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2014

Lu rusciu te lu mare

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Pasculli e Chevanton, due sudamericani legati a vita al Lecce e al Salento

LU RUSCIU TE LU MARE – Chi arriva in Salento non piange due volte, ma una soltanto: quando parte. E allora c’è un unico rimedio per essere sempre felici, non partire mai. Questa è la storia di due calciatori che in Salento ci sono arrivati e ci sono rimasti, poi sono partiti ma sono anche tornati e hanno messo lì le proprie radici con il Lecce minimo comune denominatore. E’ la storia di Pedro Pablo Pasculli e di Javier Chevanton, due sudamericani che in epoche diverse hanno fatto ugualmente ribollire il Via del Mare come mai si era visto, ed è pure il racconto di due destini incrociati con la magia di una terra che rapisce, di un posto che, parafrasando un celebre canto folkloristico, fa innamorare del rumore del mare.

LU MARE LU SULE LU IENTU – E’ l’estate del 1985, quella che precede i mondiali. Dopo aver incantato in Argentina con Colon e Argentinos Juniors, Pedro Pablo Pasculli accetta l’offerta del Lecce, arrivato per la prima volta in Serie A nella sua storia. La dirigenza salentina pensa in grande e affianca a Barbas il connazionale Pasculli, il quale rifiuta destinazioni ben più prestigiose per giocare con i giallorossi. Sei mesi e ancora niente, tutto un girone senza reti rende Pasculli l’ennesimo bluff del calciomercato, se si aggiunge che il Lecce è la squadra materasso della Serie A allora si ha il quadro completo. Poi, come nelle vere storie d’amore, la scintilla: un gol al Verona e la musica cambia. Pasculli, punta veloce e molto tecnica, riesce a far breccia nel tatticismo italiano a maglie strette e a mettere a segno sei gol alla prima stagione in A. La curva salentina lo apprezza, ama la sua tenacia e si affeziona all’uomo venuto da Santa Fe e che curiosamente aveva i nonni provenienti dal leccese. Ritorno al futuro per Pasculli, ritorno al Salento che ancora non è la sua Terra Santa ma lo diverrà presto.

ACQUA PE STA TERRABilardo è un grande ammiratore di Pasculli e, nonostante l’annata così così in Salento, lo porta con sé ai mondiali in Messico. Sarà la scelta perfetta, soprattutto perché il pugliese Pasculli segnerà il gol decisivo agli ottavi con l’Uruguay, lanciando l’Argentina verso il trionfo finale. Con queste premesse Pasculli ritorna con grande voglia a incantare il Via del Mare: 21 gol e innumerevoli giocate strabilianti tra il 1986 e il 1988 quando con Sor Magara Carletto Mazzone i giallorossi ritrovano una Serie A meritata. Siamo già a tre anni nel Salento e Pasculli ormai è il Lecce. Quando ha palla lui lo stadio esulta perché sa che la sfera in mezzo alle gambe di Pedro Pablo è sempre cosa buona e giusta. L’argentino rimarrà a Lecce fino al 1992 e diventerà lo straniero con più gol nella storia dei giallorossi, ben 53. Calcio d’altri tempi quello degli anni ottanta, più lento ma anche più bello, con veri campioni in ogni dove, e Pasculli ne era la testimonianza più palese: il santafesino leccese poteva anche partire, andare alla Fiorentina, ma ormai il Salento gli era entrato dentro. Oggi, nel 2014, è di stanza ancora nei dintorni di Lecce e ha allenato con successo la formazione berretti dei giallorossi. Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi alla fine tornano sempre a Capo di Leuca.

SALENTAMENTE – Anni dopo è un salentino doc a occuparsi del calciomercato del Lecce, si chiama Pantaleo Corvino, viene da Lecce e ha una certa propensione a scovare giovani talenti e anche verso i carboidrati. In un viaggio in Uruguay Corvino scopre Javier Ernesto Chevanton, un attaccante molto tecnico che ha un nome troppo sonoro per non diventare un idolo. La metrica però c’entra poco, iè il talento a farla da padrone: Chevanton incanta a Lecce sin dalla prima partita che gioca e si dimostra sia uomo squadra che numero dieci a tutto tondo. Col destro fa quel che vuole, e poi corre, sgomita, lotta, si arrabbia. Alla Curva Nord questo piace, il Via del Mare è convinto di aver trovato il vero erede, sebbene con caratteristiche differenti, del vecchio Pasculli, che assiste spesso dalla tribuna alle gare della sua ex squadra. Chevanton è un dio anche se, per lui come per Pedro Pablo, la prima stagione coincide con la retrocessione in Serie B. Niente paura, perché l’anno dopo, sospinti dai gol di Javier e da una squadra troppo forte per la cadetteria, i salentini ritrovano la massima serie.

VOLA PALOMBA VOLA – Come Mazzone con Pasculli, è Delio Rossi a deificare Chevanton facendone il punto forte di un attacco che annovera pure gli altri due giovincelli Konan e Bojinov. Nel 2003-04 il Lecce arriva decimo dopo una stagione esaltante, della quale la vittoria con l’Inter per due a uno potrebbe essere un ricordo straordinario se non fosse per quanto accade nel giorno della Liberazione del 2004: al Delle Alpi un Lecce straordinariamente in palla affossa sul 4-1 la Juventus, che poi rimonterà fino al 4-3, risultato che porta con sé un alone di storia fin da Mexico ’70. L’impresa non è nulla in confronto ai numeri di Cheva, che chiude l’annata con diciannove gol in campionato (quarto dopo Shevchenko, Gilardino e Totti) e diventa il miglior marcatore dei leccesi in una stagione di A. E’ il momento dei saluti perché prima l’uruguagio parte verso Monaco, poi se ‘ndeae alla Spagna come la fija de lu re nella famosa canzone popolare. Il suo posto però è a Lecce e vi fa ritorno in A nel 2010-11.

CA IEU LU CORE MEU TEL’AGGIU DARE – Lo smalto non è quello di un tempo, i molti infortuni si fanno sentire, ma la classe è la solita. E la grinta, come non parlare della tipica garra uruguaiana che Cheva mostra ogni volta che è in campo, sia in trasferta sia davanti al dodicesimo uomo, vale a dire gli Ultrà Lecce della curva nord. E’ un super gol di Chevanton a dare mezza salvezza al Lecce, alla terzultima giornata e all’88’ contro il Napoli in lotta scudetto. L’urlo del Via del Mare è fragoroso, il Lecce è quasi salvo e completerà l’opera nel derby col Bari passato agli archivi del calcioscommesse. E proprio per via del calcioscommesse Chevanton torna a Lecce per la terza volta (dopo un anno al Colon) in Lega Pro, decidendo di diminuirsi lo stipendio in maniera drastica per stare vicino alla sua squadra e al suo Salento, dove vive e dove intanto ha sposato la figlia di Pasquale Bruno. Il 2012-13 lo vede giocare con un contratto indeterminato anche da portiere per soli sedici minuti, ma è un anno infausto perché nonostante tutta la buona volontà di Javier, il Lecce non sale in A e i tifosi non la prendono bene. El hombre de Juan Lacaze fa in tempo a superare proprio pasculli tra i marcatori stranier all time della Lupa e si assesta a 54 gol. Finisce qui, per adesso, la storia di Chevanton a Lecce, nonostante ogni tanto sul profilo Twitter dell’attaccante compaiano sue foto in Salento, a Santa Cesarea o al concerto dei Negramaro. Per continuare a sentire sempre il rumore del mare.