillato per numeri e carattere: ha segnato quattro gol, ha dispensato qualità sull’intero fronte offensivo e si è assunto le responsabilità del caso. Risollevare le sorti del suo Brasile quando in difficoltà o calciare il rigore decisivo: Neymar c’è stato eccome, tanti altri no.

ASSENZA DI LEADER – Se sulla carenza di talento pochi dubbi sussistevano la vera sorpresa della compagine sudamericana sta tutta nel crollo psicologico riscontrato dal primo all’ultimo istante di questo Brasile 2014: i vari Thiago Silva, David Luiz, Julio Cesar e via discorrendo non hanno retto il peso ingombrante delle aspettative che il popolo brasiliano aveva riposto sulla sua nazionale. Pur riconoscendo un valore non propriamente altissimo, a nessuno era venuto in mente di poter perdere questo Mondiale. Il secondo Mondiale casalingo dopo l’indimenticato Maracanazo. No, i leader non hanno retto: lacrime ovunque, nella vittoria e nella sconfitta, l’insospettabile Thiago Silva ha addirittura rimediato un’assurda ammonizione nella sfida con la Colombia che gli ha negato la possibilità di disputare la decisiva semifinale con la Germania.

ASSENZA DI ALLENATORE – Le responsabilità di una squadra costantemente sull’orlo di una crisi di nervi sono da assegnare in primissima persona alla guida tecnica: Felipe Scolari ha clamorosamente fallito. Ad un certo punto è sembrato quasi che la squadra fosse più nelle mani degli psicologi che nelle sue. Clamorose poi le tante immagini circolate sullo spaccamento totale dello spogliatoio: Scolari impartiva lezioni, i giocatori parlavano tra di loro. Come se non ne riconoscessero l’autorità. Questo è accaduto nelle ultime due partite ma è un evidente segnale di sbandamento e perché no rovesciamento delle parti.

LA PRESUNZIONE DI SCOLARI – Ma il concetto chiave è da rintracciare nell’arroganza mostrata da questo commissario tecnico: Scolari ha vissuto un Mondiale tutto suo e completamente slegato da quanto raccontava la realtà. Partiamo dall’aspetto tecnico: il suo Brasile non ha mai convinto – per usare un eufemismo – in termini di proposta calcistica eppure lui ha continuato imperterrito sulla sua strada variando al massimo uno o due uomini e mai assetto tattico, raramente si era visto un Brasile così lento e prevedibile. Punto numero due ed emblema del tutto: il suo Brasile non ha fatto altro che frignare ma lui ha continuato a far finta di non vedere, indicando arrogantemente nella Coppa l’unico reale e possibile traguardo della sua nazionale. Dove ha vissuto quest’uomo? Su quale pianeta? La ciliegina sulla torta è arrivata nei momenti antecedenti alla finalina per il terzo posto, le telecamere Fifa lo beccano mentre discute amabilmente dell’umiliazione inflitta dalla Germania proferendo parole assurde: “Se avessimo sfruttato le occasioni avute ad inizio ripresa avremmo pareggiato, loro hanno tirato cinque volte e segnato altrettante”. Follia. Il problema non sta nell’eliminazione in semifinale – oddio, l’1-7 incide un tantino ma c’è chi si è fermato alla fase a gironi – quanto in tutto ciò: lo scollamento incondizionato dalla realtà.