2014
A scuola calcio da Zizou, le montagne russe del Fenomeno e il Pallone doro ad Iniesta
UOMINI MONDIALI Zinedine Zidane, Luìs Nazàrio da Lima Ronaldo, Andrès Iniesta
BRASILE 2014 MONDIALI ZIDANE RONALDO INIESTA – Detto di tre grandi uomini mondiali del passato, tocca oggi focalizzare l’attenzione sull’era moderna: nella competizione storicamente decisa dal talento dei campioni – salvo rare e per noi italiani memorabili eccezioni – le luci accecanti sono quelle emanate dalle stelle di Zinedine Zidane, Ronaldo da Lima ed Andrès Iniesta.
ZIDANE – La storia mondiale di Zizou ha dei tratti trascendentali: avviamo la trattazione della materia dal 1998, l’anno del trionfo. La Francia, dopo la sorprendente mancata qualificazione nel ’94, ospita l’edizione seguente e si ritrova nel Gruppo C con Danimarca, Sudafrica ed Arabia Saudita. Una passeggiata di salute che nulla avrebbe da raccontare se non che uno dei calciatori più forti della storia di questo sport – Zinedine Zidane appunto – si farà espellere nella seconda sfida con il Sudafrica per fallo di reazione a risultato ampiamente acquisito. Follia di Zizou, due turni di stop e rientro ai quarti di finale: l’avversario è l’Italia e questa volta – ai calci di rigore – andrà bene a lui. La strada poi porterà dritto alla Coppa: la spaziale doppietta di Thuram alla Croazia e quella personale siglata, di testa, al Brasile nella notte della finale del Saint-Denis. Nella notte da tutti ricordata come quella del mistero di Ronaldo. Ma ci torneremo. In capitolo Zizou va ricordato – circostanza per chi vi scrive ancor più elevata – come abbia scelto di chiudere la sua incredibile carriera: il fuoriserie francese, a 34 anni suonati, si recherà in Germania per il mondiale tedesco per impartire lezioni di calcio al mondo. Su tutti ai malcapitati brasiliani, strafavoriti dell’edizione e spediti a casa da un vecchietto malefico. Poi la nota storia: la finale con l’Italia – sempre ai rigori ma questa volta non gli andrà bene – il cucchiaio a Buffon e la testata a Materazzi, l’espulsione e la scena epica della Coppa che lo guarda mentre lascia il campo concedendogli il giusto tributo. Sarà la sua ultima partita da calciatore: pensate come ha rischiato di chiudere la carriera…
RONALDO – In pochi ricorderanno come Luis Nazario da Lima di Mondiali, tecnicamente, ne abbia vinti due: perché nel 1994, nello scenario del Rose Bowl di Pasadena, lui c’era. Finale Italia-Brasile, praticamente un bambino in fasce ma tanto forte da meritarsi già la convocazione nel Brasile dei grandi, le telecamere lo riprendono esultare quasi a predire il futuro. Perché il Fenomeno in quel Mondiale non giocò mai ma nei due successivi fu l’assoluto protagonista: la stella attesa da tutti nel ’98 dove soltanto la già accennata quanto misteriosa notte delle convulsioni gli sbarrò la strada della Coppa, il grande ritorno nel 2002 dopo che la sequela di infortuni ne aveva messo a repentaglio la carriera. Ronaldo in Corea e Giappone riconquistò lo scettro perduto, il Brasile andrà per la terza volta consecutiva in finale mondiale grazie alle otto reti (capocannoniere dell’edizione) messe a segno da O Fenomeno. Per intenderci: due soli mesi dopo le indimenticabili lacrime dell’Olimpico con la maglia dell’Inter. La grandezza di una carriera vissuta come un giro di giostra sulle montagne russe: l’opinione pubblica lo riconosce pacificamente tra gli interpreti illustri della storia del calcio. Pensare cosa sarebbe stato al netto del flagello degli infortuni è operazione da capogiro: nel mio piccolo, Ronaldo resta chi più di ogni altro mi ha avvicinato a questo mondo.
INIESTA – Difficile comprendere se sia una sensazione personale o universale, fatto sta che poche cose mi rendono nervoso come la sottovalutazione di questo spettacolare fuoriclasse. Andrès Iniesta è il calciatore perfetto: ha un’intelligenza troppo più elevata della norma che gli consente di trovarsi sempre al posto giusto ed in quell’attimo prima degli altri. Così da anticiparli ed avere un tempo ulteriore di gioco. Concentrando l’attenzione sulla partita del funambolo iberico si può comprendere come la sua sia una partita nella partita: fa mille cose, tutte alla perfezione. E’ il simbolo della Spagna dei record – campione ad Euro 2008, Sudafrica 2010 ed Euro 2012 – nonché autore del gol mondiale: è proprio l’Illusionista infatti a stendere la resistenza dell’Olanda nell’overtime e portare in patria quel titolo mai sfiorato. Difficile comprendere – per tornare in capo al paragrafo – come quest’uomo non abbia mai vinto un Pallone d’Oro: ecco, se il suo compagno di squadra Leo Messi ne ha già collezionati quattro, beh… il mancato riconoscimento ai meriti di tanta grandezza resta qualcosa di misterioso.