2012
Juventus, Conte: “Un sogno chiamato Scudetto”
Antonio Conte, che ha rilasciato un’intervista in esclusiva per Sky Sport, ha parlato dopo la vittoria del suo primo scudetto da allenatore e sulla panchina della Juventus:
“L’abbraccio finale a Trieste, il camminare per Torino e vedere gente che ti abbraccia e ti dice grazie: questa è la cosa più bella. Penso che tornare in testa alla classifica dopo il passo falso del Milan è stato un momento importante, perché ci ha fatto capire che dovevamo lottare per vincere lo scudetto. Momenti difficili ce ne sono stati, come quando ci siamo trovati a meno 4 e meno 7, poi vidi un’intervista di Allegri in cui parlava di seconda stella e pensai che erano davvero convinti”.
“Non ero tra i favoriti per la panchina, perché venivano da due anni a livello sportivo disgraziati, quindi si cercavano delle certezze, a partire dall’allenatore. In questa corsa non sono partito tra i primi. Quando arrivò la chiamata mi dissi ‘bravo’ per il cammino percorso, perché ero tornato a casa e mi ero guadagnato la chance di allenare una grande squadra”.
“Non dimentichiamo che Andrea Agnelli è sempre stato con noi con la sua famiglia, era già nel nostro ambiente. Il feeling partiva in discesa quindi, non c’è stata difficoltà a trovare un’intesa”.
“Ci tengo a ribadire che per due mesi ho messo una base tattica con il 4-2-4, poi è stato facile virare su altre situazioni. Alcuni concetti sono rimasti: quello di fare la partita, di voler vincere e attaccare. Ho voluto sempre far giocare i migliori. Pirlo mi ha sorpreso da un punto di vista umano, è sempre stato di grande esempio per gli altri e per me. Avere Pirlo che si allenava in quella maniera influenzava anche gli altri. A livello calcistico non mi ha sorpreso, lo conosciamo”.
“Buffon è tornato al centro del progetto. Lui, Pirlo e Del Piero sono campioni e devono sentirsi importanti e la responsabilità. Gigi e Ale sono stati i primi con cui ho parlato e ho fatto capire subito cosa mi aspettavo da loro, perché mi aspettavo un grandissimo aiuto da loro e così è stato: hanno contribuito alla crescita esponenziale del gruppo”.
“Del Piero è un calciatore straordinariamente concentrato sul presente, questo è stato un valore aggiunto per lui e per noi, soprattutto quando avevamo bisogno dei colpi del campione: lui c’era come c’è adesso e come ci sarà nelle ultime partite per centrare un altro obiettivo importante. Ale è un giocatore che risolve i problemi. Spesso sono stato contestato per averlo fatto giocare poco, invece io ad Ale l’ho sempre chiamato nel momento in cui avevo bisogno di lui, sia per poco che per molto tempo. E’ finita? Pensiamo al presente”.
“Da calciatore ci fu un’intervista nella quale dissi che non ero contento del ruolo di esterno nel quale mi impiegava Lippi, fui ripreso e mi fecero capire che avevo sbagliato. All’epoca mi interessava giocare, scendere in campo perché pensavo di essere il più forte e quello che meritava di giocare, anche se non sempre era vero. Il calciatore è così, ma l’allenatore deve far pensare con il noi e non con l’io. E’ inevitabile che ci siano dei paragoni, ma per me è motivo di orgoglio e soddisfazioni. Mi auguro, e ne sono sicuro, che alla fine sarò Conte allenatore”.
“Non rinnego nulla del nostro percorso. Tutte le società si sono lamentate, noi abbiamo chiesto solo equità in un momento in cui sentivo di dover dire qualcosa. Sembrava che noi non dovessimo parlare, ma non è successo perché non credevamo nel sistema. C’è stato un accanimento incredibile, come se non dovessimo parlare. Io se vedo qualcosa di sbagliato o contro la mia squadra parlo”.
“Ho sempre detto che il campionato lo avrebbe vinto la squadra migliore e penso che la Juventus lo abbia dimostrato. Sono tornato alla Juventus, ma me lo sentivo, perché quando ho smesso di fare il calciatore sapevo che dicevo arrivederci e non addio. Prossimo obiettivo? In tanti mi hanno detto che l’anno prossimo arriva il difficile, è vero, ma se penso a quest’anno, che è stato difficilissimo, penso che abbiamo messo le basi e costruito le fondamenta. Possiamo lavorare su questa base, so cosa mi può dare questo gruppo”.
“Rinnovo? Con la società parleremo in questi giorni, perché è giusto confrontarsi dopo un anno di lavoro su tutto, anche perché è giusto valutare tutto. Avverrà con massima serenità da parte mia e della società”.
“Terza stella? Hanno un valore simbolico, ma conta scrivere nell’albo il proprio nome. E’ il mio primo scudetto da allenatore, pensiamo a godercelo in tutto e per tutto. Non guardo mai indietro, sia nel bene che nel male, per cui godiamocelo, perché queste vittorie devono rimanerci impresse per tutti i sacrifici fatti quest’anno”.
“Mi emoziona pensare a quando ero bambino e al percorso che ho fatto. Chi mi conosce sa benissimo cosa è passato nella mia testa, nel mio cuore e nella mia anima. La Juventus per me è la mia seconda casa, dopo quella con la mia famiglia, è la mia seconda famiglia. 13 anni da calciatore, ora da tecnico: mi sento a casa, mi sento libero, libero di vivermela. Ho avuto la fortuna e la bravura di scrivere pagine importanti della storia bianconera, ma ho voglia di continuare, perché devono essere un punto di partenza. Mi auguro che quanto fatto quest’anno sia un punto di partenza”.
“Il prossimo sogno? E’ rinnovare il contratto”.