Farmer League a chi? La rivincita dell'Europa sulla Premier League
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Farmer League a chi? L’anno in cui il continente ha dato una lezione alla Premier League

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Guardiola

Coppe europee: due italiane, due tedesche, una spagnola e una greca in finale: e le inglesi? La rivincita delle “Farmer League”

Sui social (specie quella fogna a cielo aperto di Twitter o X, come volete chiamarlo…) da qualche anno gira il termine sgradevole di Farmer League: una definizione inventata dagli appassionati di Premier League sparsi per il globo per definire la superiorità del campionato inglese rispetto a quelli del vecchio continente, Italia e Germania in primis. Il gap in effetti sembra incolmabile: la Premier con i suoi miliardi è effettivamente il campionato più divertente del mondo. Basta fare il paragone con gli altri: a 180′ dalla fine quello inglese è l’unico campionato a non avere un vincitore già deciso. D’altronde con Arsenal, City, United, Liverpool e Chelsea la quantità di forza d’acquisto non può che creare incertezza e spettacolo.

Però, però… tempesta sulla Manica, continente isolato? La stagione 2023/24 ha mostrato che al di là dei fantastiliardi dei Paperoni della vecchia Albione, qualcosa che si muove in Europa c’è! E due campionati di secondo livello come Bundesliga e Serie A possono rialzare la testa, non solo prendendosi il quinto slot per la prossima Champions League, ma portando anche due finaliste a testa nelle tre coppe europee, con un contorno di Spagna (il Real chiaramente favorito dal Signore) e Grecia, con l’Olympiakos. E le inglesi? Come sono andate? Beh, andiamo a ripercorrere la loro stagione europea in cui, citando un vecchio libro che spesso ci azzecca, la superbia ha anticipato la caduta.

MANCHESTER CITY – campioni in carica della Champions League, guidati da un genio in panchina sono i favoriti per la vittoria finale e per risollevare la coppa back to back. Dominano il girone facendo l’en plein, agli ottavi scherzano il Copenhagen. Ai quarti la grande finale anticipata contro il Real e forse per loro qualche giustificazione vale: l’eliminazione balla nella rincorsa di uno dei peggiori rigori mai calciati (di cui abbiamo scritto qui).

ARSENAL – I Gunners stanno provando a vincere la Premier, quindi boh, forse la testa era altrove. Comunque iniziano bene l’avventura europea: primo ai gironi e con il grosso merito di aver eliminato il Siviglia, finito quarto e quindi impossibilitato a vincere la sua N Europa League. Agli ottavi trovano il Porto, squadra che in Inghilterra è conosciuta come vetrina in cui fare shopping compulsivo. Passano ai rigori e ai quarti ecco il Bayern Monaco: la squadra che sta vincendo la Premier può uscire contro chi ha abdicato la sua dodicesima “Farmer League” consecutiva? A quanto pare sì.

MANCHESTER UNITED – nell’800 un politico, ironia della sorte inglese, definì l’impero Ottomano il malato d’Europa. Nel 2024 un turco con la coda di paglia potrebbe dire lo stesso dei Red Devils. Sono lontani i tempi di Sir Alex Ferguson (che era scozzese!) e lo United impatta la Champions come peggio non si può. In estate spende e spande e poi nel girone A perde due volte con il Bayern (che vince il premio “ammazzainglesi” creato unicamente per far vincere qualcosa a Harry Kane), una volta con il Galatasaray, pareggiando al ritorno e una volta con il Copenhagen. Una sola vittoria con i danesi e ultimi nel girone. Ciao United, richiama quando guarisci!

NEWCASTLE – Per carità: era il girone della morte. Due semifinaliste e il Milan, che comunque ne ha 7 di Champions in bacheca. Non è che ci aspetteremmo qualcosa… se non fosse che ora sei il playground di Bin Salman, il principe Saudita dietro a quell’abominio della Saudi Pro League (visto quello che capita ai giornalisti con lui sto giocando veramente tanto col fuoco!). Campagna europea da dimenticare e finisce ultimo del girone: grazie e alla prossima.

LIVERPOOL – nell’anno del farewell tour di Klopp il tedesco più simpatico del mondo sogna di fare all in, Europa League compresa. Bene ai gironi, in cui finisce primo, poi agli ottavi disintegra lo Sparta Praga. Andiamo ai quarti e lì finisce tutto: un branco di bergamaschi pazzi, guidati da uno stregone di Grugliasco riducono in cenere Anfield Road, causando una reazione a catena che porta i Reds a dire addio anche alla Premier.

BRIGHTON – Una squadra molto odiata o molto amata in base alla trincea in cui combatti la guerra assurda tra giochisti e risultatisti. Il motivo è De Zerbi, il tecnico italiano che spacca lo stivale come pochi hanno fatto nella nostra storia: fuori ai playoff con la Roma. Qualcuno esulta, qualcuno cerca alibi. Io cerco alibi, ma non è questo il posto dove parlarne.

WEST HAM – In Europa League grazie alla Conference, ma io sono al numero giusto di birre per non aver voglia di pensarci troppo: fuori ai quarti con il Leverkusen, mancheranno a qualcuno forse, è la seconda squadra di molti in Italia. Pazienza!

ASTON VILLA – L’ultima ad arrendersi: la squadra che fu anche dei Peaky Blinders va in Conference e si affida alla mistica di Emery, un basco con la passione delle vittorie europee. Ed infatti i Villans di Birmingham arrivano fino alla semifinale, con le stimmate dei favoriti. Poi in semifinale vanno a giocarsela con l’Olympiacos, con l’obiettivo di arrivare alla finale di Atene. Ora, io ho una teoria: li avete mai visti gli inglesi in Grecia? Succede sempre qualcosa, che li retrocede al livello di bestie: che a Watkins e compagni sia successo lo stesso? Io credo di sì.