Cicciobomba cannoniere - Calcio News 24
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2015

Cicciobomba cannoniere

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Grasso ma forte: la storia di Ailton, bomber oversize brasiliano

Eccolo lì, il ciccione. Il difensore centrale lo vede entrare in campo e pensa che non potrà mai segnargli uno con una pancia del genere. Sa che se è arrivato a questi livelli comunque un po’ di stoffa la deve avere e se il Werder Brema gli ha concesso fiducia in modo così incondizionato allora questo Ailton sarà pure grasso, ma non deve essere tanto male. Eppure il difensore centrale lo guarda come da piccolo guardava i compagni di classe brufolosi e rotondi, con le guance paffute e le maglie troppo strette. Anche la maglia di Ailton sembra strettina ma sarà, sì e no, una XL, più grosse il magazziniere del Werder non ne deve avere. Il difensore ride fra sé e sé, sa che sarà lui una volta per tutte a far vedere al mondo che il ciccione altri non è che un ciccione e in quanto tale dovrebbe giocare nelle squadrette amatoriali, quelle del bar. Lo squadra. Ailton è anche brutto, proprio per non farsi mancare niente. Le gote sono tonde e chiare, sporgono in maniera impressionante manco fossero quelle di Marlon Brando ne Il Padrino, è pure tentato di aprirgli la bocca per vedere se ha dei batuffoli di cotone per gonfiarsi la faccia come Don Vito Corleone. Il gozzo ricorda quello di alcuni nobili medievali troppo dediti alla carne, ha un doppio mento pauroso e il difensore pensa che dovrebbe farsi crescere la barba. Lo sguardo passa sul busto, e sull’addome perché Ailton è veramente rotondo. Il difensore quasi avverte la strettezza di quella maglia, per di più elasticizzata, sente il poliestere grattare sul ventre morbido e pingue, capisce che quelle tettine sarebbero antiestetiche anche per un 80enne. Le gambe poi, non ne parliamo. Due prosciutti. Come farà questo a giocare a calcio in Bundesliga? E mentre il difensore centrale, forte della sua stazza adamitica e statuaria, pensa alle fattezze dell’avversario, Ailton ha già segnato una doppietta.

COSMOPOLITANAilton Gonçalves da Silva è probabilmente il più atipico giocatore che la Bundesliga abbia mai avuto. Nella sua atipicità però Ailton riusciva ad essere normale: impossibile, infatti, che uno con un fisico del genere non avesse una qualità speciale, e lui ce l’aveva, vale a dire quella di segnare in continuazione. A una rapida prima occhiata però Ailton non colpiva solamente per la sua stazza non propriamente da atleta ma anche per un’espressione e uno sguardo assenti, un po’ staccati dal contesto e dal mondo in generale. Come certi animali il suo punto di forza era mostrarsi vulnerabile prima di sferrare il colpo finale e quindi eccolo parlare in un’intervista con un tedesco che avrebbe fatto passare Trapattoni per il rettore dell’Università di Jena e poi tirare a giro da fuori area lasciando immobile il Lehmann o il Kahn di turno. Ailton era e continua a essere un personaggio particolare, semmai si sentisse ancora il bisogno di spiegarlo: in Germania lo ricordano ancora quando, nel suo periodo più florido a livello di reti, cominciò il suo delirio cosmopolita e, stanco di non essere convocato in una nazionale che gli preferiva Luis Fabiano, cominciò a cercare proseliti in Qatar o nella stessa Germania. Si sa che i tedeschi sono un popolo multiculturale da un po’ di tempo a questa parte, un po’ meno i qatarioti, dei quali si diceva che offrissero addirittura dei soldi per avere Ailton come punta della propria selezione. Proviamo a valutare un po’ distaccati la questione: una nazionale di certo non quotata come il Qatar vuole un brasiliano di quasi cento chili che gioca in Germania ed è, si dice, disposta a pagare per renderlo qatariota. Basterebbe questo, dicerie o non dicerie, a renderlo l’idolo delle folle. E in effetti a Brema era idolatrato da una grandissima parte della tifoseria, che però non gli ha perdonato il passaggio allo Schalke 04 di qualche anno più tardi quando ormai la sua stella non era più in ascesa.

UN BRASILIANO IN GERMANIA – Per parlare di Ailton bisogna parlare di gol, non c’è niente da fare. I primi in carriera li ha segnati con la maglia dell’Internacional e del Mogi Mirim ma in realtà è al Santa Cruz che si mette in mostra: già tendente alla pinguedine ma comunque con una forma fisica accettabile il ragazzo già stempiato nato a Mogeiro nel 1973 a soli ventidue anni in dodici partite mette dentro la bellezza di venti gol, e le big già iniziano a sussurrare il suo nome. Va al Guarani e anche lì sono venti le reti messe a referto, poi passa al Tigres in Messico e lì arriva la grande chiamata, quella che cambia definitivamente la sua carriera: nel 1998-99 lo prende il Werder Brema e sarà l’inizio di una storia d’amore che durerà sei bellissimi anni. Quello che arriva a Brema nell’estate del 1998 però non ha la forma di un calciatore, il fisico è troppo rilassato per poter giocare davanti. Si dice che una pancia del genere può andar bene solo in Brasile, dove i ritmi sono più bassi e con un certo tipo di difensori chiunque abbia un briciolo di tecnica va in doppia cifra. Felix Magath lo guarda, lo scruta, lo esamina e spesso, molto spesso, lo lascia in panchina preferendogli Marco Bode o addirittura Rade Bogdanovic e Ailton rimane la terza scelta. Un brasiliano grasso in Germania in inverno è una delle immagini più tristi che il calcio – ma non solo il calcio, la vita – possa offrire. Ma Ailton non ingrana, mantiene un rigido regime alimentare fatto di fritti o carboidrati e birre e si incupisce sempre più a lato del sergente Magath finché non arriva un altro grosso – che aggettivo calzante – cambiamento nella sua esperienza anseatica. Il 10 maggio 1999 è un giorno storico per Ailton ma soprattutto per il Werder Brema che, invischiato nelle zone bassissime della Bundesliga, esonera Magath e chiama Thomas Schaaf. L’esordio è col botto anche se Ailton continua a fare più lo spettatore che il protagonista: salvezza in campionato e vittoria in Coppa di Germania ai rigori contro quei diavoli del Bayern Monaco. Ailton rimane in panchina anche allora, ma sarà l’ultima volta.

MEISTER – Melodrammatico come detto sia nell’aspetto che nel rilasciare interviste ai media tedeschi, Ailton si fa trovare in forma all’inizio della stagione a venire – che poi la forma sia sferica è un dettaglio che al momento possiamo pure trascurare. Con il gioco di Schaaf Ailton esalta le sue doti da rapace d’area di rigore e comincia a segnare a valanga. Non è veloce e di sicuro non potrebbe sembrarlo nemmeno sei i difensore avversari stessero fermi novanta minuti, ma ha una tecnica che fa la differenza. Riesce a spingere in rete qualsiasi pallone e poi gioca anche per la squadra. Con quella faccia piena ma vuota d’espressione e il ghigno da chi è già in debito di ossigeno al lancio della monetina, Ailton spacca le difese avversarie e sfrutta gli schemi iper-offensivi del suo nuovo allenatore. Se nella prima stagione in Bundesliga gioca poco e segna due gol solamente, dal 1999-2000 ecco che il ciccione, come già inizia a chiamarlo qualcuno che evidentemente non gli vuol bene, inizia a mettere dentro reti a raffica. Dodici il secondo anno, sedici in entrambe le stagioni seguenti fino ad arrivare all’apice della sua carriera, il 2003-04. In quella annata il Werder Brema è veramente la squadra più bella da vedere, con un attacco mostruoso formato da Ailton e dal croato Ivan Klasnic. Klasnic e Ailton a dire il vero sono agli antipodi, tanto potente e poderoso il croato quanto talentuoso e apparentemente bolso il brasiliano, eppure insieme sono la bestia nera di tutte le difese di Bundes. Il Werder di quell’anno gioca alla perfezione e può contare anche sulla classe di Micoud e sulla grinta di Baumann e Borowski e ammazza il campionato fin da subito anche grazie alla vena di Ailton. Il momento più bello arriva sabato 8 maggio 2004 quando il Werder ha il primo match ball per il Meisterschalle all’Olympiastadion di Monaco contro il Bayern. In molti pensano che i bavaresi possano riaprire il campionato a tre dalla fine ma non hanno fatto i conti con la squadra del mostruoso Ailton. Il gemello del gol Ivan Klasnic porta avanti il Werder su dormita di Kahn, poi è Micoud a raddoppiare con un leggero pallonetto e al 33′ Ailton fa l’Ailton. Pressato da un difensore, il brasiliano riceva palla da Borowski ai trenta metri, un po’ tarantolato avanza con dei passettini e il pallone al piede e vede Kahn fuori dai pali, non ci pensa due volte e lo beffa facendo morire il suo tiro poco sotto l’incrocio dei pali. Finirà tre a uno e il Werder vincerà la Bundesliga, e poi venti giorni dopo a Berlino batterà 3-2 l‘Alemannia Aachen per la finale di Coppa di Germania.

TITOLI DI CODA – Dopo 28 gol nel 2003-04 Ailton ritroverà Magath allo Schalke 04 e vincerà un’altra DFB Pokal prima di girare il mondo: Besiktas, Stella Rossa, Amburgo, Grasshoppers, Metalurg, Altach, Campinense, Lifan e Rio Branco. Sempre segnando, sempre con la pancia sporgente e la chiostra dei denti serrata in bella vista ogni volta che il pallone sembra troppo lontano – è troppo lontano. Non si può non amare Ailton perché per chi guarda il calcio con passione e trasporto veder giocare un attaccante del genere e vederlo pure segnare e vincere è una vittoria continua. C’è chi è abituato a mettersi una maglietta troppo stretta con le lonze in bella vista solo per battere il bar del quartiere limitrofo la domenica mattina, con la neve. E c’è chi come Ailton ha trasformato tutto questo in un’arte, ha sublimato il fisico da calcio amatoriale portando in giro per il globo l’immagine del vero attaccante, quello che non ha tatuaggi o capigliature bizzarre e non fa spot particolari e nemmeno partecipa ai galà, è un attaccante che fa gol, perché quello è il suo mestiere, punto e basta. E pazienza se quando si toglie la maglia a fine partita sembra un orco con quella sua tartaruga che dorme riversa sul dorso. Ailton è uno di noi, che lo si voglia o meno. E poi è un personaggio a sé, che non si cura dell’immagine nemmeno quando deve partecipare a un reality assieme a Brigitte Nielsen, come nel gennaio del 2012 quando è tra i protagonisti di Ich bin ein Star – Holt mich hier raus! e deve sopravvivere in Australia facendo prove di vario genere. Di quel reality però rimarrà impressa la sua immagine con canotta beige e panza in bella vista, quasi come il Pasquale Amitrano di Bianco, Rosso e Verdone. Würstel con caffellatte compreso.