Buon compleanno a... Adriano Leite Ribeiro
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Buon compleanno a… Adriano Leite Ribeiro

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Tanti auguri all’imperatore: Adriano spegne 41 candeline: una carriera di sogni, illusioni e rimpianti, soprattutto per i nerazzurri

Oggi Adriano Leite Ribeiro compie 41 anni. Quando si parla di lui, c’è sempre il rischio di cadere in una trappola: parlare del dissidio tra campione e uomo, che lui ha vissuto drammaticamente. Come ha detto una volta, da un lato c’era l’Imperatore, il giocatore fantascientifico che ha fatto pensare che fosse nata la versione 2.0 di Ronaldo il Fenomeno. Con quelle accelerazioni che scuotevano il terreno di San Siro e quei tiri micidiali dove sembrava che il pallone si ovalizzasse come in certi cartoon giapponesi. Dall’altro c’era l’uomo, incline alla depressione, all’alcol, spesso preso in giro sui media perché ciccione perché i media sono elementari, basici e cattivi, quando possono colpire lo fanno, traendo massimo godimento dagli eroi caduti, figurarsi un Imperatore poi.

C’è poi un’altra trappola, che poi altro non è che quella condanna piacevole di molti giocatori: farsi ricordare per una prodezza su tutti, finire per farsi ridurre da una sensazione di prodigio che si è regalato ed è meglio se non è all’inizio di carriera, c’è più tempo attorno da raccontare. Non è il suo caso, invece. Adriano si impone nell’immaginario collettivo quando il 14 agosto del 2001 si gioca un’amichevole al Bernabeu tra Real Madrid e Inter. Calcia una punizione che finisce in rete e neanche troppo idealmente buca lo schermo, Iker Casillas non la vede mentre i telespettatori non ci credono, è davvero successo, è un pallone e non un meteorite quello che il brasiliano ha calciato. Anni dopo, in un momento di rievocazioni, lui lo racconterà così: «Mi procuro una punizione, dalla panchina mi invitano a tirarla. Ricordate quel sinistro che allenavo in casa e per strada, quello che faceva impazzire mia mamma? Ecco, l’ho presentato al mondo con quella punizione, dicono andasse a 170 all’ora!».

C’è stato un compleanno più calcistico degli altri, un 17 febbraio nel quale lui era il personaggio del momento. La risposta è si ed in questa vicenda, se si vuole, c’è qualcosa di più della mera cronaca. Oggi con il senno di poi si può persino vedere in filigrana un po’ di quella ambiguità della sua figura, di quei tratti in chiaroscuro che fanno sì che ogni racconto su di lui non sia mai una vicenda lineare, l’excursus su un campione che campione lo è stato davvero, ancora oggi è lui il giocatore che nell’Inter ha segnato più di ogni altro in Champions League.
Andiamo al 17 febbraio del 2009. Adriano in quella giornata compie 27 anni ed il meglio sembra essere già passato. É tornato a Milano dopo una fugace avventura al San Paolo. Neanche il carisma di Mourinho riesce a sistemare le cose, nonostante un rapporto personale forte. Pochi mesi dopo, quando il giocatore tornerà definitivamente nel suo Paese, lo Special One esprimerà pubblicamente un sentimento forte. Lasciando intendere che adesso è l’uomo che va salvato, il resto non conta più o non abbastanza: «Da parte mia c’è solo tristezza, non sono nemmeno arrabbiato».

Nel mese di gennaio di quell’anno, Adriano è diventato un personaggio televisivo. Non che vada in qualche reality: è che la prova tv lo ha beccato mentre sferra un pugno al sampdoriano Gastaldello e lo squalifica. Si riparla nuovamente di lui per una nuova possibile sanzione mentre spegne le candeline. Due giorni prima ha fatto un gol nel derby con un tocco di mano. Niente di Maradoniano, niente di divino: ancora recentemente Adriano ha professato la totale involontarietà della sua deviazione, non c’è alcuna intenzionalità. E difatti, dopo le indagini del caso, il brasiliano viene assolto. Come elemento a suo favore, si ricorre anche all’immagine del suo stacco aereo a occhi chiusi in occasione del gol. Anche se un altro Adriano – Galliani – non era per niente d’accordo: «A Seedorf hanno annullato un gol in Milan-Reggina per un mani molto più involontario di Adriano in Inter-Milan».