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2011

Una serie A ad andamento lento..

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Come in quella vecchia canzone di Tullio De Piscopo, si va avanti ad andamento lento, con nessuna formazione che recita alla perfezione il ruolo della lepre e la sensazione che l’incertezza quest’anno possa accompagnare davvero fino alla fine le sorti del campionato.

La notizia di giornata è che le due milanesi, dopo tre giornate di attesa, hanno finalmente cancellato lo zero dalla voce “vittorie”. I nerazzurri, con Ranieri che certamente non poteva fare miracoli in tre giorni, offrono a Bologna una prestazione a due facce, con il solito crollo nella ripresa dopo un primo tempo tutto sommato confortante. I felsinei dopo il pari di Diamanti hanno messo seriamente alle corde i nerazzurri, che continuano a faticare maledettamente nei secondi tempi: Ranieri dovrà  lavorare parecchio anche e soprattutto su questo aspetto, ormai quasi patologico.

Vince ma non ride neanche il Milan, che passa di misura contro il Cesena ma continua a fare i conti con una lista degli infortunati interminabile. Contro i romagnoli si sono rivisti in campo Yepes, Taiwo, Nocerino, Emanuelson ed il giovane El Shaarawy: tutti buoni giocatori, ma appare chiaro come ad Allegri manchino (e parecchio) alcune delle colonne portanti della squadra che ha vinto il campionato scorso. Su tutti, Ibrahimovic e Boateng, anche se fino a quando Thiago Silva rimane su questi livelli là  dietro è dura per tutti ed una magia come quella di Seedorf può bastare per portare a casa il bottino pieno.

Giornata agrodolce anche per la Juventus di Conte, che assieme all’Udinese divide la vetta della classifica ma ritorna dalla trasferta di Catania con un retrogusto amaro, dopo una gara sottotono ed il secondo pareggio di fila dopo quello casalingo contro il Bologna. La papera di Andujar sul tiro di Krasic regala ai bianconeri un punto, l’errore di Vidal nel finale avrebbe potuto far saltare il banco, ma nel complesso la prestazione della squadra non ha convinto. Conte ha varato un modulo mai visto finora nelle gare precedenti, un Ã? 4-2-3-1 con Vidal-Elia-Krasic dietro Matri, ma il risultato non è stato dei migliori. L’attaccante ex-Cagliari è spesso rimasto isolato là  davanti, anche perchè Elia è stato inguardabile e Krasic sembra avere grosse difficoltà  ad assimilare le consegne tattiche del tecnico. Quagliarella, ancora una volta, ignorato: a questo punto viene da chiedersi il perchè.. Chiellini poi è diventato ufficialmente un caso: che non fosse un fenomeno l’ho sempre pensato, ma errori come quelli visti ieri farebbero strabuzzare gli occhi anche al più astioso dei suoi detrattori.

In tanti, forse troppi, avevano esageratamente gonfiato le possibilità  di scudetto del pur ottimo Napoli di Mazzarri, dopo la magica serata in cui gli azzurri annichilirono il Milan con la tripletta di Cavani: le gare contro Chievo e Fiorentina hanno chiarito un punto molto importante, ovvero che questa squadra è forte, Ã? competitiva, ma forse non attrezzata per giocare ogni tre giorni come il fitto calendario invece richiede. Il turnover in tal senso è un’arma fondamentale per preservare l’integrità  della rosa, ma il problema è che quando le riserve sono almeno una tacca sotto i titolari, inevitabilmente la cifra tecnica complessiva della squadra si abbassa. Sotto questo punto di vista, il Napoli non è il Milan e non è l’Inter, e la bellissima Fiorentina messa in campo da Mihajlovic sabato sera avrebbe potuto fare il colpaccio senza rubare assolutamente nulla. Attenzione ai viola, hanno tutto per diventare la mina vagante del campionato: Cerci e Jovetic sono due che possono decisamente fare la differenza.

Chi forse gode davvero è Luis Enrique, che può tirare un sospiro di sollievo dopo la vittoria di Parma firmata Osvaldo. Della Roma che vorrebbe lui ancora non si vede traccia, ed il primo tempo dei giallorossi è stato decisamente imbarazzante, ma si sa che la vittoria sa essere un’ottima medicina specialmente per squadre impaurite come quella del tecnico asturiano. Domenica, contro l’agguerritissima Atalanta di Colantuono da 10 punti in 4 giornate, si vedrà  se i giallorossi sono pronti a decollare o incorreranno nuovamente nei soliti vizi manifestati nelle prime uscite stagionali.

Sull’altra sponda del Tevere l’aria non è certo delle migliori, dopo i noti fatti legati alle dimissioni (poi respinte) di Reja e ad un ambiente che in generale tende a perdonare poco o nulla a questa guida tecnica. Contro il buon Palermo di Mangia i biancocelesti avrebbero potuto portare a casa i tre punti, se solo Cissè e Klose non avessero smesso per un pomeriggio i panni dei bomber di razza, ma che la vittoria casalinga non arrivi è un dato di fatto inappuntabile. Cinque punti in classifica con due gare casalinghe giocate non è certamente il bottino che ci si aspettava da questa squadra dopo l’ottimo inizio a San Siro contro il Milan.

E a quota cinque si piazza anche l’organizzatissimo Siena di Sannino, che mortifica il Lecce con un sonoro 3-0 facendo vacillare la panchina di Di Francesco. Là  in fondo comunque, il tecnico salentino è in buona compagnia: Bisoli, Colomba e Giampaolo sono già  in clima “ultima chiamata”, ed un’altra sconfitta potrebbe ben presto tramutarli in “dead men walking” con la mannaia dell’esonero pronta a scattare senza pietà .

La classifica comunque è davvero cortissima, ed una vittoria ha in questo momento un peso specifico notevole: 16 squadre raccolte in 5 punti, con fluttuazioni da una metà  all’altra del tabellone possibili più o meno per tutti. Ritmo basso, andamento lento: di correre, per adesso, non ne ha voglia nessuno..