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Buon compleanno a… Fabio Miretti

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Oggi Fabio Miretti compie 20 anni e su di lui circolano alcune voci di mercato su un possibile prestito in Serie A

Oggi Fabio Miretti compie 20 anni. Ed è certo che siano giorni importanti, questi trascorsi negli Stati Uniti, in un insieme di sensazioni che si potrebbero riassumere tra la soddisfazione del percorso intrapreso da un compleanno all’altro e l’incertezza del presente: resterà a Torino o emigrerà altrove, in uno dei tanti club che lo vorrebbero per innervare di energie giovani il proprio club? E, nel caso di partenza, sarà definitiva o un semplice prestito per trovare quella continuità che – nel calcio italiano e alla sua età – è già una conquista di cui tenere conto.

Juve, Miretti: «Non so ancora se andrò via, ma ho fiducia»

Alla festa dei 19 anni, Fabio era un ragazzo della Juventus Under 23 che aveva avuto modo di fare qualche apparizione in prima squadra. Con tutto il contorno di enorme curiosità che si porta appresso chiunque passi dalla creatura bianconera nata per dare modo di crescere in un livello di calcio più maturo qual è la Serie C rispetto al torneo Primavera. Al termine di quelle 7 presenze, si poteva ragionevolmente pensare che avesse dimostrato personalità; che era un centrocampista capace di verticalizzare il gioco, ovviamente con molti margini di crescita; infine, la cosa più importante, pubblicamente sottolineata da Massimiliano Allegri come un vero e proprio attestato, era stata l’affidabilità delle prestazioni. Non paia banale una considerazione aggiuntiva: Miretti si era dovuto inserire in un contesto di difficoltà della squadra, costretta ad attraversare un’intera stagione all’inseguimento a causa di una partenza orribile. Il ragazzo di Pinerolo, juventino nell’anima per avere respirato l’aria di Vinovo da sempre, aveva debuttato in uno scampolo di gara in Champions League con il Malmoe, per poi ritagliarsi uno spazio nel finale di campionato. Nell’esordio da titolare in Juventus-Venezia si erano notate tre cose: la propensione a giocare di prima, situazione favorita del resto dall’andatura lenta della squadra; i compagni gli affidavano i calci da fermo, evidentemente convinti da ciò che proponeva in allenamento; in fase di copertura stentava, anche per una fisicità che non lo premiava, oltre che per letture tattiche ancora da assimilare. Un’ottima base di partenza, in ogni caso, confermata anche nella gara con il Genoa e in quelle successive, fino alla debacle dell’ultima giornata a Firenze, partita nella quale era andato in fatica quanto mai e si era un po’ nascosto, nel naufragio di una squadra senza più motivazioni non era riuscito a salvarsi.

Juventus, Miretti: «Stagione entusiasmante tra club e Nazionale. Da 10!»

Da quell’assaggio di calcio dei grandi, ne è uscita fuori una stagione piena. Miretti ha approfittato delle lacune del reparto di mezzo sia nel rendimento che nell’organico, passando a stare in campo ben 40 volte. Più di Fagioli e Paredes, per citare due altri componenti, oltre ovviamente di Pogba che quella casella avrebbe dovuto occuparla nelle prospettive iniziali. Naturalmente, nel momento in cui ci si conquista il rango di titolare o giù di lì, l’iniziale benevolenza critica fa il posto all’osservazione minuziosa dei meriti e della mancanze. Di conseguenza, nella turbolenta annata del club, forzatamente nessuno è veramente riuscito ad emergere, salvo il miracolato Rabiot; il diciannovenne ha così cominciato a essere valutato secondo quella lente d’osservazione che si applica in maniera ossessiva e implacabile: lo si può considerare un giocatore da Juventus? Sfuggire a questo dilemma significa entrare nel ristretto novero dei grandi (e talvolta non basta neanche, persino i big più big non escono mai del tutto da questo gigantesco punto interrogativo). Starci dentro, invece, comporta saper superare critiche e diffidenze, e forse sono peggiori le seconde delle prime perché di più lunga durata e di coriacea resistenza, si fa fatica a scalfirle.

L’agente di Miretti: «Ha sempre avuto in testa la Juventus»

Miretti è partito benissimo, è sembrato persino centrale nella prima parte della stagione, poi è calato drasticamente, sono apparse le timidezze tipiche di un giovanissimo, non si è riusciti a trovare una collocazione precisa nella quale garantire un migliore sequenza di performance e non ha mai segnato neanche un gol, fallendone diversi, un peccato che resta nell’immaginario collettivo e nei tribunali virtuali di cui è fatto il tifo oggi. Ma ha solo 20 anni, ce lo si ricordi sempre, qualsiasi maglia sia destinato a vestire nel 2023-24 che va ad iniziare.