Gli eredi di Franz Beckenbauer: Scirea, Baresi e il calcio di oggi
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Gli eredi di Franz Beckenbauer: Scirea, Baresi e il calcio di oggi

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Gli eredi di Franz Beckenbauer: dal leggendario Gaetano Scirea a Franco Baresi fino ai giorni d’oggi. Il focus sul Kaiser

Oggi sulla stampa, sportiva e no, ci sono moltissime interviste dedicate a Franz Beckenbauer. Tra i più sollecitati c’è la sua versione italiana, Franco Baresi, interrogato da più quotidiani. Non la prima peraltro: anche Gaetano Scirea è stato considerato un libero moderno, ispirato dall’esempio del campione tedesco, al quale era accomunato dall’essere partito come centrocampista, per poi adattare le sue conoscenze al ruolo di libero.

Un paragone già nato ai primi passi del futuro juventino, che quando era un giovane promettente in forza all’Atalanta aveva indotto l’allenatore paraguayano Heriberto Herrera a una precisazione: «A me questi paragoni non è che piacciano molto: Beckenbauer è un giocatore con molta esperienza che pratica un altro tipo di calcio. No, per me decisamente non esistono paragoni: farne è come togliere meriti a questo ragazzo che non ha Imitato nessuno. Scirea è Scirea e basta».

Va anche detto che la stessa stampa tedesca, insieme a quella argentina, durante il Mondiale 1978 riconobbero al libero della Nazionale italiana una capacità di stile, una classe e una visione di gioco per le quali era legittimo accostarlo al Kaiser, pur sottolineando una diversa personalità (Gaetano non ha mai avuto soprannomi da imperatori, la sua leadership era silenziosa). E infatti, anche in quell’occasione, Scirea evidenziò il suo carattere dichiarando: «Faccio il mio dovere per avere sempre la coscienza a posto. Accostamenti non ne farei, sono pericolosi».

Franco Baresi è stato, invece, Kaiser Franz. Lui ne fa una questione di similitudine di iniziali, FB come il suo omologo tedesco, che ritiene un mito, un idolo al quale ha guardato non senza imbarazzo quando lo avvicinavano a lui. E al quale lo distingueva una certa cattiveria agonistica: il tedesco era più pulito negli interventi, il milanista se c’era da fare la faccia cattiva e da commettere qualche fallo non esitava, per sua stessa ammissione. Da grande conoscitore del calcio, oggi Baresi ha spostato in avanti il tempo di Beckenbauer.

Alla richiesta di un aggettivo che lo definisca da parte del Corriere della Sera, ha collocato il Kaiser alla base della contemporaneità: «Mi verrebbe da dire elegante, perché lo era senz’altro, ma ne dico un altro: coraggioso. Perché ci voleva coraggio in quei tempi a reinterpretare il ruolo del libero, portandolo nel futuro. Prima si occupava solo di difendere, fermava l’avversario e consegnava la palla ai compagni, che poi vedessero loro cosa fare. Con Beckenbauer il primo difensore diventava il primo attaccante. Se ci pensate bene, è il calcio di oggi».