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2015

Il complesso ruolo del trequartista nel Napoli di Sarri

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sarri napoli luglio 2015 ifa

Terminato il precampionato del Napoli: Sarri ed il trequartista, l’analisi

O meglio: il complesso ruolo del trequartista nelle squadre di Sarri. Le prime uscite del suo nuovo Napoli lo testimoniano alla pari di quanto ammirato nell’Empoli della scorsa stagione: l’acquisto di Riccardo Saponara – trequartista vero, classico – in corso d’opera stravolse il volto offensivo della sua creatura che incrementò addirittura del 70% il dato inerente alle reti realizzate.

PARADOSSALE: NAPOLI SENZA TREQUARTISTA? – In un seguente editoriale avevamo anche indicato come proprio Saponara sarebbe stato eventualmente perfetto per rivestire il ruolo anche nel nascente Napoli di Sarri: le sensazioni sono assolutamente confermate dopo le amichevoli estive, data l’abbondanza di cui godono i partenopei nel pacchetto offensivo potrà sembrare un paradosso ma alla squadra manca un vero e proprio trequartista. Così come lo intende Maurizio Sarri: qualcuno che, spalle alla porta, sia in grado di ricevere palla dai tre centrocampisti e tramutare già al primo tocco ciò che fino ad allora era stato palleggio in una reale situazione offensiva. Il famoso primo tocco, insomma. Ricordate Kakà al Milan? Ecco, non tarpando le ali ai sogni quella sarebbe in tal senso l’espressione più alta: il cambio di passo al primo tocco di palla e la conseguente superiorità numerica generata. Il resto lo fa il tempo d’inserimento quando non in possesso di palla: approfittare degli spazi creati dal lavoro delle punte per riversarsi nell’area di rigore avversaria con tempismo e magari freddezza nella soluzione finale.

IL TENTATIVO INSIGNE – Lo ha raccontato proprio mister Sarri: “dove vuoi giocare Lorenzo?”, la domanda posta dall’allenatore al ragazzo nel giorno del primo incontro tra i due. Immediata la risposta, recapitata previo disegno di un cerchietto sulla zona di campo preferita: lì, proprio lì, dietro ai due attaccanti. Che nel 4-3-1-2 dell’allenatore napoletano di adozione toscana vuol dire una sola parola: trequartista. Ma Insigne ne è all’altezza? Sicuramente per mezzi tecnici, non altrettanto indubbiamente per l’interpretazione del ruolo. Se – ricordiamolo, nell’espressione più alta del termine – abbiamo citato Kakà è perché quella pedina nello scacchiere di Sarri deve essere trequartista ed attaccante allo stesso tempo. Ad oggi Insigne è più ragionatore e meno estemporaneo, più portatore che risolutore con due tocchi (si allarga spesso infatti per cercare territorio alla sua azione invece di aggredire la corsia centrale con una o due mosse). E le sue medie realizzative sono ancora troppo basse. Può riuscire nell’intento accarezzato da Sarri? Sì, ma il lavoro da fare è ancora evidente.

GLI ALTRIMertens? Gabbiadini? Callejon? Scartiamo quest’ultimo e semplifichiamoci il ragionamento: lo spagnolo è attaccante puro – esterno o seconda punta che s’intenda, altro lavoro per Sarri – ed esoneriamolo da compiti che onestamente non calzerebbero affatto addosso alle sue caratteristiche. Partiamo dal belga: il buon Dries avrebbe anche quell’estemporaneità richiesta ed al quale ci si riferiva in precedenza nonché doti realizzative al momento più spiccate del napoletano, ma appare pedina bisognosa di ampi spazi – o meglio di non essere incanalata in un ruolo preciso – per rendere al meglio delle proprie possibilità. Nel nuovo Napoli di Sarri forse meglio da seconda punta con licenza di svariare. Gabbiadini? La stazza lo vorrebbe centravanti puro – e guai a darle torto, lo può fare alla grande – ma proprio il gol realizzato ieri al Latina può far accendere la lampadina all’allenatore: soluzione fulminea, ricevuto palla spalle alla porta non ha neanche avuto il bisogno di girarsi completamente per freddare il portiere avversario con un tiro dalla stordente bellezza. Ci sarebbe da lavorare sul ripiegamento e dunque sul sostegno alla fase difensiva e all’equilibrio generale della squadra: Insigne e Mertens hanno appreso qualcosa in tal senso dall’era Benitez, seppur dati alla mano con scarsi risultati, l’ex attaccante della Sampdoria si è ritrovato a macinare chilometri sotto l’esigente guida di Sinisa Mihajlovic quando (praticamente sempre) schierato alle spalle del riferimento offensivo (Okaka). Un’idea. Che può funzionare: ieri ha funzionato El Kaddouri – soprattutto guardando ad inserimento e movimento in occasione del suo primo gol – ma rispetto a tutti gli altri va inevitabilmente testato contro avversari di livello più strutturato. Work in progress dunque, Sarri alla ricerca della soluzione giusta.