Lazio fa rima con catenaccio, Napoli2-show come i titolari. E Milano e Udine non ridono... - Calcio News 24
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2012

Lazio fa rima con catenaccio, Napoli2-show come i titolari. E Milano e Udine non ridono…

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Se la serata di ieri, con l’esordio in Europa League di ben quattro formazioni italiane (il doppio di quelle impegnate in Champions, riflettiamo), voleva darci nuovi insegnamenti, sicuramente non siamo stati delusi, se non dai risultati ottenuti da gran parte delle esponenti del nostro calcio. La realtà si manifesta a noi con una crudeltà sempre più aspra, e lancia segnali sempre più allarmanti per un movimento costretto a gioire 24 ore prima per un pareggio agguantato in extremis e in rimonta, dalla squadra che da oltre 40 partite domina incontrastata in campionato.

L’unica gioia vera che arriva in questo midweek hanno forti tinte azzurre, con il Napoli che soffre un pò prima di asfaltare l’AIK Solna, squadra ribattezzata ‘la Juve di Svezia’ senza una reale e convincente motivazione: squadra rinnovata rispetto a quella vista in tutto il suo splendore nei primi 270 minuti di campionato, ma comunque capace di imprimere il proprio marchio e di vincere con un punteggio largo, trascinata da un Vargas mai visto così forte e freddo sottoporta e da un centrocampo che inizia a conoscersi, pur facendo prevalere, soprattutto nell’esordiente El Kaddouri, un pò di tensione per l’importanza di partire bene in Europa. Il tutto con i ‘titolarissimi’ che osservano divertiti dalla panchina o, come nel caso di Cavani, dalla tribuna. Senza dubbio, un bel segnale.

Chi mantiene l’imbattibilità è la Lazio, che cambia poco o nulla nella formazione vista in campo contro il Tottenham, ma modifica radicalmente il proprio approccio alla gara: il gioco spumeggiante messo in mostra in campionato lascia spazio a tanti minuti di puro catenaccio, con gli inglesi che vanno in gol tre volte ma vengono (sempre giustamente) fermati dall’arbitro e dai suoi collaboratori. Ciò che impressiona della formazione biancoceleste, tuttavia, è la capacità di sapersi adattare sempre alle caratteristiche di ogni avversario, nonostante i dettami del tutto nuovi imposti da mister Petkovic: si soffre poco, si gestiscono quasi sempre al meglio le situazioni da ‘codice rosso’ in fase difensiva, e quando c’è da ripartire lo si fa con relativa facilità e costante pericolosità.

Alla voce ‘enigmi di inizio stagione’ vanno sicuramente catalogati Inter e Udinese, i cui pareggi sono uguali per il modo in cui sono arrivati (rete in extremis), ma completamente diversi per la forma e per il momento vissuto dalle due squadre: nerazzurri finora incapaci di tradurre tra le mura amiche quanto fatto, in maniera esemplare, sul prato (vero o finto che sia) di San Siro, e costretti a ribaltare per una volta le gerarchie imposte dai ruoli in campo, con Milito che si trasforma in assist-man e Nagatomo che si improvvisa in goleador da zona Cesarini; friulani ancora in bambola, che non hanno per niente assimilato la nuova sfilza di cessioni estive e che faticano a trovare uno stile di gioco che assista al meglio le giocate di capitan Di Natale, con l’evidente involuzione di un Armero strepitoso fino a cinque mesi fa e la quasi conseguente crescita di Basta, che però (permettetemi il gioco di parole) non può bastare per far aumentare autostima e ottimismo.

La stagione europea è finalmente cominciata, gli appassionati del Bel Paese non aspettavano altro, ma visto l’inizio potrebbe trattarsi della prima tappa di una Via Crucis, che dura ormai da due anni, dalla magica notte vissuta dagli interisti a Madrid, ultimo segno tangibile di una vitalità che il calcio italiano rischia di perdere in maniera graduale.