2015
La Juve deve convincere il Real: trattenere Morata è garanzia di futuro
La vera preziosa indicazione che arriva dal post Manchester City Juventus di Champions League
Non ha senso parlare di svolta o non svolta. La Juventus vince una gara di enorme rilevanza sul campo del Manchester City capolista della Premier League ed a punteggio pieno dopo cinque turni di campionato, segnando così un punto a suo favore per la qualificazione alla fase ad eliminazione diretta della Champions League ed aggiungendo fiducia ad un bagaglio che in questo complesso periodo un po’ ne aveva persa.
STAGIONE SOTT’ESAME – Non ha senso perché quando cambi così tanto e di fatto ti avvii alla transizione da un ciclo vincente alla prossima epoca, da quel che è stato a quel che sarà, sei inevitabilmente soggetto ad un periodo di esami. Di continui esami e riprove: te ne può andare bene una, due o più, tutti parleranno bene di te e lo faranno con parole grosse quali resurrezione e via dicendo, alla prima ricaduta gli stessi (anche parte dei tuoi tifosi) con ogni probabilità saranno pronti a rigettarti nel fango. Va così, ciò che appare certo è che la Juventus qualche certezza oramai consolidata l’abbia inevitabilmente persa ma che grazie al suo dna possa lavorare per costruirne altre nel tempo.
LA PARTITA E L’ASPETTO TATTICO – Prima di tutto la reazione caratteriale: la Juventus, immeritatamente sotto di un gol per via di un episodio palesemente irregolare, ha sorprendentemente trovato la forza interiore per capovolgere un risultato che a quel punto – considerando i due momenti di certo diversi vissuti dalle due squadre – sembrava segnato. Lo ha fatto grazie ai colpi dei suoi ottimi attaccanti, grazie alle parate del suo storico portiere, ma prima di tutto grazie a questo spirito che ne ha contraddistinto il recente passato. Poi c’è la tattica: Allegri ha virato sul 4-3-3 da tanti indicato come soluzione ideale alle contingenze del suo nuovo organico ed i fatti lo hanno premiato, merito soprattutto di un Morata abile ad adattarsi in un ruolo che non gli calza propriamente a pennello. Lo spagnolo, impiegato da attaccante esterno, poteva apparire la nota stonata dell’undici bianconero eppure ha fatto di necessità virtù e da adattato si è addirittura tramutato nella mossa vincente.
ATTACCO E MORATA – Concentriamoci su quel fronte offensivo che, per i canoni bianconeri, tanto ha deluso in questo avvio di campionato: due gol in tre partite, entrambi realizzati da Dybala, peraltro uno arrivato a giochi fatti sul campo della Roma e l’altro da calcio di rigore. Poco per una squadra del calibro della Juventus, mister Allegri ha cercato la svolta con l’impianto a tre punte: si è chiaramente trovato a suo agio Cuadrado, libero di scorazzare sulla corsia e ricordare al calcio italiano di che giocatore si tratti, ancora legnoso Mandzukic ma decisivo nel gol del pareggio e certamente non in difficoltà sotto il profilo tattico se impiegato da riferimento offensivo centrale, Morata (ci si attendeva Dybala, che a dispetto della stazza fisica è però più prima punta che seconda o esterno offensivo) è stato la chiave. Sulla carta fuori ruolo, ha rincorso avversari, giocato un’infinità di palloni utili, tenuto l’equilibrio della squadra ed infine risultato decisivo con la gemma del gol del sorpasso. Ora la Juventus ha da mettersi a lavoro: avviare il lungo percorso diplomatico con il Real Madrid – che vanta il diritto di recompra per 30 milioni di euro – ed assicurarsi l’attaccante del futuro. Lo spagnolo, classe ’92, è un crac dall’impressionante duttilità che si appresta a vestire la maglia della nazionale spagnola per il prossimo decennio: trattenerlo, costi quel che costi, sarebbe garanzia per il futuro.