2013
Milan, Balotelli: «Rigori? Ho imparato da Maradona»
Altre dichiarazioni di SuperMario rilasciate a Sports Illustrated.
MILAN BALOTELLI – Per ora si consola con le copertine, ma Mario Balotelli preferirebbe collezionare trofei con il Milan. Nel frattempo arriva la consacrazione di “Sports Illustraded”, dove ha parlato di razzismo ed in particolare anche della legge che impedisce ai nati in Italia da genitori stranieri di prendere la cittadinanza prima dei 18 anni: «Spero davvero che i ragazzi che si trovano nella mia stessa situazione riescano a diventare italiani prima di me, anche se ho passato un’infanzia felice a Brescia. Non ho mai avuto problemi da piccolo finché non ho cominciato a girare e ho incontrato delle persone ignoranti, ma ho sempre pensato positivo», ha dichiarato l’attaccante rossonero, che ha parlato dell’importanza del calcio per la sua crescita: «Un campetto davanti a casa era il mio spazio preferito. Quando avevo 12 anni la mamma mi ha regalato un dvd su Maradona e da allora ho passato le ore a cercare di imitare le sue punizioni e i suoi rigori. È per questo che sui penalty sono preciso, ma è anche un fatto mentale, di concentrazione. Bisogna stare calmi e vedere cosa fa il portiere, poi tirare. Sbagli solo se non sei concentrato su questo, o se tiri fuori…».
Niente politica per Balotelli, che poi riguardo il patron Silvio Berlusconi ha spiegato: «Parlo con Berlusconi ma non abbiamo un grandissimo rapporto».
Spazio anche al rapporto con i suoi genitori, che considera fondamentali: «Con tutti i sacrifici che hanno fatto per me nel passato, il minimo che posso fare è regalare delle belle emozioni. Se lo meritano. A loro dico tutto, ma proprio tutto, quello che mi succede. Credo che senza di loro non sarei mai diventato un giocatore di calcio. Se faccio qualcosa di spettacolare nel mio lavoro ma commetto degli errori come persona, non sono contenti. Perché vogliono che io sia prima un uomo e dopo un grande giocatore. Brescia è casa mia, è il posto in cui andrò a vivere il giorno in cui smetterò di giocare a calcio. Quando sono andato al Manchester City ero un ragazzo e sono tornato in Italia, al Milan, che ero diventato un uomo. Se i giovani mi considerano un modello per me è una grande responsabilità».
Spazio anche ad argomenti più “leggeri”, come la passione per le auto, e a qualche chiarimento: «Ho guidato la mia Ferrari F12 Berlinetta in un tracciato per go-kart, non ho mai donato 2.500 euro a un senza tetto, non ho lanciato freccette contro nessuno e non ho più la Bentley mimetica: l’ho data a Emanuelson, ma lui l’ha fatta verniciare di bianco».