2014
Infografica Ma quando arriva il Mondiale delle africane?
Le nazionali africane deludono ancora: movimento salvato da Algeria e Nigeria ma il bilancio complessivo è negativo
CAF AFRICA ALGERIA NIGERIA GHANA COSTA D’AVORIO CAMERUN – E’ la sentenza tipica ad ogni vigilia: “Questo è il Mondiale delle africane”. Ora o mai più, la volta buona, finalmente non sono soltanto forti ma anche mature. E’ uno sciorinare di affermazioni che puntualmente si verificano infondate. Servendosi di un eufemismo: perché non soltanto non è mai il Mondiale delle africane, ma neanche ci si avvicina ad esserlo.
LA STORIA – Le nazionali appartenenti alla CAF (Confederation Africaine de Football) non sono mai andate oltre il traguardo dei quarti di finale nella storia dei campionati mondiali. Peraltro obiettivo raggiunto soltanto in tre occasioni: Camerun nel 1990, Senegal nel 2002 e Ghana nel 2010. Abbiamo preso in riferimento l’ultimo quarantennio calcistico – prima solo sporadiche apparizioni di un movimento calcistico che, considerando le difficoltà strutturali a livello di sistema economico e sociale, faticava a tracciare le sue linee guida – ed è proprio il trend Mondiale a non segnalare una traiettoria di crescita. Sembra sempre giungere la volta buona ma agli ottavi ci si fermava negli anni ’80 ed agli ottavi si abdica oggi.
L’ATTUALITA’ – Parliamoci chiaro: nello scenario di Brasile 2014 le nazionali africane più accreditate hanno pensato più a fare casini che altro. La Costa d’Avorio super dei vari Tourè, Drogba, Gervinho, Bony, Zokora e via discorrendo non è addirittura andata oltre una frustrante eliminazione alla fase a gironi. Analogo percorso per Ghana e Camerun: i brasiliani d’Africa – epiteto che non regge più – si sono contraddistinti più per il frastuono provocato dai casi Muntari e Boateng che per la qualità di gioco espressa, non è andata meglio ad un Camerun le cui uniche notizie sono arrivate dalle polemiche scatenate da Eto’o in merito ai premi legati alle partecipazioni mondiali. Per non parlare della stanza lussuosa scelta dall’uomo chiave nel suo soggiorno brasiliano: non propriamente il miglior collante di un gruppo in vista della tanto attesa rassegna internazionale.
A SALVARE LA FACCIA – Ci hanno pensato la Nigeria campione d’Africa e su tutte la sorpresa Algeria: non fosse stato per le nazionali guidate da Keshi ed Halilhodzic l’ennesimo Mondiale delle africane si sarebbe tramutato nell’assenza totale dalla fase ad eliminazione diretta. Alle Super Aquile è bastato avere la meglio di una Bosnia nell’occasione penalizzata dalle decisioni arbitrali ma nel complesso hanno legittimato la qualificazione con le dignitose prestazioni inscenate al cospetto di Argentina e Francia. Les Fennecs vera novità africana di Brasile 2014: data per spacciata e comunque per la realtà meno strutturata del continente africano dalla maggioranza degli addetti ai lavori, l’Algeria ha dimostrato qualità di gioco ed organizzazione, rapidità d’esecuzione e personalità. La battaglia nella sfida iniziale con il Belgio, il roboante 4-2 alla Corea del Sud – mai un’africana aveva siglato quattro reti in un Mondiale – nonché la capacità di rialzarsi nella sfida decisiva con la Russia dopo aver subito gol e l’exploit agli ottavi con la superpotenza Germania, costretta a soffrire fino all’ultimo istante dei tempi supplementari.
LE CAUSE – Sembrerà assurdo ma quel che manca alle nazionali del continente nero in occasione di un Mondiale è proprio l’unità di intenti: sarebbe logico ipotizzare di assistere a squadre affamate di gloria e motivate da un passato in cui mai è stato raggiunto un vero e proprio apice ma al contrario ci si perde in deficit caratteriali. Il resto lo fa chiaramente una struttura di gioco assolutamente migliorabile e dunque le carenze base dal punto di vista organizzativo. Non tanto però più sotto il profilo del livello dei calciatori: magari non ancora pronti a vincere un Mondiale ma sicuramente a fare meglio di quanto ancora una volta non si sia visto.