Mazzarri e Guidolin apripista del nuovo fenomeno: la difesa a tre in chiave moderna - Calcio News 24
Connect with us

2012

Mazzarri e Guidolin apripista del nuovo fenomeno: la difesa a tre in chiave moderna

Avatar di Redazione CalcioNews24

Published

on

mazzarri ifa

Derisa prima, evitata poi, quando tutti – o la maggior parte dei club italiani ed esteri – si mantenevano ben alla larga: il soggetto in questione è la difesa a tre, oggi fenomeno dirompente nel panorama del calcio nostrano. Quali fattori si celano dietro questa tendenza? Quali le ragioni? I fatti raccontano che, fino ad un anno fa, era materia di Napoli ed Udinese; ora la Juventus scudettata di Antonio Conte e l’Inter di Stramaccioni in pianta stabile, il Milan quale ultimo esperimento, hanno definitivamente aperto alla novità.

I PRECURSORI: MAZZARRI E GUIDOLIN – All’inizio della scorsa stagione gli unici club di prima fascia che si presentavano ai nastri di partenza con un sistema difensivo a tre uomini in marcatura risultavano Napoli e Udinese. La critica maggiore che veniva – e tuttora viene mossa dai club esteri, restii ad abbandonare la classica formula a quattro – proposta a tale assetto risiedeva nel fatto che, in fase di non possesso, la retroguardia si tramutasse in una vera e propria linea a cinque, con l’arretramento dei laterali di centrocampo. La conseguenza? Un assetto troppo conservativo e poco mirato all’imposizione di gioco. Si diceva. Poi Mazzarri e Guidolin ad invertire la tendenza, a cambiare una storia oramai consolidata: Napoli ed Udinese ad esprimere un calcio attivo e gradevole, con esecuzioni veloci e mirato alla predominanza del gioco sia in fase di possesso che di ripartenza. E soprattutto valorizzando organici ben al di sopra delle reali possibilità.

GLI ADATTAMENTI: CONTE IL PRIMO – Estremista convinto del 4-2-4, le felici esperienze di Bari e Siena avevano indotto a pensare che l’assetto originale potesse essere confermato. Il tecnico della Juventus però è stato abile a comprendere quali fossero i valori e le caratteristiche dell’organico a sua disposizione, esaltando una mediana a tre – Pirlo, Marchisio e Vidal irrinunciabili – e fondando le basi del successo su una difesa a tre in grado di innalzare il valore di singoli difensori che probabilmente avrebbero faticato non poco in un assetto a quattro. Due soli centrali, maggiori responsabilità, roba per pochi. L’ottimo lavoro svolto da Conte poi sta nell’evidenza di non aver affatto rinunciato ad un gioco aggressivo e qualitativo, trovando in breve tempo le coordinate per imporre la propria manovra e risultare alla lunga un progetto vincente. Tecnico intelligente ed umile in tal senso, ha poi confermato nell’attuale stagione un assetto che non può giocoforza considerarsi il suo marchio di fabbrica originale.

A RUOTA STRAMACCIONI, POI ALLEGRI – Nella mente degli allenatori italiani è iniziata a balzare dunque questa strana idea: con l’assetto a tre – 3-5-2 o 3-4-1-2 che sia – si difende più efficacemente e, a patto di evitare che la squadra si abbassi troppo sulle corsie laterali e non tramutare il tutto in una vetusta e conservativa linea a cinque – si rischia addirittura di esaltare le caratteristiche di pedine fondamentali dell’organico e attaccare con più fluidità. Vedi l’Inter con il trequartista: Sneijder prima, Coutinho poi, ora tre punte di ruolo non sostenibili da una difesa a quattro. Con difensori che, come nel caso della Juventus di Conte, non risultano tanto forti da reggere un assetto base con due soli centrali ma più tutelati se sostenuti da una pedina in più. Stesso discorso per la Fiorentina di Montella, già in estate pronto al grande cambiamento dal 4-3-3 di Catania al 3-5-2- di Firenze. Club che hanno fondato la propria storia vincente su una difesa a 4 e che si apprestano al grande cambiamento: anche quel Milan che fu di Tassotti-Costacurta-Baresi-Maldini, poi della coppia Thiago Silva-Nesta, ora in un periodo di grossa difficoltà sta transitando a nuova vita: già proposta in Champions contro Zenit e Malaga, la difesa a tre può diventare la svolta di Allegri qualora dovesse ottenere una difficile riconferma. Petkovic ha affermato di tenere in grossa considerazione l’opzione, Zeman ne resta ben alla larga. La realtà estera guarda con scetticismo alla nuova tendenza italiana, ma la particolare congiuntura ha dato vita al fenomeno: più moda che convinzione? Solo il tempo in tal senso potrà risultare giudice e sovrano.