2015
Caso Kovacic: Mancini, perché?
Fulmine a ciel sereno: Mateo Kovacic lascia Inter e Serie A, destinazione Real Madrid. Manca lufficialità, lanalisi
Kovacic al Real Madrid, fulmine nel ciel sereno di una domenica apparentemente quieta: operazione che complessivamente si aggira sui quaranta milioni di euro, affare clamorosamente in dirittura d’arrivo. L’Inter ha scelto di non opporre resistenza all’avanzata di Florentino Perez: in attesa dell’ufficialità, è durata due anni e mezzo l’esperienza nerazzurra del centrocampista croato.
MANCINI, PERCHE’? – Sorprende a dir poco l’assenso dell’allenatore all’operazione: ai tempi calciatore di spiccato talento e livello tecnico, allenatore poi di raffinato gusto. Insomma Roberto Mancini e Mateo Kovacic avrebbero dovuto parlare lo stesso verbo calcistico e dunque intendersi per inclinazione naturale, il patto dell’estro sopra ogni eventuale incomprensione. Non è invece andata così: il tecnico nei mesi vissuti alla guida dell’Inter non ha trovato ruolo né posizione al croato, addirittura relegandolo spesso in panchina. Non è scoccata la scintilla e nulla è stato fatto affinché questo accadesse: conseguenza è stata quella di accettare la prima offerta buona, in linea con il valore del calciatore. Quasi come a prendere il treno che passa una sola volta: pazienza poi se siamo di fronte ad un classe ’94 dal talento mostruoso ed a pieno titolo tra i profili più brillanti della sua generazione.
PERCHE’ IL “COLPEVOLE” E’ MANCINI – Il passo è breve e semplice: Erick Thohir, dopo aver esonerato Mazzarri ed optato per il grande ritorno di Mancini, ha strettamente legato la sua figura a quella del tecnico jesino. Si vince insieme o si affonda insieme: il popolo nerazzurro non comprenderebbe passi indietro in tal senso, pena l’immediata fama di presidente mangia-allenatore che ha soldi ma scarsa conoscenza calcistica. Tradotto: oggi, nei limiti del buon senso, all’Inter si fa quel che dice Mancini. E se l’allenatore avesse negato l’assenso al closing della trattativa questa non sarebbe andata in porto. Thohir non avrebbe mai strappato su un nome tanto importante, a maggior ragione dopo aver venduto Shaqiri allo Stoke City per diciotto milioni e dunque non più finanziariamente alle strette come appena prima la chiusura dell’operazione che ha portato lo svizzero-kosovaro in Premier League.
FUTURO – Innanzitutto quello di Kovacic: nel nuovo Real Madrid di Benitez potrà agire sia davanti alla difesa nei due mediani del 4-2-3-1 (con evidenti caratteristiche di impostazione più che prettamente difensive) o sulla trequarti come alternativa ai vari James Rodriguez o Bale. Spetterà all’ex guida del Napoli rintracciare le giuste coordinate per esaltare il diamante slavo. Poi quello dell’Inter: nelle casse nerazzurre arrivano ora i fondi per ripianare l’importante mercato in entrata fin qui condotto, la scelta – considerando i non stringenti controlli del fair play finanziario quando la squadra in questione non prende parte alle coppe europee – è quella di badare al controllo dei conti o investire parte dei proventi nell’ulteriore rafforzamento dell’organico. Perché al momento la squadra – che sulla carta appariva decisamente rinforzata dalla sessione estiva – perde uno dei suoi calciatori più forti ed il saldo qualitativo non è poi più cosi evidente. Kovacic verso il Real Madrid, nel palato di tutti gli amanti della Serie A – a prescindere dalle rispettive fedi – resta un grande rimpianto.