2012
Per aspera ad astra
“Attraverso le asperità, alle stelle” disse Seneca, e mai avrebbe potuto immaginare che si parlasse di calcio.
Un po’ perché ai tempi di Seneca lo sport numero uno, quello più in voga, diciamo così, era dichiarare guerra “ad minchiam” (citando il buon Franco Scoglio) qua e là, un po’ perché il calcio nemmeno esisteva ancora, sarebbe stato inventato molti anni dopo, ma questa è un’altra storia, da raccontare quando si hanno due o tre settimane di ferie in cui proprio ci si vuole annoiare fino all’esaurimento nervoso.
Abbiamo assistito nelle ultime settimane ad una discussione molto interessante intercorsa tra: Juventus, Inter e FIGC, relativa alla famosa terza stella bianconera da cucire sulla maglia in caso di scudetto. Ho scritto “interessante”, ma in realtà intendevo “interessante almeno quanto la visione notturna della Corazzata Kotiomkin su Insonnia Channel”.
In breve: la Juventus ritiene di aver vinto sul campo 29 scudetti (e 29+1 di solito fa 30, ma in periodo di crisi anche le certezze divengono dubbi), l’Inter ritiene di averne scucito almeno uno ai bianconeri (più un altro che è stato messo in palio alla lotteria della Sagra del Carciofo di Ramacca, poiché di ‘lui’ non si hanno più notizie), la FIGC, invece, continua a sperare nella profezia Maya sulla fine del mondo pur di non dover prendere una decisione da qui ai prossimi lustri in tema Calciopoli, annessi e connessi.
Tralasciando il fatto che non esiste (a memoria storica) un regolamento che regolamenti una regolamentazione su questa benedetta stella (chiaro, no?), trovo piuttosto curioso come nel calcio italiano si riesca a creare un caso per ogni singola inezia (ma proprio tutte): di questo passo, un giorno si arriverà a polemizzare anche su chi è stato il primo a dire che Conte si era probabilmente fatto un trapianto di capelli (cosa non vera, tra l’altro: Conte ha solo perso i capelli da latte per fare posto a quelli veri).
Che la Juve riesca o no a vincere questo campionato, il problema è destinato a ripresentarsi comunque prima o poi (a meno che non si faccia una legge per mandare in prescrizione pure i problemi, così tutti quelli che non sanno come pagare il mutuo possono far festa): un giorno (vicino o lontano) i bianconeri questo trentesimo scudetto dovranno pur vincerlo, per la legge dei grandi numeri, e verrà pure un momento in cui l’Inter vorrà cucirsi la seconda stella sul petto (e giù altre polemiche). Magari un giorno anche la Pro Vercelli verrà a dirci che le manca uno scudetto che è sempre meglio avere in bacheca, perché nella vita non si sa mai, oppure Allegri, al quale, sempre per colpa del gol di Muntari, mancheranno almeno 8 scudetti dal dopoguerra ad oggi (non al Milan, proprio a lui dico).
Io, nel mio piccolo, una soluzione ce l’avrei: lasciamo che tutto vada, per una volta, come deve andare: la FIGC non intervenga su beghe da quartierino (anche perché ogni volta che lo fa, sono più danni della grandine), l’Inter prenda le proprie contromosse come meglio crede (ma sì, che si prenda anche quattro stelle, così ancora una e può aprire un Grand Hotel sulla costiera romagnola) ma soprattutto, la Juve si fregi di questa terza stella, dopo tutte le avversità che ha passato in questi anni e tutte le stelle che ha visto per le mazzate che le hanno dato. Alla fin dei conti, un po’ se la merita.
Mai contraddire uno come Seneca, che di calcio non ci capiva niente, ma in filosofia aveva 10 in pagella: “Attraverso le asperità, alle stelle”, anche se sono solo tre.