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Buon compleanno a… Bernardo Silva

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Bernardo Silva

Oggi Bernardo Silva compie 29 anni, giocatore fondamentale nello scacchiere di Josep Guardiola con il Manchester City

Oggi Bernardo Silva compie 29 anni. L’ultimo suo gesto tecnico, degno di nota, lo si è visto domenica pomeriggio nella finale di Community Shield. Il Manchester City ha perso il trofeo ai rigori con l’Arsenal, in una partita dove non è stato esattamente fortunato. Il giocatore portoghese, sceso in campo con la possibilità che fosse la sua ultima partita in Inghilterra, si è presentato al dischetto con i suoi già in svantaggio per la traversa colpita da De Bruyne, Ha calciato forte e vellutato, i campioni ci riescono a unire cose molto diverse, Ramsdale spiazzato, palla all’angolo alta, assolutamente imprendibile, se sarà l’ultima firma col suo raffinato sinistro è sicuramente quel che si dice una bella grafia. Ricordando ancor più il suo essere indispensabile, tenendo conto che dei suoi è l’unico ad avere fatto il proprio dovere dagli undici metri.

Si può rinunciare a uno così? Pep Guardiola ne ha parlato pochi giorni fa, accostando il suo nome a quello di Walker per esprimere un concetto chiaro rispetto al fatto di poter perdere un campione in direzione Barcellona: «Walker e Bernardo sono molto importanti per noi e vogliamo la loro permanenza. Faremo di tutto per trattenerli perché sostituirli sarebbe complesso. Bernardo? Non voglio lavorare con un giocatore che non vuole far parte di questo gruppo. Voglio solo persone che siano contenti di lavorare con noi e che vogliano rimanere». Palla trasmessa a lui, quindi, per vedere come la gestisce. E si sa che Silva sa come trattarla e non certo da oggi.

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Può anche essere comprensibile che arrivati al settimo anno sia entrato in crisi il rapporto con il City e dopo avere conosciuto il calcio del suo Paese, quello francese e la Premier League, l’idea di finire in Spagna e di farsi allenare da uno come Xavi possa essere stimolante (al di là delle motivazioni contrattualistiche che possono esserci).

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Ma si può fare a meno del contributo di un giocatore che ha superato le 300 presenze nel club e ha regalato un numero imprecisato di grandissime prestazioni? Limitiamoci allo stretto necessario, ovvero a quanto successo nell’ultima Champions League vinta, il traguardo più alto mai raggiunto dai Citizens. Bernardo Silva, tra le tante partite di livello giocate, è salito in cattedra ed è stato il migliore in campo nel 3-0 rifilato al Bayern Monaco nei quarti di finale. Con tanto di gol del raddoppio con un colpo di testa in corsa su assist di Haaland, ogni tanto è bello scambiarsi le parti, ancor più al cospetto di una difesa che non ci sta capendo proprio più nulla.
É stato poi fantastico il duello con Camavinga al Bernabeu. Ed è in quella gara, precisamente in un’azione all’inizio della ripresa, che si è verificato un momento indicativo di chi sia Bernardo Silva. É stato durante un’aggressione dello scatenato avversario, la cui esuberanza giovanile stava annullando il passo meno veloce del lusitano. Ed è lì, quasi costretto, che il giocatore del City si è prodotto in una ruleta per liberarsi dell’uomo. C’è tutto: non un estetismo velleitario, ma la bellezza come soluzione della necessità. Il match di ritorno, poi, lo ha visto calare i primi due assi, quelli che hanno fatto capire a Carlo Ancelotti che non era proprio serata, che il biglietto per Istanbul aveva già la sua prenotazione ed era impossibile cambiarla. Nel gol del vantaggio è riuscito a spiazzare Courtois, uno non proprio semplice da ingannare. Il 2-0 lo ha firmato con un tocco di testa, uno di quei tap-in che si fanno sotto canestro per mettere il pallone dentro, una sorta di misura del giusto quando c’è bisogno di una piccola correzione. Una gara, la semifinale di ritorno, racchiudibile in una definizione semplice, che raramente si applica quando si confrontano due formazioni dello stesso rango: Bernardo Silva ha fatto quello che ha voluto.

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Nell’ultimo atto con l’Inter, prima ha spaventato Guardiola con quel noto retropassaggio che Akanji ha gestito con uno scivolone, regalando a Lautaro la possibilità del vantaggio; poi, partecipando con una delle sue tipiche azioni al gol di Rodri che è valso la coppa. Perciò, torniamo a bomba: ma può il Manchester City rinunciare a uno come lui?