2013
Bayern in progress: sprazzi di Guardiola ma la difesa balla
Seconda vittoria in campionato: luci ed ombre del progetto Guardiola, ma la squadra cresce
Il Bayern Monaco vince a Francoforte superando l’Eintracht con il risultato di 0-1 – è ancora Mandzukic a regalare la vittoria ai tedeschi – e comincia ad intravedersi la mano di Pep Guardiola: ecco un’analisi di quanto accaduto nella sfida odierna e delle principali modifiche che il tecnico spagnolo sta tentando di introdurre in un architrave già collaudata quale quella bavarese.
POSSESSO PALLA ED AMPI SPAZI – Come era solito scegliere in quel di Barcellona, anche a Monaco Guardiola non predilige centrocampisti dediti puramente alla fase d’interdizione, in luogo di un reparto che sappia mantenere per l’intero arco della gara il pallino del gioco. Nel suo 4-3-3 spazio dunque ad un terzetto di centrocampo composto da Schweinsteiger a protezione della difesa con Kroos ed addirittura Shaquiri da interni: l’interpretazione del modulo porta a comporre un vero e proprio 4-1-4-1, con gli stessi Kroos e Shaquiri ad agire sulla linea di Ribery e Muller dietro l’unico riferimento offensivo Mandzukic. L’impronta di gioco si basa innanzitutto sul palleggio: i ritmi alle volte si abbassano per poi impennarsi con improvvise accelerazioni che oggi hanno premiato le sovrapposizioni dei laterali ed in generale il gioco sulle fasce. Sul versante sinistro Alaba si è presentato al cross con una costanza impressionante, da destra – grazie ad un’intuizione di Thomas Muller – è arrivato il gol del centravanti croato che è poi valso il successo all’armata tedesca.
ALTRO CHE FALSO NUEVE – L’approdo di Guardiola a Monaco aveva lasciato intendere la cessione – o quantomeno l’accantonamento – di due profili rispondenti a centravanti tipici: Mario Gomez e Mario Mandzukic. Il primo si è accasato a Firenze di fatto innalzando il livello dei centravanti del panorama italiano, il secondo è rimasto al Bayern e si sta giocando al meglio le sue carte: due partite di campionato e due gol, caratteristiche che – anche se non propriamente affini all’idea tattica del tecnico spagnolo – cominciano ad interessare al nuovo allenatore. Il croato non è un fenomeno ma dà ulteriori alternative ad una squadra che, giocoforza, non può aver già appreso tutti gli strumenti idonei all’elaborata proposta calcistica dello spagnolo: è un ottimo finalizzatore, dà profondità quando necessaria ed è in grado di giocare con la squadra (di sponda) e per la squadra, permettendole di salire e guadagnare metri importanti.
DIFESA BALLERINA – Il risultato è ingannevole: all’Eintracht Francoforte è stato annullato per inesistente fuorigioco di Meier un gol regolarissimo e le occasioni nelle quali l’avversario avrebbe potuto far male alla retroguardia di Guardiola sono state diverse. Soprattutto in ripartenza, quando il reparto è apparso piuttosto lento e mal posizionato: essenzialmente per quanto concerne il pacchetto centrale, con Dante in costante affanno e Boateng a tratti inadeguato nel ruolo di marcatore puro. E’ il prezzo di una squadra spiccatamente offensiva che, per non subire le offensive altrui, deve funzionare alla perfezione: il giocattolo comincia a girare ma non è ancora a puntino e dunque ecco che gli scricchiolii si lasciano avvertire. Work in progress dunque: è vero che, dall’avvio choc in Supercoppa di Germania contro il Borussia Dortmund, le cose sembrano andare meglio ma è altrettanto indubitabile che gli avversari incontrati siano di minore fattura e che Pep Guardiola abbia ancora tanto da lavorare. Con la fiducia – immensa – che deriva dal valore di una squadra mostruosa e di un allenatore che vuole scrivere la storia.