2012
Il carro del boemo
Tutto esaurito. Non ci sono più posti. Il carro è stracolmo, adesso come anni addietro. In mezzo, tante accuse e tanti fenomeni a criticare un’idea diversa. Il carro è quello del boemo, del signore del calcio. Il carro è quello di Zdenek Zeman, l’uomo che non ha bisogno di parlare né di agitarsi per comunicare. Sussurra, quando in bocca non ha una sigaretta. Ma il suo volto dice tutto. Il buon vecchio Sdengo ha colpito ancora. Meraviglioso vederlo con quale commossa freddezza accolga il trionfo della sua macchina perfetta. L’ennesima, macchina perfetta. Zemanlandia è tornata, ha messo radici a Pescara, quest’anno. Un capolavoro dalla A alla Z, tra l’esplosione dei suoi amati giovani e un calcio scintillante. Zdenek non si è scomposto, al momento della promozione. Lo conosciamo bene. Gavettoni, abbracci, baci, delirio. Ma la cravatta sempre a posto e la serietà dipinta in faccia.
Il messaggio sul volto era – come sempre – chiaro. Chiarissimo. Un messaggio in formato freccia, scoccata all’indirizzo di quelli che “Zeman è un integralista”, “Zeman è un folle”, “Zeman non farà mai qualcosa di veramente grande”. Tanto che a Roma farebbero capriole pur di riprenderlo, pur di rivederlo scrutare l’Olimpico come un imperatore rientrante nell’Urbe Eterna dopo un trionfo. Chissà come mai. Il folle boemo è diventato nuovamente un eroe nazionale. Magicamente spariti coloro i quali lo attaccavano con semplicità. Zdenek si è rimesso in gioco e ha plasmato un Pescara sontuoso. Andare all’Adriatico era come dirigersi al Luna Park, alla domenica. E non sparate all’orsacchiotto Insigne, un capolavoro per gli occhi, né frenate il genio di Verratti, la dimostrazione che con un metro e sessantacinque di altezza si può arrivare alle montagne russe.
Eppure, Zeman non si è scomposto. Si è ricordato di chi lo criticava e oggi è muto, in silenzio. Qualcuno ci aveva provato anche durante la cavalcata sublime del Pescara versione boemo. “Eh bé, prima o poi scoppieranno. Mica terranno questi ritmi per sempre…”, la frase più comune. La risposta la trovate osservando la classifica di Serie B, o – se preferite – sul volto di Zeman. Chiarissimi entrambi. Il momento delle celebrazioni è quello che il boemo meno adora. Darebbe oro per esser già a metà agosto a lavorare con la sua squadra, con i suoi giovani, con i suoi veterani, con il suo mix che al laboratorio zemaniano diventa alchimia perfetta. Follia, secondo qualcuno. C’è anche quella, ma non solo quella.
E allora adesso tutti insieme, viva Zeman. Viva il suo calcio, viva lo spettacolo. Tutti poi pronti a puntare il dito dopo il primo 5-0 esterno in Serie A. Li conosce bene, il boemo. Per questo non si lascia trasportare, esprime un sorriso pallido e minaccioso. Quello di un uomo convinto delle proprie idee. Ce ne fossero, come lui. Sarebbe bello, davvero, se la sua favola proseguisse a Pescara. Dove ormai il suo 4-3-3 è dettame insostituibile. Ma dovunque vada, il suo carro sarà sempre così. Prima semivuoto, poi affollato. La dura vita di un genio della panchina. Che preferisce stare solo a riflettere, a pensare. Il suo cervello, le sue idee, la sua sigaretta. Zemanlandia è tornata. Forse non era mai andata via. Per fortuna, qualcuno se n’è accorto…