2013
Torino, Ventura: «Rimpiango il calcio del passato»
L’analisi del tecnico granata tra passato e presente.
TORINO VENTURA – Lunga la carriera di Giampiero Ventura, che non si accorge del tempo che passa. Fermatosi per riflettere sul suo passato, il tecnico del Torino ha dichiarato: «Del passato mi mancano due cose: il rapporto all’interno dello spogliatoio, meno professionale e più familiare, e il fatto che si vivesse più di calcio giocato che parlato. Mi rendo conto che senza calcio parlato, senza diritti tv, tante società non esisterebbero, però mi rattrista, per esempio, constatare come oggi sia difficile ricordare a lungo un gesto tecnico: la rovesciata di Gigi Riva a Vicenza accompagnerà per sempre la mia generazione. Non si viveva d’immagine e di grandi dichiarazioni, poi qualcosa è cambiato e si è passati all’apparire: è quello che mi ha penalizzato, perché non l’ho capito», ha dichiarato Ventura al “Corriere dello Sport”, a cui ha provato ad indicare il collega più bravo: «Impossibile fare un solo nome. Sacchi ha portato concetti nuovi e collezionato successi, ma, faccio un esempio, anche il Del Neri del Chievo merita attenzione: la domenica, durante la partita, succedeva esattamente quello che provava in settimana. Non è bravo solo chi vince, ma chi traccia una strada: in fondo, se vado al Milan o all’Inter ho la presunzione di poter vincere anch’io. Bravo è chi, pur lavorando in società non di primo piano, ottiene buoni risultati sportivi ed economici, rispetta le richieste dei dirigenti e aumenta il valore dei propri calciatori».
L’allenatore granata ha poi parlato con orgoglio dei successi conseguiti dai giovani cresciuti in giro per l’Italia: «Ranocchia e Bonucci hanno debuttato in A nel mio Bari e oggi sono in Nazionale, a Pisa rilanciai Alvarez che non giocava in B con il Livorno e poi ha partecipato al Mondiale. Cerci in azzurro? E Glik nella Nazionale polacca. Il calciatore più forte che ho allenato? Nessun dubbio, Fabian O’ Neill che avevo al Cagliari. Passò alla Juve, ma non riuscì a esprimere il suo valore. Peccato, perché aveva tutto: forza, qualità e intelligenza. Per me, era superiore a Veron».
Ventura ha poi disegnato la griglia per lo scudetto: «Juve davanti a tutti: è una squadra forte e organizzata, guidata da un allenatore che ha delle idee. L’unico problema sarà mantenere fame e voglia, ma la maturità del gruppo rimpicciolisce il rischio. Se la Champions non ruberà qualcosa, per le concorrenti sarà durissima. Sono curioso di vedere il Napoli e la Roma: squadre di qualità affidate a bravi tecnici. Anche l’Inter ha fatto un buon acquisto con Mazzarri, però credo abbia bisogno di più tempo. Il Milan ha un organico di ottimo livello, ma rischia di scontare la mancanza di serenità: se un preliminare di Champions era già diventato ultima spiaggia, significa che qualcosa non va».
Sui cambiamenti del mestiere di allenatore, le pazzie del calciomercato e le chance europee della Juventus, Ventura ha concluso: «C’è molta più attenzione all’aspetto tattico e occorre una gestione a trecentosessanta gradi: lo dimostra il fatto che una volta avevi un “secondo” e se eri fortunato un preparatore atletico, oggi ci sono tecnici con decine di collaboratori. Sono cambiati anche i calciatori, adesso sono attentissimi: capiscono subito se vendi fumo o se sei uno vero. Prezzo di Bale? Follia, lo sarebbe stata anche per Maradona: nessun giocatore al mondo può garantire di ripagare sul campo un investimento di oltre cento milioni. Juventus in Champions? Credo che la squadra bianconera, per mentalità e qualità, possa fare davvero tanta strada. Derby? Una delle due partite, quest’anno, la portiamo a casa: lo dico con umiltà, convinto che se ci compattiamo, se la squadra si identificherà nel pubblico e viceversa, potremo farcela».