Napoli, esulta quando vincerai 0-1 al Bentegodi o all’Atleti Azzurri - Calcio News 24
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2015

Napoli, esulta quando vincerai 0-1 al Bentegodi o all’Atleti Azzurri

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sarri de laurentiis napoli agosto 2015 ifa

La cinquina europea rifilata al Club Brugge non toglie nulla ai problemi del Napoli: la sfida di Sarri

Il Napoli parte in quinta in quell’Europa League che aveva drammaticamente abbandonato – sportivamente parlando, s’intende – in quel di Kiev contro il Dnipro Dnipropetrovsk: cinque cazzottoni rifilati al Club Brugge appena retrocesso dal playoff di Champions League perso per pronostico contro il Manchester United. Le firme di Mertens (2), Callejon (2) e capitan Hamsik.

UNA BUONA PROVA MA IL MODULO LASCIA IL TEMPO CHE TROVA – In tanti si sono affrettati a motivare la prima vittoria di Maurizio Sarri sulla panchina partenopea con il passaggio dal suo 4-3-1-2 al 4-3-3 tanto agognato dalla piazza: questioni che onestamente poco arrecano alla causa azzurra. Il Napoli non fatica a segnare comunque venga schierato in campo, lo testimonia un avvio di campionato in cui di ogni problema si può parlare tranne che della difficoltà nel trovare il gol. Fattore dovuto alla qualità e all’abbondanza del suo pacchetto offensivo: se a turno restano fuori ben due tra Callejon, Gabbiadini, Insigne e Mertens va da sé valutare le risorse offensive del Napoli come le più elevate dell’intera Serie A. O quantomeno non inferiori a nessuno. Peraltro i due attaccanti italiani si adattano per caratteristiche più ad un 4-3-1-2 che ad un tridente puro, assetto che palesemente si addice più a Mertens e Callejon.

PERCHE’ IL ROMBO – Fa bene (o meglio faceva) dunque Sarri ad insistere sul modello originario anche sotto il profilo offensivo: variare i due assetti – anche in corso d’opera – in tal senso può rappresentare una nuova risorsa per il Napoli che sarà. Ma perché il tecnico napoletano ha impostato tutta la preparazione estiva, e di seguito le prime uscite ufficiali, sul suo fidato 4-3-1-2? La risposta è univoca: per garantire al Napoli quell’equilibrio che nell’ultimo biennio non ha mai trovato. Una maggiore densità centrale finalizzata a coprire maggiormente la linea difensiva, a lasciarla meno scoperta di fronte alle offensive avversarie e dunque riducendo le situazioni di netta inferiorità numerica che più volte si erano palesate nell’era Benitez. I risultati? Quelli iniziali a dir poco rivedibili. Il Napoli viaggia in campionato alla media di due gol incassati a partita, un dato che non basterebbe neanche a restare nella massima serie.

POCO DA ESULTARE – Sì, c’è poco da rinvigorirsi per questa cinquina rifilata al Club Brugge: questo genere di fiammate il Napoli le ha sempre vissute nel suo recente passato e di fatto non hanno portato a nulla. O meglio, a confrontarsi sempre e dannatamente con gli stessi problemi: belli davanti, sì, ma il tutto vanificato da un’insussistenza difensiva da lasciare i brividi. Il giorno che il Napoli, i suoi tifosi e l’ambiente in generale potrà davvero esultare è quando assisterà ad una squadra in grado di vincere (con continuità) con il risultato di 0-1 al Bentegodi o all’Atleti Azzurri di turno. Non subendo gol, dimostrandosi solidi e all’altezza della situazione. Le prime uscite vanno invece in direzione opposta: vedi Mapei Stadium o Castellani, in imbarazzo di fronte a Sassuolo ed Empoli. E meglio non è andata in casa al cospetto della rapidità di Eder. E’ questa la grande sfida di Sarri: far evolvere la squadra, non scaricare le responsabilità su un singolo – vedi il “culo a terra” di Albiol – ed assumersi le responsabilità in primissima persona, nel bene e nel male. E questo, che vogliate o meno, passa anche dalla cura della comunicazione: lamentarsi meno del calendario internazionale, non dare al tifoso la prospettiva di trasformarsi entro tre anni nell’Empoli di oggi. Il senso del discorso era chiaro e valido, ma oggi caro Sarri alleni il Napoli e alcune frasi – se mal comprese – possono accrescere lo sconforto di un distacco già evidente. C’è tempo, ma neanche tantissimo. Ad maiora.