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Quando Beppe Marotta fu direttore generale dell’Atalanta: ambizioni, rivoluzioni e tanti soldi spesi (con pochi risultati)
Beppe Marotta e quella breve avventura da direttore generale con l’Atalanta: ambizioni, investimenti e tanti soldi spesi (con pochi risultati)
L’attuale presidente dell’Inter Beppe Marotta ha fatto passi da gigante nel calcio italiano, ma in pochi ricordano che il numero uno dei nerazzurri, seppur per breve tempo, era stato direttore generale dell’Atalanta nei primi anni 2000: tante ambizioni, rivoluzioni e investimenti importanti che costarono molto caro alla Dea nonostante la voglia di portarla in alto.
Estate del 2000, l’Atalanta è appena tornata in Serie A e vuole fare le cose in grande, e il presidente Ivan Ruggeri decide di alzare l’asticella portando a Bergamo Beppe Marotta: direttore generale che aveva fatto molto bene a Venezia. Il classe 1957 trova terreno fertile in società, in quanto l’Atalanta ha le potenzialità di fare le cose in grande. Un cambiamento totale: nuovo segretario, nuovo ufficio stampa, nuovo ufficio contabilità e di una postazione marketing, cambiando completamente il modus operandi della Dea (come se fosse una big del calcio italiano).
Nel frattempo la squadra vola e il settimo posto con i ragazzi del Vava entusiasma Beppe Marotta, presentandosi da Ruggeri con un piano preciso: l’Atalanta deve puntare all’Europa, e se da una parte ci saranno delle cessioni occorrerà dall’altra fare grandi investimenti, perché il 2001-2002 è l’anno buono per il grande salto.
Ivan si lascia convincere, gli affida le chiavi del calciomercato dell’Atalanta e 80 miliardi di lire (incassate dalle cessioni dei giovani). Il risultato? La campagna acquisti più onerosa della storia nerazzurra con il duo Comandini-Saudati ad entusiasmare la piazza: considerando che tra la qualificazione in Coppa UEFA e altri incassi forniti dai diritti televisivi la Dea non avrebbe avuto problemi di bilancio.
Tuttavia rimarrà soltanto una grande illusione: niente Europa, certi giocatori che deluderanno le aspettative, la ripartizione dei diritti televisivi che stronca gli incassi pronosticati e soprattutto tanti debiti che condizioneranno l’Atalanta tra il 2002 e il 2005. Beppe Marotta dopo due anni lascia l’incarico a Roberto Zanzi per poi andare alla Sampdoria, poi la Juve e infine l’Inter.